I Sogni Segreti di Walter Mitty - La Recensione

Ad un'occhiata veloce, forse, non sembra ma di cose da dire "I Sogni Segreti di Walter Mitty" ne ha molte. Più di quante riesca poi ad approfondirne.
Alcune, magari, sono volontariamente inserite con l'intento di risultare sfuggevoli o accennate, ma la porzione territoriale in cui la sceneggiatura scritta da Steve Conrad (basata sul racconto breve di James Thurber) costringe a (s)muovere il personaggio di Ben Stiller, in verità, non lascia nulla al caso.

Sotto la superficie romantica e fantasiosa, alimentata dagli incanti che, puntualmente, l’ordinario Walter si concede per sfuggire alla monotona realtà, c’è infatti il passaggio di proprietà di un’azienda (Life) che sta per chiudere i battenti con la carta stampata, ci sono le incursioni telefoniche di un operatore web che vuole aiutare il protagonista a rendere più interessante il suo profilo sul sito di incontri on-line e c’è la scomparsa di un negativo fotografico su cui è stata impressionata la quinta essenza della vita e, che, a causa dell’importanza del suo ritrovamento, si trasforma nella vera spinta all'avventura che convince il protagonista a mollare tutto e a gettarsi a capofitto nell'ignoto, incoraggiato a gran voce dalla donna, e collega, che segretamente ama e vorrebbe conquistare (una straordinaria, incantevole e convincente Kristen Wiig).

Non vuole essere solo un viaggio alla ricerca di sé stessi e alla conquista dell’amore quindi l’ultima pellicola che Ben Stiller oltre ad aver interpretato ha voluto anche dirigere e produrre; quella realizzata dal cineasta - ormai autore a tutti gli effetti - americano, è più che altro una dichiarazione d’amore all'obsolescenza, un obsolescenza che non meritava di diventare obsoleta, un malinconico addio a quel che c’è stato e che, dopo aver contribuito a creare la storia, pian piano sta per essere messo da parte per lasciare spazio a un futuro freddo e, probabilmente, non all'altezza delle imprese compiute dal passato. Walter Mitty non rappresenta allora esclusivamente l’uomo ordinario, è anche colui che non è più utile alla causa, che nonostante abbia fatto parte delle fondamenta base di un edificio, con la migrazione al digitale, in qualche modo, è passato a tramutarsi inutile, percepibile unicamente da coloro che hanno deciso di non integrarsi coi tempi e di restare fedeli al tangibile.

Ad esaminarlo mette i brividi “I Sogni Segreti di Walter Mitty”, quelli che, ahinoi, non gli riesce di inviare nel mentre del suo procedere. Impiega un po’ troppo Stiller a lanciare in orbita il suo personaggio, che per carburare intensamente deve attendere l’ultima mezz'ora del suo incredibile viaggio. Nella prima parte temporeggia tra sogno e realtà, definendo la personalità di Walter, calcandola leggermente oltre il necessario, e permettendosi di allestire delle sequenze divertenti che, pur donando risate, comunque spezzano un tantino quell'atmosfera magica e nostalgica portatrice della sua pellicola.

Poi però si salva in calcio d’angolo Ben, con intelligenza e sensibilità, riscalda con un finale raggiante a cui non si può fare altro che perdonare molto, quasi tutto, un finale colmo di insicurezza ma pieno di speranza, e che ci assicura che il nostro Walter Mitty, ovunque la vita deciderà di portarlo e ricollocarlo, saprà sempre cavarsela perché ormai consapevole di chi è davvero.
E per il bene che gli vogliamo, a noi questo basta e avanza.

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