I Fratelli Sisters - La Recensione

I Fratelli Sisters AudiardUn Commodoro incarica i suoi due sicari di uccidere chiunque provi a mettergli i bastoni in mezzo alle ruote, o comunque non voglia sottomettersi al suo potere. Una consuetudine che viene spezzata quando, per un lavoro in particolare, i due killer, vedono affiancarsi, in forma distaccata, un capo missione che dovrebbe preparargli il terreno e controllare che il loro celebre furore non provochi la morte della vittima, prima ancora che quest’ultima abbia fornito le importantissime informazioni in suo possesso.

Messa così sembrerebbe quasi una trama da gangster-movie - uno di quelli ultra-violenti e muscolari, che ultimamente al cinema vanno tanto di moda - e invece è un western, quello diretto da Jacques Audiard, il quale fa di tutto per rispettare formalmente ed esteticamente il genere, pur non potendo garantire uno svolgimento esattamente convenzionale. Perché, appunto, non ci sono indiani, non c’è una vera e propria oppressione verso i cittadini e neppure donzelle in pericolo in “I Fratelli Sisters”, un film dove chi deve essere salvato, casomai, sono gli uomini che (si) danno la caccia e quelli che vengono cacciati. Violenza che dovrebbe servire per andare a sovrascrivere - o a placare - altra violenza: una violenza paterna, patriarcale, che li ha segnati e allontanati dalla loro famiglia, gettandoli in pasto a un mondo, sicuramente, non meno infame o spietato. C’è uno scienziato, però, un chimico che porta con sé, stampata in testa, la formula magica per estrarre l’oro dalle rive dei fiumi, e non con lo scopo di arricchirsi e di sostituire il tiranno di turno, ma con quello di fondare una comunità dove l’avidità è bandita e la condivisione, l’educazione e l’armonia risiedono alla base. Un illuso, forse, uno di quelli che nel mucchio lo riconosci subito essere gazzella circondata da leoni, eppure, per chi è stanco di camminare a unghie di fuori, per chi è nostalgico nei confronti di un luogo accogliente abbastanza da poter chiamare casa, avere la fortuna di imbattersi in una persona del genere può diventare anche una motivazione per ricominciare a sperare.

I Fratelli Sisters FilmPer cui non te ne accorgi, ma all'improvviso tra l’umorismo grottesco, le suggestive panoramiche, le cavalcate e le uccisioni a sangue freddo, né “I Fratelli Sisters” comincia a farsi largo una certa dose di romanticismo; la voglia di credere che una società diversa è possibile e che la condanna al dolore che credevamo eterna, non è detto, magari, che non possa subire degli insperati sconti. Il primo a crederci è l’investigatore Jake Gyllenhaal, che non ci mette molto a portarsi appresso pure il già mezzo convinto Sisters maggiore, John C. Reilly: il quale a sua volta prova a far leva e a far ragionare, calmandolo, l’altro fratello più scalmanato e alcolizzato (e tormentato) Joaquin Phoenix. Per un attimo, allora, Audiard ci fa assaporare la bellezza e la serenità di un’esistenza buonista, pacifica, di un’esistenza ideale, fatta di fratellanza e di amicizia che sappiamo benissimo, tuttavia, non potrà resistere a lungo, nonostante provi a difendersi.

Perché l’avidità, per quanto tenuta a bada, farà sempre parte dell’istinto e della natura dell’essere umano: colui che, a volte, riesce a far del male persino involontariamente e senza premeditazione.
Un paradiso non è possibile, quindi. In queste condizioni, secondo Audiard, può esserci concesso, al massimo, un purgatorio. Ma anche quello bisogna guadagnarselo imparando a salire piano dopo piano, partendo dal punto più basso.

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