Onward: Oltre La Magia - La Recensione

Onward Pixar Film
C’era una volta…

Comincia così “Onward: Oltre La Magia”, con un prologo che ci racconta, in sostanza, di un mondo che in passato era arricchito (e accudito) da esseri speciali dotati di magia, ma che col passare del tempo ha dovuto cedere il passo a una normalizzazione pratica, apportata dall’avvento della tecnologia (la magia a portata di tutti): la quale – di fatto – ha tolto entusiasmo e importanza a chi prima era in grado di portare gioia e far brillare gli occhi.
Una fiaba, insomma, che finge di archiviarsi autonomamente per prendere la rincorsa e ritrovare slancio.

Quando lo spiegone mette il punto, infatti, ci ritroviamo ad avere a che fare con una famiglia tendenzialmente ordinaria: un adolescente introverso e insicuro, un fratello maggiore iperattivo e con la testa tra le nuvole e una madre abbastanza tosta da riuscire a gestire i due, pur non potendo contare più su un marito scomparso ormai da anni (e il cui posto sta tentando di conquistarselo, a fatica, un nuovo compagno, poliziotto di professione). Che questa famiglia sia composta da elfi – e che quel nuovo compagno sia metà uomo, metà cavallo – importa poco, anzi è un dettaglio messo appositamente in secondo piano, perché l’elemento fantasy ha una funzione accessoria nella pellicola scritta e diretta da Dan Scanlon, una funzione accessoria che poi è destinata a rivelarsi fondamentale e indispensabile, ma mai cuore della vicenda. E a dimostrarlo è un richiamo all’avventura dettato non dalla voglia di affermazione, o da chissà quale emergenza da fronteggiare, bensì dalla possibilità – magica e inattesa – di poter passare una piccolissima quantità di tempo con un padre andato via troppo presto e che entrambi i fratelli – per motivi diversi – hanno la necessità (per non dire urgenza) di incontrare (per intero).

Onward DisneyPer quanto immaginato per stupire e per destreggiarsi in un mondo in cui a dominare è la fantasia ed il mito, quello di Scanlon allora è un prodotto orientato a muoversi lungo modelli piuttosto semplici e conosciuti. Una storia scandita da tappe prevedibili, da risvolti preannunciati, ma che a prescindere da tutto ciò, riesce a mantenere la mano ferma e ad accumulare abbastanza carisma per non interrompere quel legame che, comodamente, instaura con lo spettatore. Lo fa attraverso strizzatine d’occhio che si concede nei confronti dei coming-of-age anni ’80 e di un classico – omaggiato ancor più spudoratamente – come “Weekend Con Il Morto”, utilizzati come fonte d’ispirazione (e furbizia) e come benzina, però sempre rispettati, evitando un potenziale abuso.
Certo, il suo target di riferimento magari non sarà collocabile tra i più alti, eppure oscillando tra battute leggere, sketch più o meno efficaci e alcuni momenti visivamente notevoli, il film guadagna ugualmente punti su punti, tenendo botta fino a un terzo atto dove fa uscire fuori i suoi colpi migliori, indirizzati tutti verso la sfera emotiva e sentimentale dei personaggi.

Non sarà il film Pixar per antonomasia, sicuramente.

Ma ciò lo avevamo intuito già da tanti fattori – interni e esterni – che ne avevano anticipato la visione. Tuttavia, pur giocando di rimessa, “Onward: Oltre La Magia” trova lo stesso – nell’esperienza, nel mestiere e nelle abilità del suo studio – gli spunti, le risorse e gli escamotage per non passare inosservato. Ed è una forza (incredibile) che – ad oggi – solo un marchio come la Pixar ha il privilegio e il potere di sfoggiare.

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