L'intrattenimento puro, godibile, che sappia esaltare senza infastidire per sovrabbondanza o fracasso, è diventato quasi una chimera al cinema, un obiettivo puntato da tutti ma raggiunto da pochi, pochissimi se aumentassimo di appena un minimo il nostro livello di severità. Restringendo il campo alla fantascienza – un genere al quale regolarmente viene attribuito questo incarico – finiremmo a discutere dell'incontrastata invasione dei cinecomic e, perché no, dell’arrivo dei "Transformers" di Micheal Bay che nella loro trilogia sono finiti per sfumare regolarmente, perdendo, sequel dopo sequel, l'accettabile impressione riscontrata in avvio.
L'ultimo grande giocattolone a mettere d'accordo la maggioranza è stato quindi "The Avengers", il blockbuster d’eccezione diretto e ideato da Joss Whedon che ha saputo unire sei supereroi di alta classe mettendoli a combattere contro dei giganteschi alieni giunti dallo spazio per distruggere la razza umana. Stessa, identica cosa che ha voluto fare Guillermo Del Toro con il suo "Pacific Rim", che da un punto di vista puramente a impatto somiglia a un rilancio arrogante nei confronti di quel lavoro, a parte l'unica differenza che a sfidare questi enormi animaloni non sono dei supereroi estratti dall'universo a fumetti ma dei semplicissimi esseri umani addestrati a diventare piloti professionisti di robottoni giganteschi, realizzati appositamente per respingere una minaccia, anch'essa aliena (sbucata dal fondo dell’oceano Pacifico), e salvare - tanto per continuare a essere originali - il pianeta terra.
Scontato avvertire allora che nello script trattato da Del Toro la costruzione di una trama robusta e coinvolgente non sia stata affatto una priorità basilare, non quanto lo è stato almeno il duello a colpi di effetti speciali e spettacolarità che chiama in causa ogni predecessore spiattellandogli contro una superiorità che, se c'è, è sicuramente più di apparenza che di consistenza. E in tal senso questa emerge come un’ammissione piuttosto spudorata, dato che a "Pacific Rim" non importa nulla infatti ne di personaggi, ne di sottotrame (amorose e non) e ne di inserire discorsi celati sotto la pelle di ferro di cui si riveste, a lui interessa solo ingozzare lo spettatore di grandi botti e epiche battaglie Golia contro Golia all'ultima lamiera, che non prevedono la partecipazione di alcun Davide poiché, per fisicità e insufficienza di mezzi, cadrebbe al suolo stecchito in un nano secondo.
Questa grezza idea cinematografica però non si può dire che fallisca nei suoi intenti: le continue battaglie tra questi Godzilla-alieni-rocciosi, evoluti dai dinosauri, e questi Iron Man gonfiati in petto e ingranditi di dieci volte, alla fine finiscono anche per piacere e stimolare adrenalina, specie quando la nostra resa nei confronti che la pellicola abbia altro da offrire è compiuta. Perciò stretta di mano a Del Toro, che senza alcuna sceneggiatura elaborata o spunto innovativo (il suo talento visionario stavolta si vede poco), ma rubacchiando particelle da cartoni animati anni ottanta, fumetti e vari immaginari, specie Giapponesi, è riuscito a mettere in piedi un colosso di film resistentissimo ed esplosivo di cui si poteva senza dubbio fare a meno ma su cui, vista ora l'ingombrante presenza e la goffaggine degli analoghi concorrenti, tanto vale dare un occhiata.
Trailer:
L'ultimo grande giocattolone a mettere d'accordo la maggioranza è stato quindi "The Avengers", il blockbuster d’eccezione diretto e ideato da Joss Whedon che ha saputo unire sei supereroi di alta classe mettendoli a combattere contro dei giganteschi alieni giunti dallo spazio per distruggere la razza umana. Stessa, identica cosa che ha voluto fare Guillermo Del Toro con il suo "Pacific Rim", che da un punto di vista puramente a impatto somiglia a un rilancio arrogante nei confronti di quel lavoro, a parte l'unica differenza che a sfidare questi enormi animaloni non sono dei supereroi estratti dall'universo a fumetti ma dei semplicissimi esseri umani addestrati a diventare piloti professionisti di robottoni giganteschi, realizzati appositamente per respingere una minaccia, anch'essa aliena (sbucata dal fondo dell’oceano Pacifico), e salvare - tanto per continuare a essere originali - il pianeta terra.
Scontato avvertire allora che nello script trattato da Del Toro la costruzione di una trama robusta e coinvolgente non sia stata affatto una priorità basilare, non quanto lo è stato almeno il duello a colpi di effetti speciali e spettacolarità che chiama in causa ogni predecessore spiattellandogli contro una superiorità che, se c'è, è sicuramente più di apparenza che di consistenza. E in tal senso questa emerge come un’ammissione piuttosto spudorata, dato che a "Pacific Rim" non importa nulla infatti ne di personaggi, ne di sottotrame (amorose e non) e ne di inserire discorsi celati sotto la pelle di ferro di cui si riveste, a lui interessa solo ingozzare lo spettatore di grandi botti e epiche battaglie Golia contro Golia all'ultima lamiera, che non prevedono la partecipazione di alcun Davide poiché, per fisicità e insufficienza di mezzi, cadrebbe al suolo stecchito in un nano secondo.
Questa grezza idea cinematografica però non si può dire che fallisca nei suoi intenti: le continue battaglie tra questi Godzilla-alieni-rocciosi, evoluti dai dinosauri, e questi Iron Man gonfiati in petto e ingranditi di dieci volte, alla fine finiscono anche per piacere e stimolare adrenalina, specie quando la nostra resa nei confronti che la pellicola abbia altro da offrire è compiuta. Perciò stretta di mano a Del Toro, che senza alcuna sceneggiatura elaborata o spunto innovativo (il suo talento visionario stavolta si vede poco), ma rubacchiando particelle da cartoni animati anni ottanta, fumetti e vari immaginari, specie Giapponesi, è riuscito a mettere in piedi un colosso di film resistentissimo ed esplosivo di cui si poteva senza dubbio fare a meno ma su cui, vista ora l'ingombrante presenza e la goffaggine degli analoghi concorrenti, tanto vale dare un occhiata.
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