Fast & Furious 7 - La Recensione

Circa due anni fa, quando discutemmo di "Fast & Furious 6", ci soffermammo in particolare sul concetto di famiglia e su quanto questa ormai fosse imprescindibile per fare in modo che un franchise infinito come "Fast & Furious" continuasse a procedere senza manifestare alcun cenno di cedimento o di stanca.
Da quel giorno ad oggi, tuttavia, sono accaduti dei fatti piuttosto rilevanti, due in sostanza: uno annunciato e previsto e l'altro che ha lasciato profondamente colpiti e spiazzati. Stiamo parlando ovviamente - per ordine di importanza - dell'inaspettata morte di Paul Walker da una parte e dell'entrata in scena di James Wan alla regia dall'altra, quest'ultima gentilmente concessa dal fido Justin Lin alla ricerca di nuove sfide e bendisposto a concedere il trono.

Tuttavia, se la sostituzione dietro la macchina da presa poteva essere tranquillamente digerita, la perdita di uno degli esponenti principali della saga ha colpito profondamente il nucleo di una famiglia così consacrata e coesa, tanto da mettere d'accordo tutti sull'andare a condizionare una piccola parte di questo settimo capitolo (che ricordiamo, Paul Walker aveva comunque terminato di girare) per potersi prendersi una leggera vendetta contro l'ineluttabile crudeltà della vita.

Vendetta che tra l'altro è anche l'ingrediente principale che va a smuovere e ad agitare le acque quanto basta per costringere Toretto e la sua banda a riunirsi e a tornare a rischiare la pelle. Come promesso nel finale del precedente capitolo infatti Jason Statham, alias Deckard Shaw, ha intenzione di farla pagare ad ognuno di loro per aver massacrato e ridotto in fin di vita il fratello, e se per qualcuno non fosse stato piuttosto chiaro già il suo primo messaggio, la scena iniziale di questa pellicola non lascerà alcun dubbio sul fatto che se lo Shaw visto precedentemente poteva essere un grosso problema, quello sceso in campo adesso è assolutamente un tipo con cui è meglio non avere nulla a che fare.
Gonfiato il villain, il resto non può che adeguarsi dunque, per cui lo spettacolo di azione, muscoli, coattaggine, nonché il menefreghismo contro ogni forza di gravità, raddoppiano gli sforzi per dar vita a scene di gigantesco effetto visivo, divertimento smisurato e applausi scroscianti, a scena aperta (la macchina tra le torri, o l'inseguimento su strada per reclutare un nuovo elemento). Chris Morgan - confermato alla sceneggiatura - prosegue ad affondare le radici nel genere d'azione e di spionaggio scanzonato, così da poter far lievitare il suo spasso nel mettere in piedi storie creative che vanno a strizzare l'occhio, con discrezione, ai mostri sacri del genere, che evidentemente lui molto apprezza.

James Wan ovviamente ci mette del suo, accantonando rapidamente quello che poteva essere un leggero imbarazzo iniziale - dovuto probabilmente ad un genere per lui nuovo e ad un budget stratosferico con cui non ha mai avuto a che fare - e manovrando la macchina da presa per aumentare maggiormente il godimento di ogni singola scena d'azione (e combattimento), rendendola fresca e scenografica (purtroppo non gli riesce sempre). Il suo talento, che l'horror aveva saputo tirar fuori nel pieno della purezza, in questo frangente è scaltro a non prendere il sopravvento e ad assecondare sia le star che il prodotto a cui presta servizio, controllandosi forse un po' troppo, ma sprigionandosi tempestivo quando opportuno e richiesto.

Tutto fila liscio, perciò, compreso un epilogo che sconfina nel disaster-movie e uno scontro da teppisti di strada, uno contro uno, in cui i pettorali e i bicipiti si prendono il loro spazio, accantonando motori e pallottole. Non si nota neppure minimamente - per fortuna - la tragedia di Walker, se non fosse per alcune scene e battute a lui rivolte o dedicate nel corso del film (ma subliminali per lo spettatore che sa) e per il meraviglioso tributo, da brividi, con cui la sua famiglia decide di salutarlo e di omaggiarlo nel finale.
In quell'occasione, per la prima volta, la saga di "Fast & Furious" si trasforma, riuscendo a strappare lacrime un po' di dolore e un po' di gioia per quel suo componente che seppur la vita vera gli ha strappato via, nella finzione vorrà sempre immaginare li, nel posto in cui è sempre stato e sarà.

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