The Accountant - La Recensione

The Accountant Poster Ita
Un contabile affetto dalla sindrome di Asperger è immischiato nel riciclo di denaro sporco di società e pezzi grossi. La giustizia lo cerca, vorrebbe conoscere la sua identità, ma con la copertura del suo piccolo ufficio, nella sua piccola azienda, la ZZZ (really??? WTF!), rintracciarlo pare più macchinoso di quanto si pensi. Almeno fin quando non è proprio lui a decidere di uscire allo scoperto, per aiutare una sua collega a sfuggire dagli intrallazzi e dai proiettili che la società per cui lavora vuole riservargli dopo aver ficcato troppo il naso nei loro conti.

Fa un po' acqua da tutte le parti "The Accountant" il thriller-action diretto da Gavin O'Connor, con un Ben Affleck protagonista assoluto che più che somigliare a un autistico o a un commercialista, ricorda vagamente un Batman con problemi psicologici, casualmente precipitato a svolgere lavoro d'ufficio. Mena, spara, sa leggere al millimetro ogni situazione di pericolo, tenendo testa a killer esperti con scioltezza (se sono in gruppo, fa niente) e coltivando, in privato, una collezioni di armi, passaporti e denaro che neppure il Bruce Wayne più incallito e fomentato. Roba che pare quasi una provocazione quella di mettergli sull'altra sponda un concorrente ugualmente addestrato e temibile impersonato da Jon Bernthal, a cui si richiede peraltro di mantenere quel carattere duro di chi non ha la minima intenzione a discutere o a negoziare, tipico del The Punisher che proprio lui fu, e con il quale, quasi automaticamente, in molti non faticheranno a identificarlo e a punzecchiarlo. In più se a investigare sui strani fatti di omicidio e di denaro sporco decidi di affidarti al bastone e alla carota di un J. K. Simmons fresco di ruolo del Commissario Gordon, stuzzicare lo spettatore e invitarlo a trascendere, sembra, forse, il primo obiettivo fissato sulla tua agenda: che non fa che alimentare nella sua mente una fantasiosa versione alternativa dei fatti che, peraltro, può far solo del bene a quella che è la trama originale. Del resto, stiamo parlando di una pellicola che di problemi ne ha tanti, grossi, a partire da una sceneggiatura articolata che incrocia flashback e presente, intrighi e sotterfugi, ma poi si fa trovare impreparata nei twist fondamentali che dovrebbero gonfiare l'adrenalina e mettere benzina alla scena. Persino O'Connor da il sentore di non avere il suo lavoro pienamente sotto controllo, di avere a che fare con qualcosa di incompleto, confuso, a cui registicamente e con qualche battuta a effetto prova a mettere una pezza, ma a conti fatti - e scusate il gioco di parole - senza riuscire nel trucco da illusionista di coprire quelle voragini assurde, sparse un po' dappertutto.

Ben Affleck AccountantMa allora la domanda sorge spontanea: Com'è "The Accountant"? Brutto? Bello? Divertente?
La risposta è: A singhiozzo un po' tutte e tre le cose. Senza dare mai segnali di normalizzazione infatti il regista passa da momenti riusciti, coerenti con la sua storia, ad altri assolutamente discutibili, da far cadere le braccia, con parentesi esilaranti (a volte involontarie) in cui sale in cattedra la patologia di Affleck che strappa furbescamente qualche risata al pubblico che, magari, riesce pure a chiudere un occhio su qualche scivolata. Tuttavia, che venga visto come action, che venga visto come thriller, o che venga visto come entrambi, i connotati per onorare come si deve i suoi generi a "The Accountant" mancano a prescindere. Aveva dei semi, delle opportunità da coltivare, ma l'aver strappato via il frutto in anticipo, rispetto alla sua corretta maturazione, lo fa diventare unicamente una promessa non mantenuta di qualcosa che poteva avere potenzialità rilevanti, se inserito però in determinate condizioni.

Sorge quindi la curiosità di come sarebbe potuta andare, se a uno script del genere avesse messo mano Martin Scorsese, o un regista dello stesso taglio a proprio agio nel trattare il crimine e le sue derive. In altri tempi avremmo nominato anche Affleck tra i papabili validi dietro la macchina da presa, ma ultimamente le certezze nei suoi confronti, ahinoi, sono in netto e vertiginoso calo.
Non è un caso, tra l'altro, che in una scena di questo film, nel vederlo prendersi a randellate da solo sulle ginocchia, l'idea che non stia recitando, ma che si stia punendo per essere entrato a far parte del mondo della DC Comics, prenda il largo: suscitando sorrisi sinceri e fuori luogo, in un istante prettamente drammatico.

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