Noi E La Giulia - La Recensione

In "Smetto Quando Voglio" l'insoddisfazione esistenziale di un gruppo di laureati precari sfociava nella realizzazione e nel commercio di una droga legale, pregiata a tal punto da conquistare il mercato e consentire a tutto il gruppo di sbarcare il lunario. In "Noi E La Giulia" quella stessa, identica, insoddisfazione, mista alla disperazione, porta tre perfetti sconosciuti ad unire il proprio gruzzoletto di risparmi e a investire su di un casale malridotto, ma dal prezzo vantaggioso.
Due facce di una stessa medaglia, appartenente a quella generazione di trentenni vicini ai quaranta, travolti dalla crisi, stanca di abbassare la testa per sopravvivere, rinunciando ai traguardi, così come al raggiungimento della propria felicità.

Una criticità che Edoardo Leo comprende e condivide, indirettamente caduta sulle sue spalle al cinema, ma vestita e rappresentata con il rispetto e l'orgoglio di chi ha intenzione di supportare la causa invitando a reagire e a farsi sentire, senza mai lasciarsi né schiacciare e né reprimere. E allora, in una maniera assai meno improbabile di quella scelta da Sydney Sibilia, rimescola le carte e ci racconta la rivolta e la resistenza di tre uomini comuni, e falliti, applicata alla società moderna. Una resistenza che seppur contenente anch'essa quel minimo di furore e di finzione, racchiude in sé i consigli e le forze legittime per infondere coraggio e speranza a coloro che ultimamente pensano che non sia rimasto altro che arrendersi o fare le valigie. L'opposizione alla Mafia tentata goffamente dai tre (quattro con l'entrata di Amendola) protagonisti è infatti il ribaltamento perfetto del vorrei, ma non posso che la vita spesso ci piazza davanti agli occhi, quella condizione di impotenza che "Noi E La Giulia", piuttosto che abbracciare e sopportare, decide pazzamente di prendere a pugni in faccia e chiudere in cantina, sorretto dall'onda di entusiasmo di chi per la prima volta in assoluto sta provando a mettersi in gioco, a realizzarsi o a rialzarsi.

Dimostra di essere innanzitutto un autore intelligente quindi Leo, uno dei pochi che può permettersi di prendere tra le mani un romanzo ben scritto e piacevole come il "Giulia 1300 e Altri Miracoli" di Fabio Bartolomei e assumersi la responsabilità di cambiargli muscoli, spingendo in alto gli argomenti e i temi a cui tiene maggiormente, mantenendo però intatto lo scheletro vincente che la storia originale metteva a disposizione. Riesce a fotografare precisamente lo stato emotivo della collettività che rappresenta, la costernazione e la voglia di rivalsa di un gruppo di quasi quarantenni danneggiati e imbranati, che tuttavia chiedono al mondo esclusivamente il diritto di provare a dire la loro, poiché per loro il piano B non è un piano di riserva, ma solo l'unica scelta rimasta per recuperare ad un piano A a cui non hanno mai avuto accesso.
E il bello di "Noi E La Giulia" è che riesce a raccontare efficacemente tutto ciò senza mai perdere di vista il suo target, senza mai dimenticare di essere in primis una commedia orientata a strappare risate e a intrattenere: due mansioni per nulla semplici, ma che un cast ben assortito e scelto con le pinze, come quello che ha a disposizione, porta comunque a termine con il massimo dei voti e soprattutto con il massimo dell'alchimia.

D'altronde è innegabile che nella pellicola di Leo si rida, non di pancia, ma di cuore, allo stesso modo di come ci si commuove specchiandosi nella realtà dei suoi personaggi: disposti a sacrificare ogni cosa e a rischiare tutto pur di provare quel gusto di felicità da sempre inseguita e mai agguantata.
Una felicità magari estemporanea, magari leggera, o limitata, ma senza ombra di dubbio guadagnata con le proprie forze e perciò degna di essere protetta e conservata.

Trailer:

Commenti