Cut! Zombi Contro Zombi - La Recensione

Cut! Zombie Contro Zombie Poster

In principio c'è il girato finale: lo zombie movie di mezz'ora - in piano sequenza - commissionato al regista Romain Duris da una co-produzione franco-giapponese. Le immagini che vediamo, però, non convincono tanto. C'è qualcosa di strano, di improvvisato, di involontariamente imbarazzante. Somiglia al cortometraggio di un esordiente, di un regista alle prime armi, sebbene la realtà voglia dirci esattamente il contrario.

Serve un taglio, un cut, questa volta eseguito da Michel Hazanavicius - ovvero il regista effettivo di "Cut! Zombi Contro Zombi" - in persona, per rimettere ordine. Per tornare a qualche settimana prima dell'inizio delle riprese e scoprire davvero cosa è successo, perché e come. È il momento in cui la storia - l'intera storia - comincia ad assumere un sapore metacinematografico, il momento in cui viene spiegato che quanto ci si è apprestato a mettere in scena altri non è che il remake di un horror giapponese (precisamente il "Zombie Contro Zombie - One Cut Of The Dead" di Shin'ichirō Ueda), andato benissimo in patria e quindi ora pronto per essere esportato anche in Europa. Scopriamo chi sono, da dove vengono e - in particolare - quali sono pregi e difetti di cast e crew, allora, e come l'allestimento del progetto sia destinato, proprio a causa loro (e pure di qualche scontro diplomatico), ad assumere una parabola inevitabilmente discendente. Il ricalco, insomma, di quello che fu la versione originale, già citata: con l'aggiunta di piccole modifiche che vanno a renderla un pizzico più appetibile ed esilarante. Troppo poco, tuttavia, per giustificare un'operazione del genere; per dare un senso ai motivi che hanno spinto uno come Hazanavicius - un autore, alla fine - a volersi mettere al timone di un lavoro come questo.

Cut! Zombie Contro Zombie Hazanavicius

Interrogativi - leciti - che per essere risolti e schiariti devono attendere l'approdo del terzo atto, quello in cui "Cut! Zombi Contro Zombi" letteralmente esplode e si scatena. Qui tutti i nodi vengono al pettine. Tutti i dubbi, le incertezze e le situazioni che avevamo intravisto e che ci erano sembrate assurde in apertura trovano una spiegazione: legandosi, chiaramente, a molti semi piantati lungo il blocco centrale. Hazanavicius compie un lavoro incredibile in termini di regia - visto e considerato che la scrittura non è farina del suo sacco - e di mestiere, riuscendo, se vogliamo, a insegnare una volte per tutte come il finale di un film sia fondamentale e come possa andare a stravolgere totalmente il giudizio che lo riguarda. Per noi spettatori è il via libera per salire a bordo di una giostra divertentissima, un'escalation geniale composta da sketch esilaranti e da risvolti assurdi, all'interno dei quali la magia del cinema, la sua bellezza e il calore del set trovano esaltazione, sfociando in un'intensa dichiarazione d'amore.

L'ennesima del regista, autore di "The Artist".
Che realizza un film d'intrattenimento brillante, spassoso e tenero. Certo, molti dei suoi difetti - come la retorica e la furbizia - non mancano all'appello, purtroppo, ma complice un copione originale collaudato ed esuberante, gli esiti non possono che apparire ugualmente stuzzicanti e positivi.

Trailer:

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