Edoardo Falcone è uno di quei sceneggiatori versatili, che passeggiano nelle commedie italiane da molti anni, ma di cui nessuno conosce ufficialmente esistenza. Dai lavori di Massimiliano Bruno a quelli dei fratellli Vanzina, comprese alcune pellicole natalizie con Massimo Boldi frontman orfano di Christian De Sica.
Uno scrittore per tutti i gusti, adattabile alla comicità più gretta fino a quella più popolare, simpatica e funzionale.
Uno scrittore per tutti i gusti, adattabile alla comicità più gretta fino a quella più popolare, simpatica e funzionale.
Il suo esordio alla regia, visti i tempi, allora era qualcosa di probabile, non sicuro o necessario forse, eppure incontrovertibile, poiché di commedie esilaranti, leggere e con battute a raffica il pubblico nostrano ha dimostrato di averne costantemente bisogno e di esserne alla ricerca. Prova a seguire le orme del suo amico Bruno quindi Falcone, del primo però, quello migliore di "Nessuno Mi Può Giudicare", lo segue nello script così come nella tematica, impostando un soggetto che non vuole limitarsi all'intrattenimento, ma anche a lasciare qualcos'altro: quella riflessione piccola e allo stesso tempo essenziale che al tiraggio delle somme può comunque far la differenza tra ciò che si dimentica all'istante e ciò che viene mantenuto più a lungo. Non è né la crisi, né la politica, per dare freschezza infatti "Se Dio Vuole" punta dritto alla religione, con l'intento non di respingerla, non di abbracciarla, ma di esaminarla al cospetto di una società moderna, democratica, vaccinata finalmente persino verso l'omosessualità, che tuttavia fatica ad accettare la figura di Dio e dei suoi derivati come motivo di vita o argomento colmo di sfumature (spaccare la questione in bianco o in nero è routine).
Marco Giallini dunque è il cardiochirurgo ricco, intrattabile e stronzo, allo stesso modo di come è marito e padre deciso e severo, un carattere (ipocrita) indomabile e dittatore che, notati alcuni comportamenti del figlio, si prepara ad accettarne l'outing, ma crolla al tappeto quando viene a sapere della sua decisione di volersi concedere alla Chiesa. Da quel momento l'intero nucleo famigliare comincia a sfaldarsi, a cadere intono a lui: dalla moglie che gli rinfaccia di averla rovinata, alla figlia che sa benissimo di non essere una cima e, per questo, di non godere del suo apprezzamento. Un ciclone inaggiustabile, risolvibile solamente riportando la situazione alla suo stato silente precedente, convincendo il proprio figlio a tornare sui suoi passi e a rinunciare ai voti.
Da qui si scatena a pieno il potenziale di comico (e piacevole) di "Se Dio Vuole" che, estirpato di una partenza leggermente a rilento, quando riesce a mettere insieme l'accoppiata Marco Giallini e Alessandro Gassmann raduna sicurezza e incanala scene più o meno godibili ad altre irresistibili (la farsa sulla famiglia è gustosissima). L'alchimia tra i due attori protagonisti funziona sin da subito, merito soprattutto di un Gassmann - prete con precedenti penali - entrato nella parte assai meglio di un Giallini alternatamente fuori giri e carico.
Gli intenti di Falcone sono onesti e sinceri, il suo copione non ha assolutamente l'arroganza di mettersi a discutere seriamente di religiosità, al massimo la curiosità di scoperchiare quanto questa, nella vita di tutti i giorni, faccia o possa fare la differenza in termini di speranza e buonismo sia per i suoi discepoli che per i miscredenti.
Perché stringendo stringendo "Se Dio Vuole" ha prettamente l'aria dell'opera prima spensierata e libera, eseguita da qualcuno che nel cinema è voluto entrarci per far ridere e, se deve avanzare di livello, vuole farlo continuando su quella stessa scia. Accettando gli alti e i bassi del caso purché questi siano figli del suo stesso carattere e (tenue) tratto.
Gli intenti di Falcone sono onesti e sinceri, il suo copione non ha assolutamente l'arroganza di mettersi a discutere seriamente di religiosità, al massimo la curiosità di scoperchiare quanto questa, nella vita di tutti i giorni, faccia o possa fare la differenza in termini di speranza e buonismo sia per i suoi discepoli che per i miscredenti.
Perché stringendo stringendo "Se Dio Vuole" ha prettamente l'aria dell'opera prima spensierata e libera, eseguita da qualcuno che nel cinema è voluto entrarci per far ridere e, se deve avanzare di livello, vuole farlo continuando su quella stessa scia. Accettando gli alti e i bassi del caso purché questi siano figli del suo stesso carattere e (tenue) tratto.
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