Skyscraper - La Recensione

Skyscraper The Rock
L’operazione è principalmente di carattere commerciale, poi, vabbè, al suo interno c’è anche una storia - a grandi linee ordinata - con un prologo, uno svolgimento e un epilogo a cui poter contestare poco: perché in questi casi c’è sempre il rischio che poteva andare peggio.
A saltare all'occhio infatti è innanzitutto l’asse industriale tra America e Cina, con Dwayne Johnson a tenere uniti i due mercati, come in una scena del film fa coi cavi di un ponte destinato a crollare.

Si svolge a Honk Kong allora “Skyscraper” e vede un ex leader dell'FBI ritiratosi dal ruolo per via di un incidente che gli ha portato via una gamba, reinventarsi capo della sicurezza, specializzato in informatica, nonché padre di una famiglia di quelle che le guardi e le invidi per quanto sono felici. Rivoluzione professionale, che rischia di farsi consacrazione, con l'ingaggio che dovrebbe portarlo a gestire la protezione di quello che, probabilmente, diventerà il grattacielo più alto del mondo: un edificio costruito da un magnate del posto con l’intento di spodestare dal dominio mondiale delle opere straordinarie assoluti colossi del calibro dell’Empire State Building. Inutile dire, però, che nel grande giorno - come da copione - qualcosa non andrà secondo i piani; che il cattivo di turno si metterà in mezzo, con tanto di team a sorreggerlo, costringendo The Rock a tornare in pista e a fare ciò che gli riesce meglio: l’eroe.
Un eroe che non può che destare dei sospetti, in questo caso: nel senso che è impossibile non ridere vedendo un uomo – per quanto addestrato e palestrato che sia – affrontare criminali spietati e di altissimo livello con la precarietà di una protesi attaccata al corpo, spesso presa anche di mira. Questo sebbene ad alleviare parzialmente i dibattiti in merito, ci sia dietro la macchina da presa un regista come Rawson Marshall Thurber, specializzato in commedie (e si vede da come dirige le scene d’azione, ovvero malino), che cerca di buttarla in caciara sin da subito, per fare in modo che nessuno si alzi dalla poltrona quando Johnson decide - forte del suo handicap - di fare il salto più lungo della gamba (questa era servita, scusate), lanciandosi da una gru sopra un grattacielo in fiamme (riuscendoci, ovviamente).

Skyscraper JohnsonInsomma, come era facile intuire appare tutto molto esagerato in “Skyscraper”, tutto votato a intrattenere lo spettatore e a volerlo sorprendere con effetti speciali da vertigine e con la vita di un protagonista costantemente alle prese con prove d'abilità ad alto rischio di pericolo e di morte (nonostante si arrivi presto a capire che, per lui, non ci sarà nulla da temere). Il suo scopo, del resto, è quello di farsi in quattro per evitare di perdere in blocco la sua intera famiglia: che nella storia – scritta sempre da Thurber – non solo ha un ruolo centrale, volto a rappresentarne l'immenso valore, ma è utile soprattutto per far emergere lampi di girl power, affidati a una Neve Campbell di cui si erano perse le tracce da troppo tempo. Con le dovute differenze rispetto al marito, anche a lei, dunque, è concesso il lusso di farsi rispettare, di picchiare duro e ribadire quanto la donna può esser regina-cazzuta-risolutrice, piuttosto che solita damigella in pericolo, da salvare.

Un messaggio importante che serve alla pellicola per ribadire quanto ogni singolo tassello che la compone abbia con sé la mission di farla apparire politicamente corretta e inappuntabile; su misura per il pubblico cui è rivolta e onesta nel produrre uno spettacolo non di prima visione (di "Die Hard: Trappola Di Cristallo" già ce n'è uno), ma comunque onesto e discretamente riuscito.
Di carattere commerciale, appunto, ma perlomeno ragionato.

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