Il Sacrificio Del Cervo Sacro - La Recensione

A Yorgos Lanthimos va riconosciuto di essere un autore ricco d’immaginazione, capace di incuriosire lo spettatore portando sul grande schermo storie intriganti, assurde e grottesche, abili a fondere insieme fantascienza e realtà. Lo avevamo captato con "The Lobster", dove questi elementi erano fondamentali a gettare interesse su di un racconto intriso di possibilità che però, di punto in bianco, decideva di buttare tutto all'aria, dedicandosi più a disturbare chi stava guardando che a scavare dentro sé stesso. Questo perché Lanthimos è anche, e soprattutto, un grandissimo provocatore, uno di quegli autori che spaccano di netto l'opinione, dividendola tra chi lo adora e chi, semplicemente, non vorrebbe averlo davanti agli occhi per preservare i nervi.

Chi scrive, appartiene senza ombra di dubbio alla seconda categoria, facendo fatica di volta in volta a digerire le manovre ingiustificate di un regista che controlla i suoi personaggi, non secondo logica, ma come pupazzi privi di cervello utili a dare sfogo alle sue perversioni: e questo solo per andare a toccare corde irritanti e scomode che neppure è in grado di suonare a dovere (fosse, no so, Lars von Trier…). Ne è prova provata ciò che succede ne "Il Sacrificio Del Cervo Sacro", dove il sinistro rapporto tra il chirurgo Colin Farrell e l’adolescente Barry Keoghan - orfano di padre – parte da una direzione già abbastanza discutibile, per compiere poi delle scelte ancor più insensate e paradossali, che riescono a ridimensionare - ponendolo in secondo piano - qualsiasi dubbio o spiegazione legata al colpo di scena - irrazionale, ma accettabile - che a metà pellicola fa capolino, ribaltando totalmente ogni lettura e previsione (a meno che non abbiate visto il trailer italiano, fin troppo ricco di spoiler). Parliamo di una storia ricca di misteri e di scheletri negli armadi, di sensi di colpa, delitti e di castighi, indirizzata inevitabilmente a smuovere questioni morali e inquietudini profonde, che a Lanthimos, tuttavia, sembrano interessare assai meno dei tranelli che escogita per farci sentire di continuo a disagio.

Il Sacrificio Del Cervo Sacro FilmPraticamente un disegno architettato a dovere, il suo, all'interno del quale ogni battuta, ogni sguardo e ogni gesto compiuto dai protagonisti è pensato, non secondo una spontaneità legata o suggerita dal contesto, ma attraverso una meccanicità rigidissima che è anche sinonimo di freddezza e di scarsa genuinità. Quella che percepiamo nella recitazione volontariamente a intensità zero degli attori; nell'impossibilità di empatizzare con loro per via di un comportamento mai simile a quello di una persona normale e nel tentativo evidente, ma inefficace, di innestare gradualmente un’atmosfera a tinte horror (con un bambino all'interno volto, forse, a richiamare lo “Shining” di Kubrick), assolutamente conforme alle circostanze, eppure distantissima dall'incutere ansie e timori, magari perché non affine alle attitudini note del suo esecutore.
E' bravo a girare, infatti, il greco, a indovinare le inquadrature, ma quando si tratta di scrivere sceneggiature o di azzeccare i toni, probabilmente, farebbe meglio a cedere il posto a qualcun altro o a chiedere aiuto: tenendo a bada un istinto ambizioso, ma molto impulsivo che ogni volta lo spinge a strafare e a sbattere contro il muro.

Se "Il Sacrificio Del Cervo Sacro" allora non solo non convince, ma fa perdere proprio la pazienza -  generando contrasti profondi tra quello che passa sullo schermo e la pancia dello spettatore - è unicamente colpa dell'arroganza e dell'ego eccessivi di un regista che, anziché essere premiato e sorretto senza motivo (come accaduto a Cannes dello scorso anno, ma non solo), andrebbe un attimino rimesso coi piedi a terra e, se necessario, bastonato come si deve.
Il tutto, s'intende, metaforicamente parlando...

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