Secondo adattamento libero nello stesso anno per "Biancaneve e i Sette Nani", l'intramontabile fiaba firmata fratelli Grimm datata 1812. A rispondere alla versione allegrotta con Julia Roberts, Lily Collins e Armie Hammer , presentata da Tarsem Singh solamente pochi mesi fa, ci pensa il regista debuttante Rupert Sanders con una trasposizione dark che per controbattere la sorellastra si avvale delle presenze di Kristen Stewart, Charlize Theron e Chris Hemsworth.
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“Biancaneve e il Cacciatore” però, già dal titolo, suona un po’ come una mossa ad inganno, un tentativo forse disperato, forse ingegnoso, rivolto a smuovere curiosità nei confronti di una storia talmente eterna che, per quanto rivisitata, sembra aver esaurito oramai ogni minimo fattore di interesse.
Non c’è nulla di nuovo all’orizzonte infatti in questa nuova rappresentazione ma esclusivamente delle scelte obbligatoriamente differenti eseguite per diversificare il percorso verso un risultato assai noto. Sanders è bravo allora quando gli si chiede di valorizzare il versante visivo della sua pellicola e lo vediamo spesso prendere spunti da “Il Signore degli Anelli”, nei momenti in cui c’è da innalzare scenari naturalistici obiettivamente affascinanti e incantati, e da “Harry Potter”, quando nella foresta oscura ci propone un atmosfera e delle creature molto simili ai Dissennatori. Dove esibisce tuttavia la sua inesperienza cinematografica è nell’incapacità a mantenere il ritmo della sua storia su dei livelli medio-alti. L’esperienza nel campo pubblicitario, da cui Sanders arriva, evidentemente sarà stata determinante in questo frangente e “Biancaneve e il Cacciatore”, dopo una partenza molto promettente affidata a una caricata ma perfetta Charlize Theron si affievolisce e soffre non appena passa lo scettro in mano alla coppia Kristen Stewart-Chris Hemsworth. I due non riescono a fornire lo stesso impulso di coinvolgimento erogato dalla regina Ravenna e in poco tempo riducono l’intera favola a una poltiglia di monotonia angustiante.
Ma c’è anche un non-so-che di ridicolo in “Biancaneve e il Cacciatore”, alcune scelte relative alla caratterizzazione dei personaggi e della trama che paiono essere state inserite appositamente per restituire al tutto una componente ironica velata. Armare il personaggio di Chris Hemsworth con un’ascia significa per forza risvegliare nello spettatore il suo vecchio mito di Thor, in questa circostanza mortale e ubriaco ma comunque ancora battagliero e pericoloso. Per la Biancaneve di Kristen Stewart invece viene tessuta una tela amorosa ambigua che insinua un tacito duello tra i due pretendenti e che riporta alla mente lo stesso triangolo di cui lei era protagonista in “Twilight”, ma fortunatamente, questa volta, si decide di non elaborarlo abbastanza da applicargli una conclusione definitiva.
Far indossare a Biancaneve un’armatura e averla spostata dal quel ruolo di indifesa in cui era stata partorita per incastrarla nel ruolo di guerriera, non pare essersi dimostrata in fondo un’idea così interessante. Saremo felici quindi se da ora in avanti si lasciasse che il suo mito riposi sereno e smettesse di essere riproposto nei più disparati modelli ipotizzabili. La fiaba dei fratelli Grimm è una e una sola, chiunque abbia intenzione di rivederla è bene ci ripensi.
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