
Che in un pasticcio sconclusionato come quello di “Suicide Squad”, in parole povere significava inventarsi qualcosa per trattenere il personaggio di Harley Quinn. O, meglio ancora, per trattenere le curve e la bellezza di una star come Margot Robbie.
Non è un mistero che al momento l’attrice – a Hollywood e non solo – goda di una certa attenzione e di un certo appeal, e che la sua versione della psicologa votata alla pazzia per colpa del Joker porti con sé una miriade di potenzialità, e fantasie di varia natura, che difficilmente potevano essere ereditate – senza andare in perdita – da una qualsivoglia sostituta.
Ma alla Warner sapevano che ciò non poteva bastare; che poteva essere al massimo un punto di partenza, specialmente nel periodo in cui movimenti come il #metoo e il #timeisup stanno influenzando scelte e produzioni, ammonendo pubblicamente episodi gratuiti di maschilismo e disparità di genere. E allora come rispondere a tutto ciò? Come unire l’utile al dilettevole? La realtà dei fatti con il politically correct? Semplice, con una pellicola che parla di donne sottomesse agli uomini – in amore, professionalmente, per timore e via dicendo sotto ogni declinazione – che per motivi diversi decidono di reagire alla loro condizione e poi, addirittura, di fare gruppo: dimostrando alla specie alfa dell’altro sesso di non detenere il monopolio del potere. Un risvolto furbo, insomma, secondo alcuni ruffiano, magari, ma se innestato in un contesto fumettistico, e cavalcato in un certo modo, neppure eccessivamente da condannare. A dare una mano, poi, c’è anche quel pizzico di follia spiritosa sostenuta da una cornice altamente pop, disegnata appositamente per estremizzare i toni e strizzare di continuo l’occhio allo spettatore. Una missione apparentemente compiuta, verrebbe da dire. Apparentemente, però. Perché c’è sempre quel nodo relativo alla narrazione che, rispetto al suo predecessore, “Bird Of Prey” migliora, snellisce, ma dimostra ancora di non riuscire a controllare: facendosi più chiaro nella teoria che nella pratica.

Per cui se l’obiettivo era uno ed era salvare il salvabile, è evidente che non lo si è portato a casa con successo. Si è riusciti a tirare fuori una seconda possibilità dalle macerie, forse, ma a guardare il risultato, onestamente, si fatica a pensare di trovarsi di fronte a una costruzione stabile.
Trailer:
Commenti
Posta un commento