Dovere di un genitore è prendersi cura dei propri figli.
Un concetto elementare, scontato, che di primo acchito, magari, non farebbe agitare nessuno (o quasi) dei diretti interessati. D'altronde quale genitore non è attento alla felicità e alla salute del proprio figlio? Chi non si farebbe in quattro per scorgere un sorriso sul volto del suo bambino? Per aiutarlo a superare una difficoltà nel momento del bisogno?
Un compito faticoso, nobile, eppure abbastanza semplice da eseguire finché i nostri figli ce li abbiamo davanti agli occhi: in casa o a portata di macchina. Perché quando, come si dice, per loro arriva il tempo di prendere il volo, di prendere una strada autonoma - che in alcuni casi vuol dire anche dover abitare e lavorare all'estero - tenerli sott'occhio e leggere cosa c’è sotto a un loro sguardo serio, piuttosto che a un atteggiamento anomalo, meno naturale del solito, diventa qualcosa di assai più complesso. Probabilmente impossibile.
Un po’ quello che capita al padre burlone - e molto spesso fuori luogo - di “Vi Presento Toni Erdmann” quando la figlia, trasferitasi a Bucarest per lavoro, torna a casa per qualche giorno anticipando i festeggiamenti del suo compleanno. Praticamente una toccata e fuga, la sua, costellata da sorrisi aridi e da telefonate continue che preoccupano il genitore quanto basta per spingerlo a fare i bagagli e, qualche giorno dopo, andare a vedere da vicino che tipo di vita, la figlia, è stata capace di costruirsi in terra straniera. Visita a sorpresa, neanche a dirlo, non proprio gradita da quest’ultima, che sopporta a fatica le incursioni e l’umorismo di un padre assai ingombrante ed eccentrico, svitato a tal punto da trasformarsi nel personaggio fittizio di Toni Erdmann non appena viene a sapere da lei in prima persona che nella sua vita non c’è spazio (e tempo) per essere felici.
Somiglia a una terapia d’urto allora questo rapporto molto forzato che la regista Maren Ade descrive nella sua pellicola. Con l’ombra di un genitore ostinato, pedante e invadente, immensamente appassionato per la simpatia e gli scherzi tanto quanto capace di risultare spesso irritante e di cattivo gusto, specie per una figlia rigida, in ascesa professionale e sotto l’occhio del ciclone a causa di delicatissime faccende societarie che la vedrebbero capro espiatorio di grandi aziende interessate a licenziare dipendenti, ma non a metterci la faccia, esternalizzando attraverso mosse furbe ed oscure la gestione degli stessi in favore di terzi.
Dettaglio di sfondo che in “Vi Presento Toni Erdmann” è senza dubbio minuscolo, rilevante il giusto: posto lì a ricordarci un pizzico d’attualità relativa alla crisi economica, forse legata con lo spago, forse no, all’altra crisi, quella sociale della protagonista, che comunque - ribadisce la regista - è importante non far andare assolutamente di pari passo alla principale. La fa un po' facile, se vogliamo Maren Ade, nonostante per arrivare al suo scopo, allunghi oltremisura le dimensioni di una sceneggiatura che avrebbe potuto muoversi sicuramente in maniera più scattante ed incisiva se avesse avuto meno zavorre inutili da portare sulle spalle e più voglia di calcare quel lato comedy di cui si fa ambasciatrice. Come accennato, infatti, volontario o meno, il Toni Erdmann del titolo, così sovversivo e maestro della rottura riesce ad esserlo raramente, centrando il bersaglio dell'anarchia e quell'essere irresistibile che avrebbe dovuto diversificarlo unicamente in un finale ben costruito e azzeccato, che rende puro e apprezzabile l'intento della storia, pur non scacciando via tutte le sue nubi.
Nubi che vanno a vincere nettamente sugli spiragli di luce, sui guizzi di un film che a parte un paio di scene, affanna nel trovare la giusta marcia, sebbene dimostri costantemente di avere gli strumenti per catturare e per tenere viva la partecipazione dello spettatore. Frutti positivi che, a questo punto, staremo a vedere se saprà cogliere meglio l'eventuale, già mezzo annunciato, remake americano, per il quale è pronto a tornare davanti la macchina da presa il gigante Jack Nicholson, che sinceramente nei panni di Toni Erdmann noi già stiamo imparando a vedercelo alla grande.
Trailer:
Un concetto elementare, scontato, che di primo acchito, magari, non farebbe agitare nessuno (o quasi) dei diretti interessati. D'altronde quale genitore non è attento alla felicità e alla salute del proprio figlio? Chi non si farebbe in quattro per scorgere un sorriso sul volto del suo bambino? Per aiutarlo a superare una difficoltà nel momento del bisogno?
Un compito faticoso, nobile, eppure abbastanza semplice da eseguire finché i nostri figli ce li abbiamo davanti agli occhi: in casa o a portata di macchina. Perché quando, come si dice, per loro arriva il tempo di prendere il volo, di prendere una strada autonoma - che in alcuni casi vuol dire anche dover abitare e lavorare all'estero - tenerli sott'occhio e leggere cosa c’è sotto a un loro sguardo serio, piuttosto che a un atteggiamento anomalo, meno naturale del solito, diventa qualcosa di assai più complesso. Probabilmente impossibile.
Un po’ quello che capita al padre burlone - e molto spesso fuori luogo - di “Vi Presento Toni Erdmann” quando la figlia, trasferitasi a Bucarest per lavoro, torna a casa per qualche giorno anticipando i festeggiamenti del suo compleanno. Praticamente una toccata e fuga, la sua, costellata da sorrisi aridi e da telefonate continue che preoccupano il genitore quanto basta per spingerlo a fare i bagagli e, qualche giorno dopo, andare a vedere da vicino che tipo di vita, la figlia, è stata capace di costruirsi in terra straniera. Visita a sorpresa, neanche a dirlo, non proprio gradita da quest’ultima, che sopporta a fatica le incursioni e l’umorismo di un padre assai ingombrante ed eccentrico, svitato a tal punto da trasformarsi nel personaggio fittizio di Toni Erdmann non appena viene a sapere da lei in prima persona che nella sua vita non c’è spazio (e tempo) per essere felici.
Somiglia a una terapia d’urto allora questo rapporto molto forzato che la regista Maren Ade descrive nella sua pellicola. Con l’ombra di un genitore ostinato, pedante e invadente, immensamente appassionato per la simpatia e gli scherzi tanto quanto capace di risultare spesso irritante e di cattivo gusto, specie per una figlia rigida, in ascesa professionale e sotto l’occhio del ciclone a causa di delicatissime faccende societarie che la vedrebbero capro espiatorio di grandi aziende interessate a licenziare dipendenti, ma non a metterci la faccia, esternalizzando attraverso mosse furbe ed oscure la gestione degli stessi in favore di terzi.
Dettaglio di sfondo che in “Vi Presento Toni Erdmann” è senza dubbio minuscolo, rilevante il giusto: posto lì a ricordarci un pizzico d’attualità relativa alla crisi economica, forse legata con lo spago, forse no, all’altra crisi, quella sociale della protagonista, che comunque - ribadisce la regista - è importante non far andare assolutamente di pari passo alla principale. La fa un po' facile, se vogliamo Maren Ade, nonostante per arrivare al suo scopo, allunghi oltremisura le dimensioni di una sceneggiatura che avrebbe potuto muoversi sicuramente in maniera più scattante ed incisiva se avesse avuto meno zavorre inutili da portare sulle spalle e più voglia di calcare quel lato comedy di cui si fa ambasciatrice. Come accennato, infatti, volontario o meno, il Toni Erdmann del titolo, così sovversivo e maestro della rottura riesce ad esserlo raramente, centrando il bersaglio dell'anarchia e quell'essere irresistibile che avrebbe dovuto diversificarlo unicamente in un finale ben costruito e azzeccato, che rende puro e apprezzabile l'intento della storia, pur non scacciando via tutte le sue nubi.
Nubi che vanno a vincere nettamente sugli spiragli di luce, sui guizzi di un film che a parte un paio di scene, affanna nel trovare la giusta marcia, sebbene dimostri costantemente di avere gli strumenti per catturare e per tenere viva la partecipazione dello spettatore. Frutti positivi che, a questo punto, staremo a vedere se saprà cogliere meglio l'eventuale, già mezzo annunciato, remake americano, per il quale è pronto a tornare davanti la macchina da presa il gigante Jack Nicholson, che sinceramente nei panni di Toni Erdmann noi già stiamo imparando a vedercelo alla grande.
Trailer:
Commenti
Posta un commento