I Tre Moschettieri: D'Artagnan - La Recensione

I Tre Moschettieri 2023 Poster

La risposta ai blockbuster americani
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Lo ha definito più o meno così, il produttore francese Dimitri Rassam, questo nuovo adattamento de “I Tre Moschettieri”. Tant’è che da parte nostra, a questo punto, veniva spontaneo chiedersi se lo avesse fatto per alzare le aspettative, oppure per abbassarle drasticamente.
Certo è, che a vedere il budget – circa 70 milioni di euro – e il cast – composto dalla crème de la crème francese – e pure la scelta di dividere l’opera in due capitoli, l’ago della bilancia tendeva a pendere verso la prima ipotesi, con la classica variabile relativa alle trasposizioni – ma perché no, pure ai blockbuster in generale – che di solito tendono a pasticciare il materiale di partenza.

E la sfortuna, per quanto mi riguarda, è che il romanzo di Alexandre Dumas, qualche anno fa, io l’ho pure letto, per cui, avendolo apprezzato anche tantissimo, approcciavo a questa pellicola in contrasto tra fiducia e titubanza.
Anche se, tra le due forze, onestamente, a prevalere continuava a essere la fiducia.
Una fiducia ripagata dal regista Martin Bourboulon – e dagli sceneggiatori Alexandre de La Patellière e Mathieu Delaporte – attraverso un approccio che, già dal prologo, promette di voler puntare sì allo spettacolo e all’intrattenimento, ma pure al rispetto e alla tutela di ciò che si sta andando a toccare. C’è come un senso di responsabilità nell’aria, infatti, che è piuttosto evidente, percettibile, e che, forse, va addirittura a compromettere quel lasciarsi andare verso un’ironia e una maggiore leggerezza che nelle pagine del libro erano un toccasana, mentre qui un po’ latitano, spiacevolmente. Eppure rappresentano l’unica nota e realmente rivedibile di questo “I Tre Moschettieri: D'Artagnan”, perché per il resto – licenze poetiche comprese – sia l’atmosfera globale che la vicenda riescono a restituire abbastanza dell’esperienza originale, con attori e attrici perfettamente a loro agio nei ruoli e un ingranaggio che non si inceppa praticamente mai, galoppando spedito e fiero verso quello che è il primo spaccato della storia.

I Tre Moschettieri 2023

Storia che, tra l'altro, non ha paura a prendersi delle (larghe?) libertà, a modificare alcuni eventi, a puntare verso uno stile che tende ad esaltare il mezzo – il cinema – e, quindi, la meraviglia del grande schermo. Questo potrebbe far storcere un tantino il naso ai cosiddetti puristi, ma nell’economia del racconto è paragonabile a una minuscola deviazione che, se percepita, è pure comprensibile e assolutamente sorvolabile. Ciò che conta, del resto, è la posta in gioco e per posta in gioco s’intende il realizzare una versione fedelmente moderna de “I Tre Moschettieri”, capace di diventare una sorta di riferimento per chiunque abbia voglia di tornare ad assaporare quelle avventure e quegli intrighi e abbia voglia di farlo nel minor tempo possibile. Non a caso l’intento di Bourboulon è spingere molto il pedale sulla vivacità dei generi, ovvero il thriller e quello che lui ha rinominato – giustamente – royal western, aumentando la patina accattivante e l’epicità del suo prodotto, senza il bisogno di scadere in nessuna baracconata da quattro soldi.

Le premesse sono buone, insomma.
Anzi, buonissime.
L’unico interrogativo – lecito – resta legato al capitolo che vedremo a Natale (in Francia uscirà a dicembre): quello che porta il nome della splendida Milady di Eva Green. Se la coerenza con questo lo faranno da padrone, potremo parlare di operazione mirabilmente riuscita. Se, invece, qualcosa dovesse andare storto…beh, in quel caso sarà davvero un peccato.

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