Foglie Al Vento - La Recensione

Foglie Al Vento Poster

Quando entri in un film di Aki Kaurismäki, tutto appare strano, assurdo, come fosse un sogno.
La realtà è alterata, non proprio distorta, ma comunque diversa da come noi la conosciamo.
L’atmosfera ha un sapore suggestivo, intrigante, sebbene non somigli minimamente a quella di un'isola felice.
Tutt’altro, casomai. 

Perché in “Foglie Al Vento”, ci sono una donna e un uomo che, di fatto, son due perdenti. 
Lei lavora in un supermercato dove è pagata malissimo e dove viene pure licenziata, perché scoperta a portare a casa della merce scaduta (e che per lei voleva dire cena). Lui è un operaio, invece, pagato sempre malissimo e licenziato quando, a causa di un incidente, il suo datore di lavoro lo scopre essere alcolizzato. Neanche a dirlo, i due sono destinati ad incrociarsi, a piacersi e, quindi, a frequentarsi. Entrambi anime ferite, disincantate, deluse, che sembrano fatte l’una per andare a guarire i vuoti presenti nell’altra. Eppure, le cose si complicano, sia per colpa di lui (e del suo vizio), sia per colpa di una sorte beffarda e disgraziata che, a quanto pare, non vede l’ora di accanirsi ulteriormente su esistenze già martoriate. E, allora, a lui e a lei non rimane che intestardirsi, opporsi, non perdere la speranza e tenere testa alle avversità. Anche se a volte farlo è di una difficoltà inaudita, anche se le cose vanno tutte per il verso sbagliato e nemmeno accendere la radio ormai dà più sollievo: perché al posto della musica scorrono notizie spaventose, riguardanti il conflitto tra Russia e Ucraina.

Foglie Al Vento Film

C’è una vitalità enorme dentro un film, apparentemente così piccolo, come “Foglie Al Vento”.
Una vitalità che diventa una sorta di diritto che i suoi – meravigliosi – protagonisti (ma non solo loro) decidono di esercitare e di difendere, nonostante intorno ogni cosa stia lentamente cadendo a pezzi e morendo. L’unico luogo sicuro, protetto dal declino, è forse il pub dove la sera (tutti?) si rifugiano per bere (e dimenticare) e svagarsi, e dove la musica (finalmente) può ritrovare quello spazio (e quel senso) che ha perduto al di fuori. Ed è lì dentro che le storie nascono, che il tempo è sospeso e la magia risorge. Dove si può ricominciare a pensare a una felicità ancora possibile e, magari, raggiungibile proprio attraverso il lusso dell’amore. Il mondo fuori è diventato un posto arido, in fondo, pieno di gente orribile e insensibile, ci dice Kaurismäki, ma non per questo ci dobbiamo abbattere o adeguare a loro. Non per questo dobbiamo voltare le spalle a noi stessi, o tantomeno perdere il senso dell’umorismo.

E lui è il primo a dare l’esempio, con un film (e con un cinema) che su uno sfondo per niente rassicurante, costruisce una storia d’amore tenera, dolce e divertente. Una di quelle che ti restano addosso e che ti fanno stare bene anche a distanza di giorni, accendendo la fiamma di una speranza secondo la quale nulla è mai perduto davvero.

Trailer:

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