Guardiani Della Galassia: Vol. 3 - La Recensione

Guardiani Della Galassia Vol 3 Poster

James Gunn
saluta la Marvel e, con lei, i Guardiani Della Galassia.
Lo fa con un terzo capitolo che va a concludere, forse, quella che è stata la trilogia qualitativamente più equilibrata dell’MCU, dimostrando grande affetto per i suoi protagonisti e guardando già al prossimo futuro (il suo, ovviamente).

Sembra scritto un po’ con la mano sinistra, infatti, questo “Guardiani Della Galassia: Vol. 3”, perlomeno per quanto riguarda tutta la parte legata al villain e a un terzo atto che trafuga, qui e là, dalla sceneggiatura che lo stesso Gunn aveva scritto per l’ultimo “Suicide Squad” (ve le ricordate le stelline marine?). Di cuore però ce n’è comunque parecchio, e sta tutto nell’altro film, quello più piccolo, nel quale vengono raccontate le origini di Rocket Raccoon: vero protagonista, nonché motore della storia. Qui, il passato torna a cercarlo per provare a riprenderselo e, nel farlo, lo mette in fin di vita, costringendo i suoi amici a partire in missione (suicida?) per recuperare gli strumenti – dei codici – necessari a rimetterlo in piedi. Viene a crearsi, in questo modo, l’occasione per andare a chiudere un cerchio, per rispondere alle domande dell’unico membro della banda sulla quale sapevamo oggettivamente poco, o niente: pur potendo immaginare – tramite intuito – a grandi linee la situazione. E raccontando degli esperimenti che lo hanno visto nascere ed evolvere, Gunn trova il guizzo per smarcarsi – a corrente alternata, sia chiaro – dalle policy aziendali e commerciali, mettendo in piedi una sorta di cortometraggio che ruba la scena, l’interesse degli spettatori e che, da solo, vale il prezzo del biglietto.

Guardiani Della Galassia 3 Rocket

Ci parla di imperfezione, allora, di trovare un (nostro) posto nel mondo e lo fa attraverso la voce di questi poveri animali che sognano di avere un futuro e una vita, nonostante le circostanze suggeriscano il contrario. È Gunn nella sua versione migliore, in sostanza, superiore addirittura a quello che non vede l’ora di cazzeggiare e pari, probabilmente, all’altro che ci tiene a compattare il gruppo e a salutarlo commuovendosi e commuovendoci. Peccato che tra queste versioni, si riesca a intravedere pure quella inedita del Gunn-dimissionario: come accennato, un po’ pigro in certi passaggi e, magari, un tantino snob nei confronti di quelle new entry che non toccherà a lui sviluppare e amalgamare. In circa due ore e mezza, lo spazio per limare alcuni dettagli non gli sarebbe mancato e avrebbe potuto accorciare qualcosa, per andare ad ampliarne un’altra, ma ciò significava dover togliere gli occhi di dosso, per qualche istante di troppo, a Star-Lord e Gamora, a Drax, Nebula e Mantis, e a Rocket: un gioco che per lui, evidentemente, non valeva la candela.

Per cui si esce soddisfatti a metà dalla visione di “Guardiani Della Galassia: Vol. 3”, consapevoli di aver visto finalmente un film Marvel accettabile, ma anche diretto da un regista con un piede – e la mente – in due staffe. Il suo addio ai protagonisti (alla saga) è appassionato e sincero, sebbene dalla loro ultima avventura, era lecito aspettarsi qualcosa di maggiormente solido, pirotecnico e memorabile.
E non solo a livello musicale.

Trailer:

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