Le Buone Stelle: Broker - La Recensione

Le Buone Stelle Poster

Sulle famiglie disfunzionali, onestamente so poco e niente.
Vengo da una famiglia di quelle considerate tradizionali, per cui posso solo immaginare per sentito dire che cosa significa vivere (e crescere) in un contesto diverso (più difficile?, più traumatico?) dal mio. Dovessi provare, però, a calarmi in questo genere di realtà mi piacerebbe pensare che abbia ragione il regista giapponese Hirokazu Kore-Eda: che sulla materia ha deciso di costruirci praticamente un’intera filmografia.

Lo ha fatto non prendendo mai sottogamba la complessità della questione, cambiando sempre il punto di vista e ragionandoci a fondo, prudentemente. Molto meglio, insomma, di chi ama spesso parlare a sproposito, demonizzare a prescindere e far di tale (e possibile) scenario una crociata personale, da combattere a colpi di slogan e di stereotipi. In “Le Buone Stelle: Broker” – che è solo l’ultimo tassello inserito nello splendido mosaico di Kore-Eda – troviamo allora una giovane madre che sta abbandonando il proprio figlio sul marciapiede di una chiesa. Potrebbe metterlo all'interno di una scatola creata apposta per farlo entrare nella struttura e dare il (tacito) via al processo ufficiale di riaffido, ma si rifiuta. Così, a riparare alla negligenza, ci pensa una poliziotta appostata sul luogo per cogliere in flagrante una coppia di mediatori, soliti intrufolarsi in quel posto per “rubare” neonati abbandonati e rivenderli in nero a genitori che non possono (o non vogliono) passare per i canali burocratici. Un incipit che già da sé, è tutto un programma. Eppure, rappresenta solo l’inizio di un viaggio lunghissimo, dove le apparenze, i ruoli e i (nostri) pregiudizi dovranno imparare a rimescolarsi di continuo, accettando la probabilità che, forse, non sempre è facile trovare il modo e la maniera di semplificare la complessità della vita.

Le Buone Stelle Film

Dietro ogni gesto, anche il peggiore, esiste una motivazione, un'influenza (che ha un peso, seppur non per forza deve scagionare l’esecutore dal suo reato).
E così può capitare anche che chi vende bambini abbia una sua etica, una sua filosofia, e si rifiuti di cedere il malloppo al primo acquirente disposto a pagare. Lo stesso vale per chi li abbandona i bambini, e che magari torna pure a riprenderselo, il suo, perché in preda a una serie di dubbi, dovuti a un passato che non può essere sorvolato. Un passato che influenza il comportamento – e le (strane) scelte – di tutti i personaggi presenti in “Le Buone Stelle: Broker”, che man mano che prosegue si fa sempre più intricato, misterioso e pieno di nodi strettissimi da sciogliere: al punto da far vacillare persino noi spettatori sul destino di questa povera creatura e sul calore familiare che più si meriterebbe di ricevere in futuro. La mano – e la sensibilità e la dolcezza – di Kore-Eda riesce a rendere quella che sarebbe stata dovunque una situazione drammaticissima e pesantissima, una vacanza indimenticabile, non priva di vitalità: in cui c’è spazio per ridere, aprirsi e per cercare di perdonare e di perdonarsi.

E come detto, il regista giapponese non lo fa sottovalutando la questione; fingendo che ciò di cui si sta parlando non sia una cosa seria, anzi. Nella sua storia, a (nostro) malincuore, gli errori si pagano e pagheranno tutti coloro che devono pagare. Sebbene si lasci a ognuno uno spiraglio per ricominciare, ripartendo dalla consapevolezza che le nostre colpe e quelle che abbiamo ereditato non devono gravare in eterno sulle nostre spalle.

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