Serve un taglio, un cut, questa volta eseguito da Michel Hazanavicius - ovvero il regista effettivo di "Cut! Zombi Contro Zombi" - in persona, per rimettere ordine. Per tornare a qualche settimana prima dell'inizio delle riprese e scoprire davvero cosa è successo, perché e come. È il momento in cui la storia - l'intera storia - comincia ad assumere un sapore metacinematografico, il momento in cui viene spiegato che quanto ci si è apprestato a mettere in scena altri non è che il remake di un horror giapponese (precisamente il "Zombie Contro Zombie - One Cut Of The Dead" di Shin'ichirō Ueda), andato benissimo in patria e quindi ora pronto per essere esportato anche in Europa. Scopriamo chi sono, da dove vengono e - in particolare - quali sono pregi e difetti di cast e crew, allora, e come l'allestimento del progetto sia destinato, proprio a causa loro (e pure di qualche scontro diplomatico), ad assumere una parabola inevitabilmente discendente. Il ricalco, insomma, di quello che fu la versione originale, già citata: con l'aggiunta di piccole modifiche che vanno a renderla un pizzico più appetibile ed esilarante. Troppo poco, tuttavia, per giustificare un'operazione del genere; per dare un senso ai motivi che hanno spinto uno come Hazanavicius - un autore, alla fine - a volersi mettere al timone di un lavoro come questo.
Interrogativi - leciti - che per essere risolti e schiariti devono attendere l'approdo del terzo atto, quello in cui "Cut! Zombi Contro Zombi" letteralmente esplode e si scatena. Qui tutti i nodi vengono al pettine. Tutti i dubbi, le incertezze e le situazioni che avevamo intravisto e che ci erano sembrate assurde in apertura trovano una spiegazione: legandosi, chiaramente, a molti semi piantati lungo il blocco centrale. Hazanavicius compie un lavoro incredibile in termini di regia - visto e considerato che la scrittura non è farina del suo sacco - e di mestiere, riuscendo, se vogliamo, a insegnare una volte per tutte come il finale di un film sia fondamentale e come possa andare a stravolgere totalmente il giudizio che lo riguarda. Per noi spettatori è il via libera per salire a bordo di una giostra divertentissima, un'escalation geniale composta da sketch esilaranti e da risvolti assurdi, all'interno dei quali la magia del cinema, la sua bellezza e il calore del set trovano esaltazione, sfociando in un'intensa dichiarazione d'amore.
L'ennesima del regista, autore di "The Artist".
Che realizza un film d'intrattenimento brillante, spassoso e tenero. Certo, molti dei suoi difetti - come la retorica e la furbizia - non mancano all'appello, purtroppo, ma complice un copione originale collaudato ed esuberante, gli esiti non possono che apparire ugualmente stuzzicanti e positivi.
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