Mickey 17 - La Recensione

Mickey 17 Poster Film

Futuro (non troppo) prossimo (è il 2054).
Gli esseri umani stanno preparando una spedizione che dovrebbe portarli a colonizzare un nuovo pianeta. Si cercano reclute e, Mickey, in fuga da uno strozzino che vuole farlo a pezzi con la motosega (ma la colpa è del suo socio, Berto), accetta di arruolarsi come "sacrificabile" per saltare la fila e assicurarsi un posto sulla navicella. In questo modo metterà la sua vita in salvo, ma, in quanto "sacrificabile", verrà ristampato (con tanto di ricordi salvati su hard disk, settimanalmente) ogni volta che le missioni (rischiose) affidate nello spazio lo porteranno a morire.

È questo l'incipit stravagante - tratto dal romanzo fantascientifico "Mickey 7", di Edward Ashton - che riporta Bong Joon Ho in terra straniera, a dirigere in lingua inglese per la terza volta. L'ultima occasione era stata per Netflix, con "Okja", dimenticabilissima. E, forse, c'è qualcosa che gli impedisce di performare fuori come in casa - Mourinho la definirebbe assenza della torta della nonna - perché pure "Mickey 17" - per quanto nettamente superiore a "Okja" - soffre di mancata compiutezza, di occasione buttata al vento. Ma ce ne accorgiamo tardi, per fortuna. Perché sulle prime la pellicola è un vero e proprio spasso: leggera, ritmata, divertente. Robert Pattinson la fa da padrona, ne è il mattatore assoluto, interpretando questo inetto dal carattere troppo buono, o troppo stupido (facciamo sempliciotto, va), incapace di reagire agli eventi e bravissimo a farsi travolgere da essi. Chiaramente è lui il Mickey del titolo, lo sfortunato costretto a morire per sopravvivere, almeno finché uno strano animale alieno che avrebbe dovuto mangiarlo e toglierlo di mezzo, non sceglie di risparmiarlo e di salvargli la vita. Un cortocircuito che rischia di metterlo in guai seri: sulla sua nave, infatti, la sua diciottesima copia è stata stampata e ora, stando alle regole della clonazione, o uno dei due muore, tenendo nascosto l'incidente, oppure la legge prevede che lo facciano entrambi.
Ma chi l'ha detto che ci si può abituare a morire?

Mickey 17 Robert Pattinson

Una domanda su cui "Mickey 17" torna spesso, la prima che il personaggio di Pattinson si é abituato a sentire, ogni volta che un passeggero gli si avvicina per rivolgergli parola. Un'altra - e questa ce la facciamo noi, anticipando lui - di domanda, è: "Ma siamo sicuri che ogni copia sia sputata alla precedente?". La risposta, ovviamente, è no, visto come risulteranno diversi - opposti, in pratica - il Mickey numero 17 e il Mickey numero 18. E qui si apre un altro scenario, quello dell'identità, della salvaguardia di noi stessi, della nostra anima. Il problema è che è un calderone infinito, il film di Bong, perché a questi interrogativi, già di per sé complicati, ne aggiunge addirittura degli altri, facendo satira sul capitalismo, l'America, la politica e sugli esseri umani che stiamo diventando. Tanta carne al fuoco, troppa, al punto che c'è bisogno di fare delle scelte, prendere direzioni che, inevitabilmente, vanno a scartarne altre. E quelle che prende Bong sono, probabilmente, le più facili, o se non altro quelle gestibili con maggiore superficialità (imposizione della major?). Cavalcando l'onda dell'attualità, si concentra sulle conseguenze dell'ignoranza e della stupidità del leader (fallito) impersonato da Mark Ruffalo, il quale è una specie di fusione del mostro a due teste che da qualche mese sta governando gli Stati Uniti (e per davvero, ahinoi). Fascista, razzista, megalomane, sarà lui - i suoi capricci - a indirizzare gli eventi della seconda parte della storia, quelli che sgonfiano le (nostre) aspettative e ridimensionano le opportunità di un film che avrebbe meritato miglior sorte.

Eppure, di questo "Mickey 17" qualcosa resta.
A parte le discrete risate, c'è la conferma di un Pattinson assai lontano dal pessimo attore che fu: la sua guerra (personale) tra cloni è irresistibile e un pizzico di introspezione non gli avrebbe di certo fatto male. Così come non avrebbe fatto male, lasciare il discorso alieno / umano da parte e approfondire la vita all'interno della nave, le rimostranze e le domande che vengono fatte a Ruffalo durante una cena imbarazzante, sollevate da un personaggio che dava l'idea di poter guidare una rivolta. Insomma, c'è tanto di non sviluppato in questo lavoro di Bong, tante discussioni che restano aperte e lasciano il dubbio di un potenziale decisamente superiore, non sfruttato.

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