Boxtrolls: Le Scatole Magiche - La Recensione

Quando meno te lo aspetti arriva la Laika, lo studio d'animazione, che forse negli ultimi anni, meglio della Pixar, ha saputo sfornare piccoli capolavori d'animazione con cui ha riscaldato cuori e menti di grandi e piccini.

L'ultimo nato - che va ad aggiungersi in scaletta a "Coraline e la Porta Magica" e "ParaNorman" - è "Boxtrolls: Le Scatole Magiche" e vede ancora al centro della storia un adolescente alla ricerca del proprio posto nel mondo, affamato di avventura e cresciuto misteriosamente da alcuni simpatici troll ricoperti da scatole (gli Boxtrolls) che abitano la cittadina di Cheesebridge: luogo in cui agli abitanti è stata inculcata la misteriosa leggenda che i Boxtrolls sono in realtà esseri spietati, affamati di esseri umani, da cui stare alla larga. Palla al balzo colta astutamente dal perfido Archibald Snatcher, il quale si offre come volontario per sterminarli definitivamente una volta per tutte, in cambio del tanto desiderato cappello bianco che gli consentirebbe di partecipare al ristretto e celebre rito di assaggio dei formaggi, consacrandolo così tra i nobili del paese.

Ispirata al racconto illustrato "Arrivano i Mostri" di Alan Snow, quella diretta a quattro mani dai registi Anthony Stacchi e Graham Annable è la classica e collaudata fiaba magica a lieto fine, capace di coinvolgere, emozionare e divertire con comicità slapstick e battute ironiche più o meno ricercate. Seppur supportata da simpaticissmi mostriciattoli, la cui anima e spirito ricorda moltissimo gli avviati Minion di "Cattivissimo Me" - con cui per altro condividono anche stazza e difficoltà di espressione verbale - sarebbe sbagliato tuttavia immaginarla come scontata o destinata solo ed esclusivamente ad un pubblico di riferimento per bambini. Poiché per quanto sia palese che il target principale sia per forza quello - come lo è anche la morale che la pellicola vuole inviare - nella sceneggiatura scritta da Irena BrignullAdam Pava c'è abbastanza materiale per non lasciare a bocca asciutta nemmeno gli adulti.

Lo spirito cardine d'appartenenza è e deve essere quello di una pellicola d'animazione: con conflitto principale, per nulla banale, che chiama Uovo - il ragazzino protagonista - alla scelta cruciale di accettare la sua condizione di essere umano appena scoperta oppure far finta di nulla, continuando a sentirsi parte di quel mondo trolls che lo ha accudito e cresciuto. Nel salire in superficie però, andando a descrivere gli abitanti della città di Cheesebridge, "Boxtrolls: Le Scatole Magiche" non si fa alcun problema a tirare frecciate ad una società meschina - con rincaro di dose per i più benestanti -  che mette se stessa davanti a tutti (figli compresi) e rifiuta di vedere la realtà per quella che è veramente. (tranne nei casi in cui non gli faccia comodo fare il contrario).
Una spiazzante e sottile trovata a cui seguirà quella ancor più irresistibile toccata al villain, Archibald Snatcher, allergico proprio a quei formaggi su cui non vede l'ora di mettere lingua e l'altra dedicata ai suoi tirapiedi, inseguiti da uno spirito dubbioso che puntualmente, durante le operazioni maligne, li porta a chiedersi se veramente appartengano alle forze del bene come gli è stato fatto credere, oppure stanno sbagliando squadra.

E' da questi dettagli, o sfumature, allora che la forza interna di "Boxtrolls: Le Scatole Magiche" genera sincerità, raccontandosi con intelligenza ed evitando di farsi largo sfruttando quello che altri fratellastri hanno già testato e collaudato prima di lui. Fortunatamente per noi, i registi Stacchi e Anable amano sperimentare e far crescere la loro creatura insieme al pubblico, che di fronte a un così tenero capolavoro resta estasiato, soddisfatto e felice.

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