Miss Sloane: Giochi Di Potere - La Recensione

Miss Sloane Chastain
Dialoghi a martello, dialoghi tecnici, citazioni di emendamenti, statistiche e società delle quali sappiamo praticamente (quasi) nulla. In prima battuta verrebbe da estraniarsi da “Miss Sloane: Giochi Di Potere”, verrebbe da etichettarlo come thriller politico per pochi, affogato così tanto nel contesto americano da diventare, in Italia, a primo impatto addirittura un thriller politico ad appannaggio esclusivo di incalliti amanti del genere.
Ma invece no.

No, perché se a “Miss Sloane: Giochi Di Potere” gli si da tempo, se lo si lascia procedere secondo quelle che sono le sue di regole poi alla fine qualcosa cambia, tutto l’estraniamento di prima diventa coinvolgimento rovente e si finisce per non staccare più gli occhi dallo schermo e capire anche come funziona da vicino il lavoro delle lobby e dei lobbisti. Del resto parla di questo il film di John Madden, di come opera e agisce quel gruppo di persone ingaggiato appositamente da terzi per spostare l’opinione dei senatori da una parte o dall’altra, affinché un disegno di legge passi secondo i loro interessi, positivi o negativi che siano: la questione morale infatti, almeno in teoria, non è contemplata. Un mestiere dove, per dirla alla Frankie-Hi-NRG, se vuoi avere successo devi sapere che “La posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro. Nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro. Niente scrupoli o rispetto verso i propri simili […].” Un versetto che la Elizabeth Sloane di Jessica Chastain pare avere udito, imparato a memoria e impostato come filosofia di vita, rinunciando completamente all’altra sua vita, quella privata, e trasformandosi in una fredda e spietata calcolatrice disposta a passare sopra chiunque provi a sbarrarle la strada o a mettergli i bastoni in mezzo alle ruote. Nonostante, ciò, però, gli va dato atto che un barlume di coscienza la donna ce l’ha, e ce l’ha nel momento in cui decide di scegliere, secondo sua etica, la sponda dove andare ad esercitare la ferocia che la contraddistingue: nella battaglia all’ultimo sangue tra chi vorrebbe ridurre lo spaccio di armi negli Stati Uniti e chi, invece, vorrebbe aumentarlo coprendosi dietro al dito della sicurezza per il cittadino.

Improvvisamente allora ecco che “Miss Sloane: Giochi Di Potere” ingrana, mette la quinta e non si ferma nemmeno quando, per necessità di sceneggiatura, deve rallentare e fare benzina. L’approccio tecnico ostentato da Madden all’inizio, via via subisce una diluizione, permettendo alla pellicola di aggiungere carne al fuoco e di diventare una calamita d’interesse e di suspense, con colpi di scena, ribaltamenti e tackle in scivolata pronti a susseguirsi e a non dare mai tregua allo spettatore. Ci racconta un mondo semi-sconosciuto, il regista, ci porta al suo interno, ma non dimentica di prenderci per mano e di valorizzare al meglio la potenza dello strumento che ha tra le mani, scegliendo con estrema saggezza il momento in cui abbandonare l’aspetto compassato della faccenda per aprire le porte a quel terremoto che, a forza di piccole scosse, nel finale alza il picco provocando uno squarcio.

Perché in sostanza a Madden di fare denuncia e distribuire sapere interessa il giusto, lo stretto indispensabile, ciò che gli sta più a cuore è costruire come si deve la possibilità di intrattenere, di riuscire a farlo con mestiere e in crescendo. Una missione che porta a termine con grande intensità e pazienza e che fornisce i suoi profitti più alti proprio grazie a quell'intuizione di rendere tutto limpido e palese solo una volta giunti al termine della corsa.

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