Heretic - La Recensione

Heretic Poster Film

Scappa un sorriso quando, all'arrivo dei titoli di coda di "Heretic", il suo cast viene elencato sotto la curiosa etichetta di "The Players", i giocatori. E il sorriso scappa perché in effetti la pellicola scritta e diretta da Scott Beck e Bryan Woods aveva dato nettamente l'impressione di volersi rifare proprio a una di quelle esperienze di gioco moderne, precisamente a quelle famose escape room che più o meno tutti, ormai, dovremmo avere ben presenti. Del resto, la trama si presta benissimo a un contesto di questo tipo: con due giovani missionarie mormoni, impegnate a divulgare il verbo della loro Chiesa, che fanno visita a un signore - un terribile Hugh Grant - interessato a saperne di più sull'argomento, le cui reali intenzioni però sono quelle di farle prigioniere del suo verbo (eretico) e di una casa piena di stanze criptiche, di porte e di serrature da sbloccare.

Ci si rende conto, allora, che probabilmente quella provata durante la visione non era tanto una riflessione campata per aria, bensì un riferimento voluto e cercato, con indizi che nel frattempo continuavano a rimarcarlo e ad ammiccarlo. Perché "Heretic" è prima di tutto un thriller (anche psicologico e con sprazzi d'horror) da vivere alla leggera, uno svago, evitando quindi di cadere nella trappola di prendere troppo sul serio le analisi religiose, o anti-religiose che il terribile Reed di Grant tiene particolarmente a condividere e a sostenere, servendosi peraltro come metro di paragone di un Monopoli e delle sue varie iterazioni (storiche). Discorsi che, per carità, sul momento sono gli stessi Beck e Woods (furbissimi) a mettere in scena in maniera tale che noi spettatori - cosi come le due protagoniste - ne restiamo incuriositi, interessati, salvo poi decidere di farli cadere in mille pezzi, o (ri)metterli in discussione, se non addirittura da parte. E questo perché ogni punto di vista, ogni credo e opinione, in merito all'esistenza di una religione dominante e assoluta, tenderà a farsi inutile se messa al confronto di una verità pragmatica, sulla quale chiunque sarà libero di obiettare, forse, ma che, oggettivamente, da queste parti ci sentiamo di sottoscrivere senza riserve. Verità che, peraltro, rappresenta anche l'unico momento in cui il film sembra non avere voglia di scherzare affatto.

Heretic Film Grant

Perché per il resto, al netto dei giochi di prestigio, dei bluff e del delicato (e controverso) argomento di cui si serve per accendere i suoi ingranaggi, "Heretic" è decisamente un prodotto intelligente, scritto con competenza e abilissimo nell'adempiere al suo scopo. Magari derivativo e non originale, perché grande debitore del cinema di Shyamalan, col quale rischia spesso di confondersi e mischiarsi, nel tentativo quasi di volersi fondere materialmente con esso, ma per fortuna la coppia Beck e Woods è abbastanza scaltra da anticipare la simbiosi, mettendo mano ai propri appunti e spaziando tra differenti (e ottimi) autori di riferimento. Per cui non sarà complicato intercettare influenze relative allo "Zodiac" di Fincher - con scene tesissime e appena illuminate, dove il confine tra massacro potenziale e scampato pericolo è al limite - o, al "Knock, Knock" (ribaltato) di Eli Roth, arrivando fino a quel "Rec" di Plaza e Balagueró che ancora oggi è da considerarsi tra i titoli più innovativi e sconvolgenti, se l'obiettivo è trasmettere panico e tenere alta la tensione.

E in tal senso, bisognerebbe dedicare pure dei scroscianti applausi a Grant, che per sua gioia è stato scelto in un ruolo molto insolito per lui, ma che, stando alle dichiarazioni rilasciate, bramava da tempo. Un villain che gli calza a pennello, paradossalmente: ironico, sadico, calcolatore. E il risultato è quello di una prova superata a pieni voti e che ci auspichiamo non debba restare isolata, a questo punto.
Anche se alle brutte, un futuro da protagonista in una delle tante escape room live experience, penso, non glie lo possa togliere nessuno.

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