La Mia Vita è Uno Zoo - La Recensione

Inutile negare la presenza di alcuni scetticismi che accompagnavano il ritorno di Cameron Crowe al cinema, se non altro perché per la prima volta il regista di "Jerry Maguire" si cimentava in un progetto per il quale non aveva avuto modo di scrivere personalmente la sceneggiatura, ricevuta già ultimata (scritta da Aline Brosh McKenna) ancor prima di prendere parte all’operazione. Quindi, se è pur vero che Crowe non appena abbracciata la causa rimise immediatamente mano all'intero script è vero altrettanto che i leggeri dubbi sollevati in merito alla resa finale del suo ultimo lavoro continuavano a rimanere, fino a prova contraria, piuttosto accesi.

"La Mia Vita è Uno Zoo" è la storia vera dello spaccato di vita di Benjamin Mee (ovviamente con qualche lieve licenza cinematografica) e di quando, perduta la moglie e rimasto con due figli piccoli da crescere, decide di elaborare il difficile lutto della sua famiglia tagliando radicalmente i ponti col passato. Lasciato il lavoro da giornalista e la vecchia casa si trasferisce a vivere quindi in una dimora appartenente a uno zoo in fase di chiusura, assumendosi di conseguenza la responsabilità di riabilitare lo stesso e di salvare così le sorti degli animali e dei suoi dipendenti.

Cameron Crowe è un regista appassionatissimo di storie di riscatto, gli piace da morire prendere i suoi protagonisti da situazioni difficili, complicate e spesso atroci per poi catapultarli in avventure inaspettate e favorevoli a (ri)conquistare le loro vite attraverso trasformazioni mentali e spirituali. E non è un caso allora se il toccante Benjamin Mee di Matt Damon non sembri affatto poi molto diverso dal Jerry Maguire di Tom Cruise nella sua folle e repentina decisione di tagliare definitivamente i ponti con il vecchio per costruire un qualcosa di non pianificato ma di assolutamente nuovo. E' precisamente in quel momento che qualsiasi grande o minimo dubbio riguardante la paternità di “La Mia Vita è Uno Zoo” viene spazzato via una volta per tutte perché la pellicola si avvia ad assumere le tipiche caratteristiche del cinema di Cameron Crowe, andando quindi a scavare nelle ferite dei protagonisti, nei loro rapporti o difficoltà e facendoli interagire tra loro in maniera profonda e intelligente ma anche ironica e divertente, creando in questo modo delle intensissime scene allestite per sfociare poi in piccoli attimi emozionanti e commoventi.

Sebbene non sfugga nemmeno da alcuni evidenti difetti, legati in gran parte al mancato spessore di certi personaggi secondari, come quello interpretato da Scarlett Johansson per esempio, bisogna riconoscere alla pellicola di funzionare molto meglio di quanto ci si potesse aspettare. In mani differenti una storia del genere avrebbe rischiato quasi sicuramente di fallire il passaggio sul grande schermo mentre l’intuizione di affidarne la direzione a un ottimo narratore come Cameron Crowe appare una delle scelte più azzeccate per una rispettabilissima e adorabile riuscita finale.

La Mia Vita è Uno Zoo” non sarà di certo il film dell’anno, come neanche il miglior tassello della filmografia del suo regista ("Elizabethtown" è saldo in testa) ma sicuramente sa fare benissimo il suo mestiere: intrattenere, coinvolgere, divertire e appassionare lo spettatore. Un perfetto titolo per le famiglie in grado di risultare in tempi come questi ancor più prezioso di quanto potesse risultarlo in altri.

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