Bussano Alla Porta - La Recensione

Bussano Alla Porta Shyamalan

Ne parlavo giusto giusto con un amico, poco prima di entrare in sala, in merito alle aspettative che, ogni volta, M. Night Shyamalan riesce ad alzare: avendoci abituato a pellicole che oscillano puntualmente tra il possibile capolavoro e l’esatto opposto.
A volte riescono, addirittura, a essere la stessa cosa contemporaneamente, alternandosi il ruolo tra sviluppo della storia e risoluzione della stessa.
Insomma, nel bene o nel male, da queste parti Shyamalan piace, se non altro per come ama sperimentare col cinema e per come sa usare perfettamente il linguaggio del mezzo.

Ne è la testimonianza l’apertura di “Bussano Alla Porta”, dove questa bambina immersa nel bosco, sta catturando cavallette da infilare dentro un barattolo, fino a quando, all’improvviso, non si vede spuntare davanti agli occhi la montagna umana di Dave Bautista: presenza immediatamente inquietante che si sforza di apparire amichevole. E in questo primo approccio, nelle dinamiche e nelle inquadrature – soprattutto nelle inquadrature, che sono primissimi piani leggermente inclinati – viene fuori tutta la capacità innata di Shyamalan nel saper creare tensione e nel riuscire a mettere noi spettatori a disagio praticamente col niente. La storia infatti – quella vera – non si è ancora dipanata, e teoricamente (e dico teoricamente, perché do per scontato che abbiate almeno visto il trailer) non sappiamo ancora cosa sta per succedere, né tantomeno i motivi. Eppure la sensazione è quella di un male gigantesco, pronto a deflagrare. Non a caso, da lì a pochissimo avverrà la famosa irruzione domestica e, via via, una serie di altre situazioni che, per questioni di spoiler, non scrivo, ma che vedranno i genitori di quella bambina – due uomini – essere messi sotto torchio da Bautista e (tre) compagni per prendere velocemente una drastica scelta sulla quale andrà a pesare il futuro del mondo e dell’intera umanità.

Bussano Alla Porta Film

Ci scherzano su – e ci scherzano si fa per dire, vista la paura che aleggia nell’aria – i due protagonisti interpretati da Jonathan Groff e da Ben Aldridge: ipotizzando che queste persone, venute a bussare alla loro porta, appartengano ai testimoni di Geova. A noi scappa un sorriso – uno dei pochi – ma l’ipotesi, seppur imprecisa, si rivelerà presto meno estemporanea del previsto. Perché la disputa in ballo non si discosta molto da quel genere di (pre)visioni, tant’è che i richiami – lontani – a “E Venne Il Giorno” si fanno presto spontanei, così come quelli alla serie tv “Sevant”, che Shyamalan sta portando avanti presso altre sedi. Sono legami non di sangue, ma di spirito, di attitudine, che in qualche modo lo aiutano a maneggiare discorsi attuali e provocatori nei quali viene messo al centro l’uomo e la (sua) natura, causando spesso dei piccoli pruriti che, pur potendo, però, non diventano mai realmente feroci ed irritanti.

E, probabilmente, è questa mancanza di coraggio che preclude a “Bussano Alla Porta” di manifestare un carattere dirompente. Che lo porta a modificare parte del romanzo originale da cui è tratto – che è “La Casa Alla Fine Del Mondo”, scritto da Paul Tremblay – edulcorando certi esiti che, magari, chi lo sa, lo avrebbero potuto renderlo maggiormente incisivo di quanto sulla carta poi appaia. Shyamalan sembra un tantino imballato qui, meno libero e sfrontato del solito - più testa e meno pancia - e, pur portando a casa un thriller rispettabilissimo, non lascia dei graffi che possano definirsi davvero taglienti.

Trailer:

Commenti