Quando il famoso direttore d'orchestra Thibaut crolla al tappeto durante una prova coi suoi musicisti, e nella scena successiva lo ritroviamo seduto al tavolino di un bar, intento a comunicare alla sorella di avere la leucemia, spiegandole per filo e per segno le probabilità di guarigione, saltiamo subito alla conclusione che "L'Orchestra Stonata" sarà il solito drammone strappalacrime. Magari con un protagonista impegnato a fare il classico bilancio tra la vita e la morte.
Ecco, niente di più sbagliato. Perché basta aspettare una manciata di minuti per capire che, in realtà, quella trovata era solo un mezzo utile a mettere in moto la vera storia: quella dove Thibaut scopre che sua sorella non è sua sorella, che i suoi genitori lo hanno adottato e che ha un fratello biologico che non ha mai conosciuto.
Comincia qui, allora, il vero film di Emmanuel Courcol - il quale dirige da solo e scrive con Irène Muscari - con Thibaut che rintraccia suo fratello Jimmy, quest'ultimo che lo aiuta a guarire dalla malattia e la voglia da parte di entrambi - più o meno - di provare a conoscersi per tornare a formare la famiglia che avrebbero dovuto essere. Ad accomunarli, la passione per la musica: Jimmy suona il trombone nella fanfara di una piccola cittadina a nord della Francia e, secondo Thibaut, ha grande talento, del potenziale e "Chissà cosa avrebbe potuto fare con una famiglia ricca alle spalle, in grado di sostenere i suoi sogni!", rinfaccia alla madre che poteva adottarlo, ma non se l'è sentita. Perché rispetto a lui, Jimmy non ha pescato il numero vincente, quando la madre è morta è stato preso in affido da una famiglia qualunque, proletaria e per guadagnarsi da vivere ora lavora come cuoco in una fabbrica, con all'esterno operai in sciopero per colpa delle solite delocalizzazioni. Ed è proprio questa distanza (sociale) a mitigare il legame tra i due, a generare attriti: con Thibaut che a volte la fa troppo facile e, per abitudine, pecca di superiorità e Jimmy che reagisce alle "lezioni di vita" del fratello fraintendendo, cedendo alla rabbia o chiudendosi in sé stesso.
A vederli dall'esterno fanno tenerezza, simpatia, vittime di un destino - e di un sistema - che si è preso gioco delle loro vite e non accenna a volersi fermare. Li divide un mondo, infatti, a Thibaut e Jimmy, un mondo che ormai non sono più in grado di poter accorciare, di ricucire, e questo a prescindere dalla buona volontà che ci mettono e dai sacrifici che fanno per muovere ognuno un passetto verso l'altro. L'unica medicina capace (ri)avvicinarli, accoppiarli, creando un'intesa solida, è rappresentata dalla musica: che sia classica o fanfara, del resto, lei non fa distinzioni, trova tempi, accordi, fondendo ciò che in teoria si trovava agli antipodi in qualcosa di nuovo, di armonico, trascinante.
Va da sé, quindi, che così facendo, "L'Orchestra Stonata" diventa quel piacevolissimo prodotto d'intrattenimento - medio - che il nostro cinema non sa più fare. Quello che lo guardi dall'inizio alla fine col sorriso stampato in faccia, e che al momento giusto - senza alcun ricatto - riesce pure a farti uscire una lacrimuccia.
Cinema che si fa voler bene, cinema solo apparentemente semplice.
Perché dentro al film di Courcol, insieme alla leggerezza, c'è anche spazio per argomenti e per riflessioni importanti, serie, da non sottovalutare. Che ne aumentano lo spessore e la cassa di risonanza.
Trailer:
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