November: I Cinque Giorni Dopo Il Bataclan - La Recensione

November Film 2023

In Francia esiste un prima e un dopo il 13 Novembre 2015.
La data si riferisce ai tragici attentati di matrice islamica avvenuti in diverse zone della città di Parigi -  responsabili di 131 morti e 494 feriti - che hanno scatenato una caccia all’uomo durata circa cinque giorni, portata avanti senza sosta dalla squadra dell’antiterrorismo locale. Un’indagine paragonabile a una corsa contro il tempo, nella quale è stato fondamentale non tralasciare alcun dettaglio, pista, o testimonianza e dove, per giungere alla "vittoria", si è dovuto ricorrere persino a qualche “improvvisazione” estranea al codice ordinario.

E il regista Cédric Jimenez, forte dalla sceneggiatura scritta da Olivier Demangel, è proprio così che ha deciso di raccontarcela, di tornare a quei momenti, nel tentativo di farli (ri)vivere direttamente anche a noi che, magari, abbiamo assistito a quei fatti di cronaca con interesse, ma pure col distacco di chi sapeva che il pericolo non era esattamente all'interno della sua casa. Lo fa togliendo, anzi tagliando totalmente la spettacolarizzazione e la retorica: e quindi senza inserire immagini delle stragi, delle bombe, o del Bataclan. Quando la storia inizia, infatti, il peggio sta già accadendo, i cellulari squillando e le televisioni trasmettendo il panico che scorre per le strade. L’occhio di “November: I Cinque Giorni Dopo il Bataclan” è fisso sull’urgenza, sulla paura che i colpevoli possano fuggire e farla franca, sparire dai radar – di nuovo, come suggerisce il prologo – e lasciare una Nazione intera a fare i conti, oltre che col danno (irreparabile), pure con una beffa che, se possibile, potrebbe ampliare ulteriormente le ferite (e l'incertezza). Una Francia addolorata, che sanguina, allora. Letteralmente. Lo percepiamo dagli sguardi intensi e dagli scatti rabbiosi di Jean Dujardin, che un po’ sente sulle sue spalle - esagerando - le scorie di quanto è accaduto. Dalle leggerezze con cui una sua collega rischia di compromettere il fermo di un potenziale testimone e dalla rincorsa generale di una squadra che non ha né il lusso, ma neppure la voglia di perdere secondi preziosi.

November Dujardin

Non ci si ferma un attimo in “November: I Cinque Giorni Dopo il Bataclan”.
Il ritmo è sempre serratissimo, la tensione alle stelle e la voglia da parte di Jimenez di realizzare una pellicola che non sia solamente una sorta di testimonianza, o ricostruzione storica, ma anche qualcos'altro, è abbastanza palese. Il suo approccio alla materia non è mai documentaristico, né tantomeno scolastico. Le dinamiche del dramma gli forniscono le condizioni per abbandonarsi al genere action e alla spy-story, aumentando la densità e la muscolarità di una narrazione che a noi spettatori restituisce lo stesso affanno e batticuore provato dai suoi protagonisti (se non pure vaghi ricordi di Jason Bourne e del cinema di Michael Mann). Un lavoro meticoloso, disciplinato e intelligente, che si limita a esporre i fatti e a rispettare davvero – come avverte in apertura – quel non volersi schierare in favore di, o contro nessuno: tant'è che in una scena vediamo uno dei sospettati provocare gli agenti, affermando che la Francia, di quella orribile notte, sia in parte responsabile.

La certezza, tuttavia, è che il 13 Novembre 2015 fu una data cruciale, di cui restano indelebili le cicatrici. Riferimento di un’indagine storica, a seguito della quale moltissime regole legate alla battaglia contro il terrorismo vennero cambiate, o riviste. Come la protezione verso quei civili che, pur essendo decisivi, magari, nella cattura dei colpevoli, rischiavano ugualmente – e ingiustamente – di restare in prigione e di scontare una pena.
Una pagina, insomma, che, come è successo ad altre in passato, il cinema non poteva affatto ignorare.

Trailer:

Commenti