(ri)Alzano l’asticella la Disney e la Pixar, decidendo di affrontare un argomento delicato, ma sempre attuale, come quello della vecchiaia e del tempo che passa. Una problematica che tocca a Saetta McQueen nel momento in cui la sua velocità e la sua supremazia nelle corse viene annientata dall'entrata in scena delle nuove leve, quei giovani assemblati e allenati secondo le tecnologie moderne e destinati quindi a rivoluzionare e a rinfrescare totalmente il mondo delle quattro ruote. Si prende la briga di fare i conti allora con qualcosa di piuttosto ostico “Cars 3”, qualcosa che per qualsiasi sportivo, e non solo, prima o poi capita venga a galla, costringendo o a sacrifici superiori per tenere il passo, oppure a quel cambiamento esistenziale che non sempre viene affrontato con leggerezza e stimolo: specie se non giunge in maniera spontanea, bensì forzata. Il limbo in cui, a un certo punto, quindi, finisce per incastrarsi il Rosso Numero 95, idolo delle folle, diventa decisamente interessante e assai coinvolgente, se non altro per via dell’incognita legata a capire quanto un film d’animazione come questo abbia intenzione di essere schietto e realista nei confronti dei suoi spettatori. Saetta McQueen infatti dopo la brutta batosta subita in pista sente comunque che il momento di uscire di scena per lui non è ancora arrivato, che magari è giunto quello di ricominciare a faticare e a impegnarsi come, forse, aveva leggermente smesso di fare prima, ma non di prendere atto delle voci di corridoio e di arrendersi all'evidenza dei risultati. Così lo rivediamo tornare praticamente agli antipodi, quando giovane amava peccare di incoscienza e arroganza, mettendo da parte tecnica e concentrazione; lo rivediamo allenarsi cedendo all'evoluzione e ai simulatori computerizzati, salvo poi convincersi che, se l’obiettivo è quello di crescere e migliorare, nulla è meglio della vecchia scuola dove ci si sporca i pneumatici.
Tutto muove, insomma, verso una possibile rivincita, verso l’esaltazione dell’esperienza che, unita al duro lavoro e alla passione, riesce a contrastare tempo e statistiche dimostrando che è unicamente questione di testa. O almeno così pare, per fortuna. Perché in “Cars 3”, appunto, si torna a gestire toni più seri e drammatici, a mantenere battute, ironia e personaggi buffi, ma senza perdere di vista il traguardo ideale che è quello di restituire giustizia a un franchise sul quale obiettivamente sembrava che l'impegno avesse finito con lo scarseggiare in modo eccessivo. Per cui la pellicola diretta da Brian Fee non può che ultimare il suo tragitto concedendosi una inversione a "U": ovvero dimostrandosi schietta e realista fino all'osso, concedendosi a tratti qualche derapata, ma rispettando con grande sobrietà l'epilogo di una storia (il cui futuro resta attualmente incerto) che per quanto aderente alla strada della vita non può che appassionare, far vibrare gli animi e trascinare.
Una girandola di emozioni destinata a subire amplificazioni ulteriori se consideriamo che, di recente, una parabola simile, molti di noi, l’hanno vista accadere concretamente con la vicenda Francesco Totti, il quale - proprio come viene riconosciuto a Saetta McQueen nel film - è stato un simbolo e un esempio da seguire per gli sportivi di tutto il mondo, un talento purissimo che avremmo voluto vedere sempre in attività, nonostante il tempo e nonostante tutto.
Un miracolo che - e la Disney e la Pixar insegnano - purtroppo non ha potuto avverarsi.
E a quanto pare vale lo stesso anche quando si parla di cartoni animati.
Trailer:
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