L'Industriale - La Recensione

Un vero industriale deve essere sempre astuto e capace. Deve sapersi muovere bene, salvaguardare la propria azienda, i suoi dipendenti e saper gestire alla perfezione anche la sua vita matrimoniale.

Non è considerato tale Nicola (Pierfrancesco Favino), l'industriale che sta guardando sgretolarsi intorno alla sua vita tutto quello sopra citato. La sua azienda di famiglia è in crisi, il matrimonio con sua moglie Laura (Carolina Crescentini) anche e gli aiuti non sono più un opzione da considerare. Trasportato solo dalla sua infinita determinazione che lo rende costantemente positivista e sincero con tutti, dovrà al più presto risolvere la situazione prima che sia troppo tardi. 

Parte da qui “L’Industriale”, l’ultimo film del veterano regista Giuliano Montaldo, affrontando - tramite il personaggio colonna della pellicola, il Nicola interpretato da Pierfrancesco Favino - la crisi economica che si è abbattuta ormai da lungo tempo sulla nostra epoca. Uno sguardo non più interessantissimo e negli ultimi tempi sicuramente troppo sfruttato, eppure, grazie soprattutto a un’interpretazione fenomenale del suo attore protagonista, la pellicola arriva persino a convincere, interessare e coinvolgere. 

Merito di un ingranaggio narrativo funzionante sin dalle prime battute ma, come detto, soprattutto della potenza scenica di un infaticabile Pierfrancesco Favino al massimo della forma. L'aderenza dell'attore romano al personaggio di Nicola è totale: dialetto torinese, postura, fragilità emotiva, testardaggine. Una interpretazione maestosamente curata e precisa, fondamentale all'interno di una storia che seppur solidissima non arriva mai a restituire qualcosa di più concreto a livello emotivo. Tocca a lui, quindi, mettere l'intera pellicola sulle spalle e accompagnarla per tutto il viaggio stando attento a non farla cadere. Una responsabilità che l'attore dimostra decisamente di possedere tra le sue corde, arrivando alle battute finali ancora in forze e privo di stanchezze ma che non basta per tenere lontane delle terribili scelte di sceneggiatura.

Apparentemente solida e sicura, la scrittura del film cede inaspettatamente nella parte finale, quando dopo un paio di colpi di scena innegabilmente azzeccati, da il via ad un crollo forzato e irritante causato dall'inserimento di un doppio finale del tutto stupido e sbagliato. Sono scelte registiche che fanno indubbiamente arrabbiare, in grado di poter rovinare l'intero film con una sola mossa. Un letterale suicidio, una caduta profonda in un baratro destinato a portarci nella banalità più insensata.

Così “L’Industriale”, invece di essere ricordato come un titolo più che accettabile con all'interno una delle interpretazioni migliori della carriera di Pierfrancesco Favino, finisce per collocarsi in quella serie di pellicole che potrebbero tranquillamente non essere ricordate affatto, nonostante possa ancora vantarsi di una delle interpretazioni migliori della carriera di Pierfrancesco Favino. Ingiustizie inaccettabili, specie quando le vedi arrivare da registi con un enorme bagaglio alle spalle.

In attesa del Trailer, una clip:

Commenti