Star Wars: Gli Ultimi Jedi - La Recensione

Star Wars: Gli Ultimi Jedi Film
Questa storia non andrà come tu pensi.
Lo avevamo sentito dire da Luke Skywalker nel trailer di “Star Wars: Gli Ultimi Jedi”, una di quelle frasi ad effetto, contestualizzate in una storia ancora blindatissima - e quindi da decifrare - che però ora, col senno di poi, sembrano diventare più il simbolo di un messaggio che il regista e sceneggiatore del film, Rian Johnson, stava cercando di trasmettere già da allora a noi spettatori.
Perché, sebbene abbiano un senso, le parole di Mark Hamill, nel momento specifico in cui vengono pronunciate, c’è da dire che la forza sprigionata dal suo avvertimento gioca assai più col nostro cervello e le nostre attese che con il resto.

In fondo Johnson non è uno sprovveduto, non è l’ultimo arrivato – e qui lo dimostra a gran voce – lo sapeva che dopo “Star Wars: Il Risveglio Della Forza” eravamo tutti lì ad aspettarci la copia carbone di “Star Wars: L’Impero Colpisce Ancora”. Sapeva pure che se ce l’avesse data, probabilmente, ce la saremmo presa di corsa, ma sapeva maggiormente che non era questo il suo destino e né tantomeno il suo compito. Però Johnson - che è anche un uomo di grande spirito - a tratti ce lo fa credere seriamente che la sua pellicola cerchi di ricalcare - come fece Abrams con la sua e con il Capitolo IV - le orme del Capitolo V, ci fa credere che stia lì incapace di rischiare, a firmare il compitino per il fan-service, quello che quando meno te lo aspetti, però, poi ti diventa improvvisamente una rivoluzione totale, inaspettata, devastante e fisiologica. Perché evidentemente lo ha capito anche lui che è giunto il tempo di prendersi dei rischi, di tagliare i ponti con un passato che ormai conoscono tutti e che non serve a nessuno, un passato importante, sia chiaro, da non dimenticare affatto, ma un passato che non ha più nessun posto nel futuro in cui ci si vuole immettere: futuro che, se vogliamo e non a caso, ha infiniti punti di contatto con il nostro presente terrestre.
E allora largo alle nuove leve, quelle che non ragionano più come i loro genitori o i loro nonni, largo alla loro arroganza, alle loro visioni, ai loro demoni e alle loro lotte. Largo a Rey e a Kylo-Ren, due caratteri che credevamo opposti, che credevamo rappresentare nettamente l'una il bene e l'altro il male, e che invece non sono mai stati così connessi, sincronizzati e così vicini. In una galassia lontana lontana, che a questo punto si è allontanata ancora, ma avvicinandosi alla realtà che conosciamo, una realtà dove il light-side e il dark-side, pur mantenendo forte contrasto, stanzionano e bollono costantemente e in parallelo, condividono binari, hanno a che fare ogni volta con deviazioni e uscite che potrebbero unirli, incrociarli, scambiarli (e questo vale anche per chi giovane non lo è più).

Star Wars: Gli Ultimi Jedi ReyChe se ci andiamo a riflettere è il modo maggiormente solido e persuasivo per andare a tagliare un cordone ombelicale che iniziava a pesare non poco su questa nuova trilogia, un cordone che addirittura subisce il colpo di grazia, morendo definitivamente, per mezzo di un personaggio che proprio non ti aspetti: nonostante, a pensarci bene, era l’unico che poteva davvero ufficializzare tale cambio d’intenti accontentando e convincendo un po’ tutti (non faccio il nome che sennò è spoiler!). La sua scena, la sua azione, il suo discorso sono l’emblema di una cesura che, dall’istante in cui viene stipulata, toglie le ultime catene ad un film che - sebbene avesse già cominciato a farlo a sprazzi e con un’ironia sparpagliata in dosi massicce come non mai – raggiunta la sua libertà totale, comincia a viaggiare potentissimo e spettacolare su quel famoso equilibrio che prima aveva dominato, si, ma con impalpabile riserva: un equilibrio che per Johnson è importantissimo tanto quanto lo è per la meta del suo lavoro, inteso come presente, futuro e oltre.

Un film, questo “Star Wars: Gli Ultimi Jedi”, che si permette il lusso di rimescolare, perciò, ogni carta e ogni certezza; che da risposte – appunto - impreviste e in controtendenza a quelle che avremmo pensato di ricevere (anche rispetto alle GRANDI domande), stando sempre attentò comunque a non perdere di vista la caratterizzazione dei suoi personaggi, approfonditi ed esaltati in maniera straordinaria ed esaltante (e vale sia per chi aveva avuto meno spazio due anni fa, sia per le new-entry di quest'anno, ma soprattutto per la Principessa Leia).
Una ribellione artistica violenta, difficilmente ipotizzabile e, magari, spiazzante per i fedeli incalliti, che tuttavia ha il pregio di non perdere nessun tipo di contatto con le radici primordiali tanto amate, e per questo ancora in grado di preservare l'epicità di base e quella voglia inarrestabile di sapere come andrà a finire (e dove) il conflitto in essere.
Per poi ricominciare subito dopo, certo, ma ovviamente non come pensiamo adesso...

Trailer:

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