Kubo E La Spada Magica - La Recensione

Kubo Laika
Kubo è un bambino dai poteri soprannaturali: quando suona il suo strumento a corde, carta, rami e foglie levitano, formando oggetti o pupazzi animati che mandano in visibilio chiunque si trovi nei paraggi e abbia voglia di ascoltare le sue avvincenti storie. Sono quelle che gli racconta sua madre, stanca e malata, dopo aver affrontato, anni e anni prima, un viaggio nel mare in tempesta per sfuggire dalle grinfie del proprio padre, assassino del marito e responsabile di aver portato via uno degli occhi di suo figlio. I motivi dell'astio famigliare sono da attribuire ad un amore proibito tra la donna, appartenente al mondo degli spiriti, e l'uomo, facente parte della dinastia dei samurai. Due fazioni, a quanto pare, storicamente in contrasto per definizione.

Forze del male e forze del bene. E' la storia più vecchia del mondo, condannate in eterno a scontrarsi e a inseguirsi, oltre ogni tempo e oltre ogni spazio. Nella favola che sancisce l'esordio alla regia di Travis Knight entrambe vengono lavorate e messe al servizio di uno sviluppo che esalta la fantasia, l'azione e universi nascosti pronti a spalancare le porte verso l'avventura: che rappresenta sempre quella distanza che separa il protagonista dalle risposte, la pace interiore e una maturazione, spesso, da raggiungere prima del tempo necessario. Già perché "Kubo E La Spada Magica" è un coming-of-age meraviglioso, a cui non importa del suo target teoricamente principale di bambini e non ha problemi a prendere delle strade spiazzanti che raramente è possibile vedere in pellicole di questo tipo. Un'anarchia con la quale la Laika comunica di volersi esprimere trasversalmente, fuori da qualunque etichetta, di essere uno studio d'animazione interessato a raccontare storie universali, ragionate e dove lo stile in stop-motion che li contraddistingue - e in questo caso il CGI, in aggiunta - non è mai fine a sé stesso, ma strumento di supporto per un cuore onnipresente da far pulsare e a cui misurare i battiti.

Kubo LaikaOgni volta c'è uno strato (o più di uno) da scoprire nei loro lavori, un significato riposto all'interno di un luogo distaccato dalla realtà in cui lo spettatore, grande o piccolo che sia, non può che perdersi e scaldarsi come accade al protagonista. Nel magico viaggio in cui si viene catapultati, allora, dopo un invocazione finita male, che mette Kubo sulla scia di un destino a cui non può sottrarsi oltremodo, a catturare attenzioni, risate ed emozioni è questo trio abbastanza eccentrico formato, ovviamente, dal ragazzo e una scimmia e un bacarozzo all'improvviso animati, rispettivamente, dal pezzo di legno e di carta che erano. Alterazione narrativa compiuta in un momento cardine della pellicola per sopperire a un colpo di scena sfrontato che avrebbe, forse, indurito troppo la pelle dell'opera di Knight che, al contrario, in questo modo, pur non rimangiandoselo per nulla al mondo, tiene fede al genere, alle sue aspettative, senza comunque lasciare troppo che esse lo persuadano dalle mire che ha in testa.

Non a caso la risoluzione di "Kubo E La Spada Magica", se vista con occhi totalmente spalancati, è forse una di quelle più amare mai incontrate in un film d'animazione. Con grande esperienza e capacità, tuttavia, il suo regista riesce a mascherarla e a farla sembrare assurdamente positiva, commovente a tratti, carica di quella morale che non fa mai male e che funge un po' da ciliegina sulla torta ad un lavoro impeccabile.

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