Ant-Man And The Wasp - La Recensione

Ant-Man And The Wasp Film
La storia del primo "Ant-Man" era semplice: un padre reduce da problemi con la giustizia, lasciato dalla moglie, cercava di riconquistare almeno la fiducia della propria figlioletta dimostrandogli di essere l'eroe che lei credeva che fosse. La storia del secondo avrebbe dovuto essere altrettanto semplice: con Paul Rudd agli arresti domiciliari a causa degli avvenimenti di "Captain America: Civil War" che cerca di riconquistare la fiducia (e l'amore) della Hope va Dyne di Evangeline Lilly, costretta, ora - per colpa della sua missione a Berlino - a fuggire insieme al padre per evitare l'arresto.
Questo sulla carta, almeno.

Perché in "Ant-Man And The Wasp" la posta non raddoppia solamente in termini di super-eroi - con la Vespa che lotta al fianco della Formica - ma lo fa anche in termini narrativi. Ci sono due villain, infatti, nella pellicola diretta ancora una volta da Peyton Reed, uno che porta il volto minaccioso e la normalità (e la maledizione) di Walton Goggins – smanioso di rubare la tecnologia quantica a Michael Douglas per rivenderla al più ricco di turno – e l’altro, più oscuro e indecifrabile, che vede una donna fantasma materializzarsi e smaterializzarsi di continuo e suo malgrado (anche lei bisognosa della medesima materia). Carne al fuoco che aumenta, quindi, nonostante lo spazio per stenderla si allunghi solo leggermente, rendendo in pratica essenziale andare a sfoltire ciò che - visto in ottica azione e intrattenimento - può essere giudicato come non indispensabile (quelle sfumature e quei dettagli che possono fare la differenza). Diminuisce l’ironia, allora, in questo secondo capitolo, un elemento che sembrava imprescindibile per un cine-comic come “Ant-Man”, ma che invece adesso appare importante, ma secondario. E’ vero, i momenti divertenti ci sono e, quando arrivano, sono persino ben scritti ed efficaci, però in determinati frangenti le ambizioni della pellicola e il suo volersi prendere un po’ più sul serio prendono il sopravvento, ingarbugliando una situazione che avrebbe elargito maggiori frutti se lasciata in pasto alla sua purezza.

Ant-Man And The Wasp Paul RuddLa sensazione è che questa volta Reed non abbia avuto il lusso salvifico di poter usufruire del lavoro svolto prima di lui da un regista come Edgar Wright; che abbia subito pesantemente le difficoltà e le richieste indotte dalla Marvel, gestendole come gli capita di consueto, senza alcuna personalità o potere esecutivo, ma unicamente come mero esecutore. Un sospetto che – reale o fittizio che sia – non ha la minima intenzione di voler essere un attacco verso il regista, semmai una nota a margine da tenere a mente per capire bene che genere di franchise, in prospettiva, può diventare quello di “Ant-Man”. Del resto, Wright, tre anni fa, fu silurato proprio per divergenze creative, per aver pensato una storia fuori dai binari e, chissà, magari ai confini col suo cinema e fuori da definiti schemi. Nulla osta che, al momento, nel marvelverse pare sia riuscito a guadagnarselo James Gunn e nessun altro, peraltro con ottimi risvolti di pubblico, certo, ma anche di critica.

Il che è un vero peccato, perché "Ant-Man", forse addirittura più dei "Guardiani Della Galassia", essendo un super-eroe molto particolare e meno accattivante dei vari Iron-Man, Thor e Captain America, avrebbe avuto bisogno, come l'ossigeno, di un regista (e sceneggiatore) in grado di esaltarne le qualità ironiche e ficcanti, quelle che nel primo - riscrittura a parte - si intravedevano felicemente e con piacere. E che in questo sequel, purtroppo, vengono a mancare nell'omogeneità globale, fallendo di netto il bersaglio.

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