Juliet, Naked: Tutta Un’Altra Musica - La Recensione

Juliet, Naked Film
Quando una commedia romantica funziona, te ne accorgi perché a un certo punto cominci a sentirti avvolto come da una sensazione di leggerezza, di abbandono. Cesellata, magari, da un pensiero che dice: “Ecco, questo film sicuramente finirò per rivederlo ancora. Di notte, forse. Con la giusta atmosfera.”. Certo, poi esistono casi – rarissimi - che riescono addirittura a fare di meglio, a scardinarci il cuore e a devastarci emotivamente, ma “Juliet, Naked: Tutta Un’Altra Musica” non è lì che vuole arrivare.

La pellicola di Jesse Peretz - tratta dal romanzo di Nick Hornby - sperimenta un approccio più tiepido, scanzonato: con commedia e romanticismo che si alternano tra loro, dandosi sporadicamente la mano per camminare a braccetto. Non necessariamente un errore, questo, perché l’equilibrio tra la follia di Chris O'Dowd – innamorato pazzo della rockstar Ethan Hawke, ritiratasi prematuramente, e alla quale ha dedicato un blog, per certi versi inquietante – e l’infelicità della sua compagna Rose Byrne (bravissima e bellissima) - che sente il bisogno di maternità e non ne può più di vivere con un uomo così immaturo ed egoista – viene efficacemente governato da quell'assurdo colpo di scena che vede la rockstar adorata dal primo, iniziare a scambiarsi mail pacifiche e private con la seconda, approfittando di un commento negativo e di eventi a catena che dividono la coppia, costringendola a guardarsi dentro (davvero). Da questo momento in poi “Juliet, Naked: Tutta Un’Altra Musica” cambia ritmo, e quello che poteva apparire come un demo, come un soundcheck di routine, si fa all'improvviso melodia inebriante, coinvolgente, vitale: con il tema della maturità, le aspettative e i sensi di colpa che gradualmente vanno ad assumere uno spessore sempre più grande e a dominare la scena. Merito, soprattutto, di un contraltare per nulla stereotipato come il Tucker Crowe di Hawke, che a dispetto delle varie leggende metropolitane, non ha problemi a mostrarsi fragile - emotivamente e fisicamente - e ad assumersi – coi suoi tempi - le responsabilità di una vita passata non proprio impeccabile o di cui vantarsi.

Juliet, Naked Rose ByrneTutto, però, non smette mai di ruotare attorno al personaggio della Byrne, ai suoi sguardi, i suoi silenzi, i sorrisi con cui maschera emozioni che vorrebbe permettersi, che le piacerebbe inseguire, ma in cuor suo sa benissimo che non la porterebbero là, dove vorrebbe andare. Perché quando commetti degli errori, o quando passi quindici anni della tua vita con una persona da cui avresti dovuto staccarti da tempo, l’unico modo che hai per cancellare i rimpianti e rientrare in pista è trovare il coraggio di non commettere gli stessi sbagli, farne tesoro: utilizzando l’esperienza negativa per rinforzare te stesso e guardare al futuro. Un discorso che, in maniera diversa, nel film di Peretz, spetta un po’ a tutti, anche all'artista con ex-fiamme e figli – riconosciuti e non – sparsi per il mondo e all'eterno Peter Pan al quale servono due bei schiaffoni – metaforici – ben assestati per tornare lucido e svegliarsi dal torpore.

Quel torpore che a noi spettatori, invece, di fronte a “Juliet, Naked: Tutta Un’Altra Musica”, non sopraggiunge mai, e i motivi risiedono principalmente in una scrittura brillante abbastanza da non cadere né in retoriche e né tantomeno in stereotipi (appena sfiorati). Alimentata da un umorismo dosato ed esaltante - tra i produttori c’è Judd Apatow - e da un cast impeccabile che contribuisce a rendere la pellicola dolce quanto basta a soddisfare il nostro palato.

Trailer:

Commenti