A Quiet Place II - La Recensione

A Quiet Place II Poster Ita

Funziona così: se fai un film che incassa tanto – magari tantissimo – busseranno tutti alla tua porta (pubblico, ma anche produttori, major) per chiederti di scriverne un seguito.
E non è un segreto che a John Krasinski non sia andata diversamente; che personalmente “A Quiet Place II” lui non voleva proprio sentirlo nominare: tenendo il punto per un buon lasso di tempo, salvo poi cedere alle pressioni – ai ripetitivi knock, knock – e scendere a compromessi (confidiamo in ottimi compromessi). 

Un azzardo, insomma; se non fosse che stiamo parlando di una persona intelligente, di uno che sa dove andare a mettere le mani e, quindi, anche come evitare di mandare all’aria quanto di buono era stato fatto. Per cui non c’è da stupirsi se questa nuova creatura – tirata su per i capelli – pur avendo dei lineamenti approssimativi e meno incisivi, riesca lo stesso a presentarsi come prodotto onestissimo, di grande intrattenimento e – addirittura – coerente con quanto già seminato. Una prosecuzione diretta che esordisce proprio laddove era terminata la storia precedente, riattivata nella nostra memoria da una parentesi-prologo (ambientata nel Giorno 1) che rappresenterà comunque l’apice più alto dell’intera operazione. Come se non fosse passato neppure un istante, rieccoci in quel sotterraneo, allora: con la famiglia Abbott che ha appena scoperto il punto debole della minaccia aliena e ora deve trovare il modo di porre fine al suo incontrastato dominio. Una missione chiaramente disperata e incerta, ma che pare avere un'opportunità di riuscita tramite la raccolta di quell'eredità (pesantissima) lasciata libera nel primo capitolo. Cede quindi il timone ai più piccoli, Krasinski; a quei figli che aveva cercato di crescere il più velocemente possibile e preparare a ogni varia ed eventuale: lungimirante di un futuro prossimo che li avrebbe obbligati a prendere in mano la situazione, caricandoli di responsabilità. La famiglia si spacca in due, di conseguenza, e in un certo senso si allarga pure: con una metà in viaggio e un’altra arroccata (forzatamente) alla base, in attesa di auspicati ritorni o di notizie in grado di riaccendere un minimo le speranze.

A Quiet Place 2 Emily Blunt

Consapevole di non avere larga libertà di manovra nello svolgimento, né tantomeno nelle dinamiche della storia, “A Quiet Place II” cerca con ogni mezzo di preservare almeno quel che era stato il suo cuore. Vuole proteggere il messaggio inviato in origine, nasconderlo da qualsiasi impulso rischiasse adesso di poterlo azzerare, offuscare, o peggio ancora, capovolgere. Una minaccia che Krasinski – il quale torna sul grande schermo, dietro la macchina da presa e in sceneggiatura – contrasta e sconfigge andandosi paradossalmente a complicare la vita, compiendo delle scelte che di sicuro non vanno ad agevolargli e ad alleggerire il lavoro. Emily Blunt e la new entry Cillian Murphy, infatti, passano da papabili star su cui poggiare, a spalle di lusso incaricate di accompagnare e sostenere chi, invece, è chiamato a caricarsi la pellicola sulle spalle, nonostante la minuta statura. Una mossa audace, inaspettata, ma costruttiva, che alla lunga porta i suoi frutti e si lascia perdonare persino l'impiego di alcune scorciatoie un po’ troppo telefonate e di jumpscare evitabili. 

Pari e patta, diciamo.
Aggiungendo che se si riuscisse a orbitare più spesso su questi livelli, probabilmente il fan-service prestato al cinema sarebbe qualcosa di più sopportabile e meno controproducente.
Ma ci rendiamo conto, nostro malgrado, che salvare capra e cavoli, per un’industria gigantesca, è più un lusso raramente percorribile che una sana e granitica intenzione.

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