Già, perché in termini molto spicci (ma molto spicci) la commedia a spruzzi drammatici della Holofcener è identificabile a primo impatto come una storia d'amore fuori dagli schemi: vissuta inizialmente con leggerezza e delicati tratti di brillantezza ma improvvisamente messa su carboni ardenti e assai sofferta. Ed il merito, oltre che di una sceneggiatura per niente piatta (scritta sempre dalla Holofcener), va ad un James Gandolfini (alla sua ultima interpretazione) dolce e simpatico e ad un'intensissima Julia Louis-Dreyfus, la quale deve sostenere - e lo fa benissimo - il ruolo di una donna alla ricerca di una relazione in grado di colmare quel vuoto creato dalla sua separazione, da una routine angusta, e dalla partenza di una figlia in rampa di lancio verso l'università. Ma il tocco registico che porta l’intero lavoro su di un livello tutt'altro che banale lo si riconosce nel momento in cui il rapporto tra i due protagonisti non rimane mai isolato e incline a se stesso, ma anzi, va a mettersi in secondo piano per aprire lo sguardo sensibile verso un aspetto più interiore, che focalizza l’interesse sulla ricerca di certezze e rassicurazioni che la donna (raccontata attraverso vari personaggi) va rintracciando continuamente a prescindere dall'età che sta attraversando (così come l'uomo probabilmente, ma per lui in forma minore).
Ecco allora come "Non Dico Altro" si dimette dal ruolo trito e ritrito di pellicola centrata sul ricomponimento dei pezzi relativi a una vita per metà già vissuta, e diventa manuale di comprensione verso quell'universo femminile (ma non solo) apparentemente forte come profondamente confuso, in perenne esitazione su ciò sarebbe giusto compiere o non compiere. C'è praticamente un'enormità di carne al fuoco nella brace accesa dalla Holofcener, una enormità di temi approfonditi, toccati o solamente sfiorati: dalla paura di commettere ancora errori, alle giustificazioni pescate per non recriminare su un matrimonio fallito, dall'incapacità di prender decisioni, all'ostinazione di non voler accettare una vecchiaia che bussa prepotentemente alla porta. Tutto sorretto dall'unico denominatore comune composto da solitudine e insicurezza, binomio che attanaglia l'esistenza e impedisce di ascoltare semplicemente le sensazioni istintive ricevute spontaneamente.
Non a caso nel finale positivo selezionato, ad incidere maggiormente e a risolvere i contrasti nodali, provocati lungo la strada, è proprio la decisione di mollare discorsi e prospettive per concentrarsi su gesti ed emozioni. Elementi unici, in grado di far capire a chiunque, e a qualunque età, se il sentiero che si sta percorrendo è quello corretto oppure quello sbagliato.
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