Bisogna ammettere che, ad un certo punto, la speranza c’era. Dopo un inizio promettentissimo la sensazione che David Yates potesse, con “Animali Fantastici E Dove Trovarli”, azzeccare la regia di un suo film per la prima volta, cominciava a sollevarsi dolcemente nell'aria. Una magia inaspettata che eravamo disposti ad accogliere con immensa liberazione, a sostenere spazzando via qualsiasi tipo di pregiudizio, ma durata, ahimè, meno del tempo necessario utile a completare l’incantesimo e ad incidere materialmente.
Il problema è che proprio non ci riesce Yates a maturare, a coprire quello scarto più o meno grande che passa tra un regista televisivo ed uno cinematografico. Lui che nel piccolo schermo ha cominciato a muovere i primi passi e che, adesso, a distanza di anni, non si è ancora reso conto di quanto sia necessario mettere più forza nelle gambe per dimostrare di essere all'altezza della promozione ricevuta. Certo, lavorare aggrappato ad un franchise come quello di Harry Potter non aiuta: vedersi amplificare, a prescindere, la qualità di un prodotto solo perché destinato ad una schiera di fan appassionati dei libri, non può essere un vantaggio utile alla crescita e alla raccolta di riscontri razionali. Senza contare i vincoli di produzione, i veti e tutte le altre varie ed eventuali da maneggiare che possono girare intorno ad un universo del genere. Ma questo – e lo sappiamo - per Yates è tanto croce quanto delizia e, tra l’altro, neppure motivo valido per giustificare l’onnipresente distacco di coinvolgimento che c’è tra i suoi lavori ed il pubblico: episodio che torna a verificarsi in questa nuova saga a tinte magiche, firmata nuovamente J.K. Rowling, all'esordio anche come sceneggiatrice.
Non siamo più ad Hogwarts, né tantomeno a Londra. Le avventure collocate settant'anni prima delle vicende appartenenti al maghetto occhialuto si svolgono a New York, in America, dove il magizoologo Newt Scamander è appena sbarcato con una strana valigia per portare a termine una missione, inizialmente, sconosciuta. La situazione è un tantino diversa da quella che ricordavamo essere legata a quel mondo: qui i maghi vivono come dei rifugiati, attenti ad esprimere il loro talento e preoccupati dalle reazioni dei babbani - o no-mag, come vengono qui chiamati - che potrebbero non accettare la loro diversità reagendo con violenza e scatenando una guerra tra razze spiacevole da ambo i lati.
Somiglia a una variante di “X-Men” perciò, nella sua impostazione, questo “Animali Fantastici E Dove Trovarli”, con maghi repressi alla ricerca di uno sfogo e un’identità che danno il cambio a influenze bibliche, da Arca di Noè, delineate dalle specie animali raccolte nel bagaglio a mano del protagonista interpretato da un Eddie Redmayne meno irritante del solito, ma con riserva. Un’avventura che mantiene lo spirito e le caratteristiche di colei che l’ha preceduta nonostante un taglio prettamente più adulto e maturo, scelto non a caso, forse, per tenersi stretto quello zoccolo duro, storico, cresciuto in simbiosi con Harry Potter. Creature incredibili, mondi fantastici, ironia e ambiguità di (alcuni) personaggi: ingredienti a cui la Rowling non rinuncia e che rimpasta stendendo sul tavolo uno spin-off o prequel – come volete – che potrebbe tranquillamente sopperire alla sua scarsa originalità di trama e di audacia con il carisma e l’assortimento gradevole delle individualità poste al centro, dotate tutte di facciate misteriose da scoprire e approfondire.
Una missione che in mano a Yates e alla sua incapacità di produrre pathos comunque fallisce in toto, facendo risultare ogni (colpo di) scena importante assai rigida e piatta.
Su tutte, ne esiste una in particolare in cui - senza fare spoiler – è racchiusa l’essenza massima di tale riflessione: ovvero quella dove la Porpentina di Katherine Waterston è alle prese con un momento delicato e pericoloso nel quale viene spinta ad entrare in contatto con dei ricordi che vanno dalla sua infanzia fino all'età adulta. In quell'istante a noi spettatori vengono rivelati dei dettagli sul suo passato totalmente nuovi, dettagli che ribaltano molte delle considerazioni da fare sul personaggio e sulla storia. Praticamente un colpo di scena a tutti gli effetti che rimescola le carte in tavola e da cui ci si aspetterebbe, in teoria, di ricevere quel brivido o quel sussulto che, a conti fatti, non arriva, passando in sordina, come fosse del materiale superfluo, da contorno.
Eppure di potenzialità questo “Animali Fantastici E Dove Trovarli” ne aveva e ne ha tutt'ora, non possiamo negarlo. Potenzialità a cui, tuttavia, servirebbe un regista più visionario e allenato per dare sfogo, un regista più sciolto, meno chino e a testa bassa di quello corrente: che ha già accennato, in via ufficiale, dirigerà l’intero franchise spalmandolo nell'arco di diciannove anni e togliendogli, probabilmente, secondo chi scrive, un buon 50% di prestigio visivo e narrativo.
Un po’ come fece, in sostanza, quando subentrò al timone di Harry Potter. Ma come in quel caso, noi, siamo pronti a farcene nuovamente una ragione.
Trailer:
Il problema è che proprio non ci riesce Yates a maturare, a coprire quello scarto più o meno grande che passa tra un regista televisivo ed uno cinematografico. Lui che nel piccolo schermo ha cominciato a muovere i primi passi e che, adesso, a distanza di anni, non si è ancora reso conto di quanto sia necessario mettere più forza nelle gambe per dimostrare di essere all'altezza della promozione ricevuta. Certo, lavorare aggrappato ad un franchise come quello di Harry Potter non aiuta: vedersi amplificare, a prescindere, la qualità di un prodotto solo perché destinato ad una schiera di fan appassionati dei libri, non può essere un vantaggio utile alla crescita e alla raccolta di riscontri razionali. Senza contare i vincoli di produzione, i veti e tutte le altre varie ed eventuali da maneggiare che possono girare intorno ad un universo del genere. Ma questo – e lo sappiamo - per Yates è tanto croce quanto delizia e, tra l’altro, neppure motivo valido per giustificare l’onnipresente distacco di coinvolgimento che c’è tra i suoi lavori ed il pubblico: episodio che torna a verificarsi in questa nuova saga a tinte magiche, firmata nuovamente J.K. Rowling, all'esordio anche come sceneggiatrice.
Non siamo più ad Hogwarts, né tantomeno a Londra. Le avventure collocate settant'anni prima delle vicende appartenenti al maghetto occhialuto si svolgono a New York, in America, dove il magizoologo Newt Scamander è appena sbarcato con una strana valigia per portare a termine una missione, inizialmente, sconosciuta. La situazione è un tantino diversa da quella che ricordavamo essere legata a quel mondo: qui i maghi vivono come dei rifugiati, attenti ad esprimere il loro talento e preoccupati dalle reazioni dei babbani - o no-mag, come vengono qui chiamati - che potrebbero non accettare la loro diversità reagendo con violenza e scatenando una guerra tra razze spiacevole da ambo i lati.
Somiglia a una variante di “X-Men” perciò, nella sua impostazione, questo “Animali Fantastici E Dove Trovarli”, con maghi repressi alla ricerca di uno sfogo e un’identità che danno il cambio a influenze bibliche, da Arca di Noè, delineate dalle specie animali raccolte nel bagaglio a mano del protagonista interpretato da un Eddie Redmayne meno irritante del solito, ma con riserva. Un’avventura che mantiene lo spirito e le caratteristiche di colei che l’ha preceduta nonostante un taglio prettamente più adulto e maturo, scelto non a caso, forse, per tenersi stretto quello zoccolo duro, storico, cresciuto in simbiosi con Harry Potter. Creature incredibili, mondi fantastici, ironia e ambiguità di (alcuni) personaggi: ingredienti a cui la Rowling non rinuncia e che rimpasta stendendo sul tavolo uno spin-off o prequel – come volete – che potrebbe tranquillamente sopperire alla sua scarsa originalità di trama e di audacia con il carisma e l’assortimento gradevole delle individualità poste al centro, dotate tutte di facciate misteriose da scoprire e approfondire.
Una missione che in mano a Yates e alla sua incapacità di produrre pathos comunque fallisce in toto, facendo risultare ogni (colpo di) scena importante assai rigida e piatta.
Su tutte, ne esiste una in particolare in cui - senza fare spoiler – è racchiusa l’essenza massima di tale riflessione: ovvero quella dove la Porpentina di Katherine Waterston è alle prese con un momento delicato e pericoloso nel quale viene spinta ad entrare in contatto con dei ricordi che vanno dalla sua infanzia fino all'età adulta. In quell'istante a noi spettatori vengono rivelati dei dettagli sul suo passato totalmente nuovi, dettagli che ribaltano molte delle considerazioni da fare sul personaggio e sulla storia. Praticamente un colpo di scena a tutti gli effetti che rimescola le carte in tavola e da cui ci si aspetterebbe, in teoria, di ricevere quel brivido o quel sussulto che, a conti fatti, non arriva, passando in sordina, come fosse del materiale superfluo, da contorno.
Eppure di potenzialità questo “Animali Fantastici E Dove Trovarli” ne aveva e ne ha tutt'ora, non possiamo negarlo. Potenzialità a cui, tuttavia, servirebbe un regista più visionario e allenato per dare sfogo, un regista più sciolto, meno chino e a testa bassa di quello corrente: che ha già accennato, in via ufficiale, dirigerà l’intero franchise spalmandolo nell'arco di diciannove anni e togliendogli, probabilmente, secondo chi scrive, un buon 50% di prestigio visivo e narrativo.
Un po’ come fece, in sostanza, quando subentrò al timone di Harry Potter. Ma come in quel caso, noi, siamo pronti a farcene nuovamente una ragione.
Trailer:
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