Spider-Man: Un Nuovo Universo - La Recensione

Spider-Mani Nuovo Universo
Dici: “Ma come un altro Spider-Man? Di già?!”.
No, o meglio si, però questo è animato, non c’entra nulla coi film (o quasi). Avendo ceduto la gestione – non i diritti - della versione live-action alla Disney (che l’ha integrata nel marvelverse e negli Avengers), l’unico modo per la Sony di rimettere mani sul super-eroe creato da Stan Lee era, infatti, architettare uno stratagemma che non pestasse i piedi alla concorrenza e non oltrepassasse i confini burocratici del loro accordo.
Perciò dici: “Vabbè, ma quindi è la solita operazione commerciale, pensano solo a guadagnarci di più?
Forse, anzi, sicuramente. Ma, in questo caso, sembra esserci anche la volontà di creare qualcosa di nuovo e, a suo modo, interessante.

Perché con l’animazione e con il linguaggio del fumetto - che questo “Spider-Man: Un Nuovo Universo” tende a fare suo, sia a livello formale che estetico – si aprono spiragli completamente nuovi, inediti, addirittura folli. C’è uno Spider-Man teenager, afro-americano, allora, ad essere protagonista di questa nuova avventura, morsicato accidentalmente da un ragno radioattivo, in una Brooklyn dove, comunque, lo Spider-Man di Peter Parker esiste, e giornali, telegiornali e persone non fanno altro che parlarne. Due Spider-Man, insomma, che in pochissimo tempo diventano sei, dopo essere stati - in teoria - sette per un brevissimo istante! Roba da mani nei capelli, incomprensibile, assurda. Eppure è tutto meno complicato del previsto, tutto piuttosto chiaro: con un acceleratore di particelle - utilizzato dal cattivo di turno per riportare da lui moglie e figlio scomparsi - che apre le porte di varie dimensioni, facendole confluire in un’unica principale, generando l’anomalia. Varie collane del personaggio, quindi, all’improvviso si trovano a dover condividere lo stesso spazio e raggio d’azione, unendo le forze – con meno contrasti egocentrici di quanto ci si aspetti - per rimettere a posto un collasso che nessuno di loro - fatta eccezione per il protagonista - sarebbe in grado di sostenere troppo a lungo.

Spider-Man: Un Nuovo Universo ProtagonistaDelle origini piuttosto fuori dal comune, ma perfettamente in linea con la tradizione. Spetta questo al giovane Miles Morales, che nonostante le apparenze di una coralità che c’è in scena, deve compiere quel percorso di iniziazione, fatto di insicurezze, paure e di perdita, a cui ogni Peter Parker che si rispetti – ma non solo lui, scopriremo – non può assolutamente sottrarsi, né tantomeno scavalcare. Ce lo insegna la Storia, quella che “Spider-Man: Un Nuovo Universo” riassume in apertura e che tira fuori ogni volta - sfogliando i fumetti - c’è da contestualizzare la new entry del gruppo: avvalendosi della consapevolezza e dell’ironia di chi vuole evitare di sembrare noioso e ridondante, ma non può neanche esimersi dall’infarinare velocemente eventuali nuovi adepti o smemorati. Dimostra intelligenza, sfrontatezza e persino una certa incoscienza - figlia, forse, di un esperimento in cui era concesso osare più del solito - la pellicola diretta a sei mani da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, che rompe schemi a ripetizione, risultando divertente, piena di sorprese e di grosse potenzialità: sarebbe interessante vedere se, in futuro, è previsto uno stand-alone su una delle due Spider-Man donna, o magari su quello noir, doppiato in originale da Nicolas Cage.

Una freschezza, una spensieratezza artistica, a cui si perdonano anche degli errori – uno di sceneggiatura, probabilmente – dettati, può darsi, dal troppo entusiasmo. Errori che, tuttavia, nella giostra movimentata di colori, battute e emozioni, non rischiano mai di far perdere il filo, il gusto, come nemmeno di sciupare la vivacità di quel messaggio essenziale - inviato in trasversale – secondo il quale, in fondo, esiste un Peter Parker in ognuno di noi.

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