The Lone Ranger - La Recensione

Gore Verbinski e il western si erano incontrati già qualche anno fa quando, messe da parte le avventure per i mari dei Caraibi di Jack Sparrow e ciurma, il regista sfornò, un po' a sorpresa, quell'ottimo film d'animazione (e premio Oscar) intitolato "Rango" che, neanche a farlo apposta (o forse si), lo vedeva collaborare ancora con Johnny Depp, chiamato a prestare la voce al camaleonte-finto-eroe protagonista.

Oggi con "The Lone Ranger" Gore Verbinski torna ad affrontare il western una seconda volta, ma evidentemente disinteressato a trattare il genere nella sua forma più pura, anziché inserirlo in un contesto d'animazione sceglie di frullarlo assieme alle tinte leggere della commedia, a tratti demenziale, ottenendo così il prodotto ibrido di western-comedy che mira a nutrire il suo humour interno appoggiandosi ai comportamenti strambi di un pellerossa fuori di testa, affidato neanche a dirlo sempre al fido Depp.

Sebbene la pellicola ci dica furbamente di non doverla mai togliere, sbirciando appena dietro quella che è la sua maschera non si può fare altro che notare però un perseverare nella cattiva abitudine intrapresa negli ultimi anni dall'industria cinematografica hollywoodiana, la quale preferisce non rischiare più nulla e riproporre al pubblico delle minestre riscaldate - al massimo servite con un aspetto diverso - adoperando semplici stratagemmi, utili per eseguire camuffamenti migliori ed ingannare gli spettatori. E’ comprensibile allora che con questi attributi a farlo da padrone "The Lone Ranger", maschera compresa, non possa e non sappia funzionare bene ne come commedia e ne come western, frastornato da intenti che, stringendo stringendo, lo vedono più aspirare a persuadere secondo quella che è la sua confezione piuttosto che secondo quello che è il suo contenuto. Infarcito di stereotipi e di trovate narrative discutibili e scontate quindi, per non piegarsi su se stesso, il racconto è costretto ad appoggiarsi spessissimo ai duetti scenici e ironici “improvvisati” dai due protagonisti Armie Hammer e Johnny Depp (il primo più convincente del secondo), che alla lunga, comunque, smettono di avere carica rivitalizzante e finiscono per impastarsi alla pessima amalgama di fondo.

Se non fosse per qualche siparietto riuscito e per quel paio di (lunghe) scene d'azione girate sopra i vagoni di un treno in corsa, il nuovo progetto firmato Gore Verbinski e Jerry Bruckheimer farebbe seriamente fatica a tenersi in piedi da solo, fermo restando che così strutturato arrivi a tagliare il traguardo zoppicante e persino sfiancato da una durata oltremodo eccessiva, la quale se ridotta di almeno una buona mezz'oretta, avrebbe senz'altro potuto aiutare a salvare di molto la situazione.

Ogni camuffamento allora non può che venire alla luce nella sua forma più misera, cadere a terra, perché preparato con scarsa volontà e pochissima voglia di fare. Anche questo pellerossa Tonto, complice probabilmente il suo limitato interprete, sotto sotto non fa altro che ricordare un Jack Sparrow estrapolato dal suo contesto naturale e reimpiantato nel far west, una serie di fattori che spogliano rapidamente "The Lone Ranger" da ogni costume e (fittizio) make-up rendendolo nudo e mostrandolo per quello che la Disney lo aveva architettato veramente e fin dall'inizio: un franchise che fosse in grado di rimpiazzare facilmente quella miniera d’oro attualmente finita in stand-by (e forse esaurita) intitolata “Pirati dei Caraibi”.
Il tentativo ovviamente è da considerarsi fallito.

Trailer:

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