Thor: Love And Thunder - La Recensione

Thor Love And Thunder Poster

In mano a Taika Waititi, la saga di Thor è diventata la più imprevedibile del MCU.
Uno stravolgimento cominciato con “Thor: Ragnarok” e portato avanti, adesso, con questo “Thor: Love And Thunder”, che sembra quasi cavalcare a colpi d’improvvisazione e spensieratezza la confusione e lo smarrimento di una continuità narrativa, ormai impossibile da gestire.

Il che, da una parte, rappresenta una boccata d’aria fresca incredibile, piacevolissima: col genere della commedia demenziale che domina sulla scena, strizzando l’occhio a Mel Brooks e ai Monty Python (con risultati molto altalenanti). Dall’altra, però, è innegabile il ridimensionamento dell’epicità, di una mitologia – quella nordica – soffocata da una leggerezza di fondo, capace di rendere ogni conflitto, dramma o battaglia, meno appassionante e avvincente di quanto dovrebbe. Insomma, se quella di Waititi fosse paragonabile a una cura, potremmo dire che i suoi effetti rendono il soggetto altamente instabile e scoordinato. Simpatico, magari, ma decisamente poco affidabile. Ed è un peccato, specie quando hai dalla tua dei punti fermi su cui poter fare affidamento e un villain come Christian Bale - conciato da Monaco-Tibetano- Zombie - alle prese con una sorta di magia oscura (una maledizione) che ti permette di poter spaziare (e sperimentare) e di andare a giocare anche con le venature dell'horror: venature che – sempre per i motivi di cui sopra – lasciano comunque il tempo che trovano, esaurendosi all'istante.
Perché, di fatto, diventa un Chris Hemsworth show, la pellicola: con ospiti che si danno il cambio per giocare con lui a fare battute, fingere di litigare e poi abbracciarlo, ringraziandolo affettuosamente per l’ospitata. Una formula che, nel suo essere lontanissima dalla struttura di un film vero e proprio, riesce pure a restituire delle soddisfazioni e a intrattenere quanto basta, sebbene alimenti dubbi sull’effettivo scopo e il traguardo da raggiungere.

Thor Love And Thunder Chris Hemsworth

Così, di questo “Thor: Love And Thunder” non possono restare che le gag, le battute e la voglia di alcuni attori di mettersi in gioco, senza la paura di sfiorare il ridicolo: come fa lo Zeus di Russell Crowe, quando scende le scale in un modo al quale, onestamente, io non riesco ancora a smettere di pensare. La storia – lo scheletro, in sostanza – è ai limiti dell’assenza, un puro pretesto per radunare i personaggi e spingerli all’avventura verso nuovi mondi fantastici. Una scrittura pigra, superficiale, che nella parte centrale sembra ricalcare persino un pezzo del copione di “Doctor Strange Nel Multiverso Della Follia”, accrescendo i sospetti di un modello standardizzato, al quale forse – complice un pubblico non più esigente – non vale neppure la pena dare una lucidata.
Il resto è mestiere. Quello di Waititi, abbastanza scaltro da riconoscere i suoi limiti e da sapere come muoversi per non ingolfare la macchina. Da accendere la radio nei momenti giusti, mettendo a palla il cd dei (suoi amati) Guns N' Roses, e riacciuffare l’attenzione dello spettatore, mai preso davvero all'amo e messo in condizioni di patire o preoccuparsi per il destino dei suoi eroi.

Una farsa volontaria e dichiarata, quindi.
Con all’interno la sensazione che certe tematiche riguardanti i personaggi – la loro crescita, il loro posto nel mondo, la paura di (ri)aprirsi al prossimo – fossero abbastanza profonde ed estese da meritare un approccio assai meno blando e frivolo. Un approccio in grado di esaltare meglio il loro percorso e la loro evoluzione.
Ma con la Marvel, ultimamente, si sa', è difficile trovare o pretendere una quadra.
E lo è persino quando le linee per poterla assemblare sono piazzate esattamente lì, in bella vista.

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