Indiana Jones E Il Quadrante Del Destino - La Recensione


Indiana Jones 5 Poster

Io me lo ricordo, qualche mese fa, quando uscirono gli articoli che raccontavano delle proiezioni di prova organizzate per “Indiana Jones E Il Quadrante Del Destino”.
Me lo ricordo quello che si diceva sui molteplici finali – tre o quattro – testati dalla Disney su un pubblico campione: nessuno era soddisfacente.
Me lo ricordo perché ci scrissi sopra anche un tweet – che però ricordo di meno – che ironizzava sul fatto che il finale migliore sarebbe stato quello di non far uscire il film, paradosso che poi cominciò a circolare veramente, in rete, quando alcune voci minacciavano di una possibile uscita direttamente in streaming.

Da quel momento, un lungo periodo di silenzio.
Nessuno parlava più della pellicola, nessuno che si azzardava a nominarla: il che, molto spesso, può essere d’aiuto (strategico?) per calmare le acque, dimenticare i pregiudizi. Anche perché, quando è arrivato il trailer, molti entusiasmi – compreso quello del sottoscritto – hanno cominciato a riaccendersi, rafforzati ulteriormente dall’annuncio del passaggio al festival di Cannes che sembrava quasi la certificazione definitiva di una qualità (accettabile, almeno) ritrovata, di un prodotto sistemato.
Eppure…

Eppure, l’unica criticità che la Disney è stata capace di sistemare è la delusione ancor prima della visione, perché per quella che si prova durante e dopo, è stato fatto ben poco. E qui il discorso si amplia perché se “Indiana Jones E Il Quadrante Del Destino” è un’operazione incomprensibile e ai limiti del fiasco, non è tanto perché la sceneggiatura – scritta addirittura a otto mani – oscilla tra il banale, il folle ed il posticcio, quanto perché alla base di essa è evidente che manchi una visione, un progetto. Perché rifare Indiana Jones? A quale scopo? Che direzione si vuole dare al franchise? Quale sarà il suo futuro? E la risposta che traspare per ogni domanda, guardando il film, è: “Boh!”. L’unica spiegazione – che probabilmente è quella giusta, sostenuta anche da un insider hollywoodiano – è che avendo acquisito i diritti del marchio e avendoli pagati profumatamente, la Disney abbia pensato fosse arrivato il momento di cominciare a fatturarci un po’ su, e bisognava farlo piuttosto in fretta perché, insomma, come direbbe Corinna, Harrison Ford ha gli anni che ha (e sullo schermo, nelle sequenze d’azione, purtroppo, li vediamo tutti).

Indiana Jones E Il Quadrante Del Destino

E a noi dispiace perché James Mangold alla regia era la scelta giusta. La sua bravura è indiscutibile e non gli si può rimproverare nulla: se non l’avere accettato una missione scriteriata e suicida. Lui stesso ha dichiarato di aver camminato su un campo minato, il problema è che su questo campo nessuno ha provato a metterlo in condizioni di salvarsi la vita. Come per Star Wars, infatti, si è cercato un’altra volta di andare a prendere quanto di buono fatto in passato, riproponendolo al presente (fan service). Quindi ecco tornare i nazisti – che con Indy hanno un conto in sospeso che non intendono archiviare – qualche reperto storico dalle potenzialità straordinarie nascosto chissà dove e una figlioccia (Phoebe Waller-Bridge) che avrebbe dovuto ereditare frusta e cappello – e ce lo dice il terzo atto – ma che, forse, causa ripensamenti in corso d’opera e scarsa organizzazione, non erediterà proprio un bel niente.

E allora, se togliamo un prologo avvincente in cui la sola pecca è il de-aging di Ford – sul quale è possibile chiudere un occhio – il resto dell’avventura è una frustata secca, in piena faccia (il colpo di scena finale ricorda un cinepanettone). L’ennesimo segnale di un Impero – quello Disney – che colpisce ancora e che dà l’impressione di avere una considerazione del pubblico assai più bassa della qualità raggiunta ultimamente dai suoi prodotti.

Trailer:

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