Tutta Casa, Letto E Chiesa - A Teatro Valentina Lodovini E' Più Brava Che Mai

Tutta Letto, Casa E Chiesa 2017

Ha una sensualità disarmante Valentina Lodovini, di quelle che quando la vedi salire sul palco in baby-doll e vestaglia aperta può pietrificarti, ammaliarti, - parlo da uomo, s’intende - farti mettere in secondo piano ciò che, per un’attrice dovrebbe contare molto, ma molto di più: ovvero la recitazione.
Però è solo questione di un attimo, il tempo che l’apparenza e la visione incantevole della donna lascino spazio ai personaggi e al testo da interpretare: quello ereditato da Franca Rame e Dario Fo che in “Tutta Casa, Letto E Chiesa” permette alla Lodovini di entrare e uscire dalla vita di quattro donne diverse e, di fatto, di mettere in mostra un talento mostruoso che mai gli era stato concesso di esibire in precedenza.

Si mangia il palco, praticamente, l’attrice umbra, prima nei panni di una donna segregata in casa dal marito geloso, egoista e, all’occorrenza, violento, poi in quelli di un’altra schiacciata dallo stereotipo che la vorrebbe realizzata solo se madre, con tentativo di aborto messo da parte a causa dei ricatti morali subiti dai medici, in seguito nelle vesti di moglie operaia, a cui spetta il compito di lavorare, prendersi cura della casa, del bambino e di un marito che neppure ci pensa a concedergli una mano e, infine - tramite una chiusura piuttosto onirica - dove appare come fosse una nuova Alice, piombata in un paese delle meraviglie tutto particolare in cui combatte, o almeno ci prova, per non andare incontro a un destino che la vorrebbe perfetta, purificata, accessoriata e schiava dell’apparenza e della condanna secondo la quale una donna ha il dovere (l’obbligo?) di essere (una) fica.
E lapalissiana, insomma, che lo scopo sia quello di mettere a fuoco il ruolo del gentil sesso all’interno della nostra società: una società prettamente maschilista, ipocrita, che nonostante sembri voler cambiare e aggiornarsi, finisce sempre per mantenere scorie che la rendono pericolosamente uguale a sé stessa. Ed è il motivo che permette, poi, al copione di Rame e Fo di mantenersi giovane, fresco e divertentissimo quando c’è da giocare coi cliché, da tirare frecciate e sbandierare nevrosi e paradossi legati all’uomo, meno macho e padrone della situazione di quanto vorrebbe essere o passare in superficie.

In tutto questo la Lodovini - senza alcun aiuto in scena, ma utilizzando il pubblico come attore non protagonista – spadroneggia e incanta, entrando in contatto con le vite di queste protagoniste diverse, eppure uguali tra loro, con una naturalezza e una disinvoltura che la mostrano al pubblico come l’animale da palcoscenico che era e che, per colpa dei soliti stereotipi, forse?, noi tutti ci eravamo persi.
Tant’è che alla fine dello spettacolo quella bellezza che ci aveva travolto all’inizio, ci accorgiamo, essere stata superata di gran lunga dallo stupore: lo stupore di una pièce scintillante, attuale, irresistibile, valorizzata da un’attrice che a questo punto merita anche al cinema di interpretare qualcosa in più del classico ruolo della bellona, tutte curve e mozzafiato.
Così come “Tutta Casa, Letto E Chiesa”, del resto, meriti - con l’aggiunta di qualche sketch, o allungando quelli già presenti (purché la scrittura resti all’altezza) - di piazzarsi nel cartellone di nuovi teatri, affinché riesca a raggiungere, a emozionare e a rallegrare quanto più pubblico possibile.

Tutta Letto, Casa E Chiesa Teatro 2017


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