[LIBRI] Fedele A Me Stesso - Alla Scoperta Di Clint Eastwood

Clint Eastwood Fedele A Me Stesso

In molti lo avrebbero candidato come potenziale pistola più veloce del west, ma questo era prima di vederlo all'opera dietro la macchina da presa.
Stiamo parlando dell’ispettore Callaghan e del cowboy Clint Eastwood che nel libro edito da minimum fax – intitolato “Fedele A Me Stesso” – si racconta attraverso una serie di interviste, svelando alcuni dettagli non proprio noti sulla sua poliedrica carriera. Attore, regista, produttore, compositore, sulle sceneggiature lascia fare agli altri, anche se confessa di avere aiutato Sergio Leone a sfoltire quella di “Per Un Pugno Di Dollari” che a quanto pare si preoccupava troppo di fornire informazioni sul suo personaggio agli spettatori: e queste – dice Eastwood – sono atteggiamenti tipici dei film di serie-b. È un profilo ruvido il suo, apparentemente di poche parole, ma se correttamente incalzato e spronato mai avido di parole e di rivelazioni. Fondamentalmente un buono, insomma, un uomo che del giustiziere e della figura repubblicana tosta e intollerante che gli è stata cucita addosso dai media, ha poco e niente; che sul set ama ascoltare i consigli di tutti i suoi (fidati) collaboratori, perché l’idea interessante (o migliore) può venire a chiunque.

Si è guadagnato carta bianca e fiducia nel corso del tempo Eastwood, rinunciando alla comfort-zone dei suoi ruoli più iconici, per sperimentare il mestiere della regia: che inizialmente gli è stato concesso esclusivamente se continuava a restare davanti la macchina da presa, ma che poi è riuscito a conservare a sue condizioni, con pellicole di successo – e non – realizzate a tempo di record e a budget ridottissimo. Nel libro ci svela il suo metodo di lavoro, il suo credo per ottenere il massimo dagli attori e dal set, non tenendo a freno la lingua quando è il turno di fare due chiacchiere su Hollywood (sulle politiche e sul sistema) e su un cinema che già negli anni ’70 prometteva il cambiamento – in negativo – che stiamo vivendo.

Eastwood, però, a quel cambiamento non si è mai piegato. Piuttosto ha preferito ridurre i suoi compensi e continuare a fare il suo cinema di stampo classico, conservando la malinconia di chi non rinnega il presente, ma rimpiange un passato dove le cose erano certamente più facili e più pratiche.
Una filosofia con la quale molto spesso ci si ritrova a patteggiare, ad andare d’accordo, e non per timore di fare infuriare un volto che converrebbe tenere dalla propria parte, ma perché ogni opinione, ogni pensiero sviscerato, è accompagnato da riflessioni lucide, sincere e intelligenti.
Che fanno il paio, in sostanza, con la morale e la poetica di una filmografia strepitosa che – come dimostra l’ultimo “Richard Jewell – non vuole smettere di stupire.

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