L’unione artistica (e familiare) tra Sergio Castellitto e la moglie Margaret Mazzantini continua a procreare pellicole senza sosta. Instaurata nel lontano 1999 quando i due sceneggiarono insieme “Libero Burro”, (esordio registico di Castellitto) trova poi la vera consacrazione soltanto nel 2004, con la trasposizione cinematografica del romanzo scritto proprio da Margaret Mazzantini “Non ti Muovere”. Sei anni più tardi arriva il turno di “La Bellezza del Somaro”, commedia grottesca diretta sempre da Sergio e sceneggiata ancora da entrambi, che ora, a due anni di distanza, tornano a collaborare con la trasposizione di “Venuto al Mondo”, altro romanzo scritto da Margaret Mazzantini anch’esso sceneggiato per il grande schermo assieme al marito .
Vincitore nel 2009 del premio Campiello, “Venuto al Mondo” racconta la tragica, appassionante e struggente storia d’amore tra Gemma e Diego, innamorati persi l’uno dell’altra ma destinati a soffrire a causa dell’impossibilità da parte di lei ad avere figli. A fare da sfondo al melodramma disteso su due piani temporali (passato e presente), una grigia Sarajevo pre, durante e post-guerra di Bosnia alternata parsimoniosamente a una Roma raccolta e silenziosa.
A otto anni da "Non ti Muovere" Sergio Castellitto riassapora quindi i toni del dramma affidandosi, come in quel'occasione, a una Penelope Cruz protagonista assoluta supportata dalla piacevole presenza di un Emile Hirsch a sprazzi bravissimo e a sprazzi sopra le righe. Avvalorato da un cast internazionale di grande rispetto, "Venuto al Mondo" soffre purtroppo di una messa in scena mutevole: funzionale nei momenti in cui si limita a raccontare il meló e un po' accantonata quando vestita dei suoi abiti storici. E' una mossa eseguita volontariamente con il fine di risaltare la storia d'amore dei due protagonisti, dichiaratamente anima centrale della pellicola. Tuttavia la forza e il dolore che Castellitto cerca in ogni modo di far uscire fuori dallo schermo non riescono a trovare l'effetto cercato e vanno a catapultarsi sullo spettatore in maniera forzata e spesso in forma ridicola. Perché se "Venuto al Mondo" nella sua prima parte riesce a reggere piuttosto bene il ritmo e il racconto, con il procedere è lampante che finisca anche con lo sgretolarsi pian piano, trasformando la sua essenza in un accumulo di profondità ed emozioni tanto ricercate quanto artificialmente provocate.
La durata di oltre due ore inoltre non aiuta affatto il film ad evitare una cascata meno grave del previsto, e le lungaggini che teoricamente dovevano servire per allargarne le ambizioni e i risvolti finiscono esclusivamente per sfociare in un finale dai colpi di scena telefonati o poco spiazzanti. Il Sergio Castellitto regista si dimostra così meno cinico e più distratto di quello attore, che a noi, in realtà, continua a convincere assai di più. Se la piena solidità nelle sue opere non ha mai fatto da padrona, questo "Venuto al Mondo" è decisamente il tentativo meno riuscito della sua carriera, sebbene in fase di partenza si cercasse di ottenere un risultato completamente opposto.
Vincitore nel 2009 del premio Campiello, “Venuto al Mondo” racconta la tragica, appassionante e struggente storia d’amore tra Gemma e Diego, innamorati persi l’uno dell’altra ma destinati a soffrire a causa dell’impossibilità da parte di lei ad avere figli. A fare da sfondo al melodramma disteso su due piani temporali (passato e presente), una grigia Sarajevo pre, durante e post-guerra di Bosnia alternata parsimoniosamente a una Roma raccolta e silenziosa.
A otto anni da "Non ti Muovere" Sergio Castellitto riassapora quindi i toni del dramma affidandosi, come in quel'occasione, a una Penelope Cruz protagonista assoluta supportata dalla piacevole presenza di un Emile Hirsch a sprazzi bravissimo e a sprazzi sopra le righe. Avvalorato da un cast internazionale di grande rispetto, "Venuto al Mondo" soffre purtroppo di una messa in scena mutevole: funzionale nei momenti in cui si limita a raccontare il meló e un po' accantonata quando vestita dei suoi abiti storici. E' una mossa eseguita volontariamente con il fine di risaltare la storia d'amore dei due protagonisti, dichiaratamente anima centrale della pellicola. Tuttavia la forza e il dolore che Castellitto cerca in ogni modo di far uscire fuori dallo schermo non riescono a trovare l'effetto cercato e vanno a catapultarsi sullo spettatore in maniera forzata e spesso in forma ridicola. Perché se "Venuto al Mondo" nella sua prima parte riesce a reggere piuttosto bene il ritmo e il racconto, con il procedere è lampante che finisca anche con lo sgretolarsi pian piano, trasformando la sua essenza in un accumulo di profondità ed emozioni tanto ricercate quanto artificialmente provocate.
La durata di oltre due ore inoltre non aiuta affatto il film ad evitare una cascata meno grave del previsto, e le lungaggini che teoricamente dovevano servire per allargarne le ambizioni e i risvolti finiscono esclusivamente per sfociare in un finale dai colpi di scena telefonati o poco spiazzanti. Il Sergio Castellitto regista si dimostra così meno cinico e più distratto di quello attore, che a noi, in realtà, continua a convincere assai di più. Se la piena solidità nelle sue opere non ha mai fatto da padrona, questo "Venuto al Mondo" è decisamente il tentativo meno riuscito della sua carriera, sebbene in fase di partenza si cercasse di ottenere un risultato completamente opposto.
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