Memory - La Recensione

Memory Poster 2024

Cos'altro vi serve da queste vite? 
Ora che il cielo al centro le ha colpite. 
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. 

Cantava così, Fabrizio De André nel ritornello della sua Una Storia Sbagliata. Parole che, mentre vedevo "Memory" di Michel Franco, hanno cominciato lentamente a farsi largo e a suonare nella mia testa. Un'interferenza che, li per li, ho cercato di mettere da parte, di scacciare, ma che poi ho capito essersi palesata in quanto perfettamente in linea con la storia che stavo seguendo. E questo perché sia la Sylvia di Jessica Chastain e sia il Saul di Peter Sarsgaard (ma pure le persone che orbitano attorno a entrambi) sono un po' vittime di una vita che, purtroppo, li ha colpiti e scolpiti.

Lei, la vediamo subito in un centro per alcolisti anonimi a raccogliere le congratulazioni per il lungo periodo di sobrietà raggiunto. Un traguardo che però c'entra in parte con le ferite che ha da cicatrizzare, e che è secondario rispetto alla ferita più grande (gigantesca) che Franco sceglie, intelligentemente, di svelarci un pezzettino alla volta: prima mostrando l'espressione preoccupata di Sylvia quando vede un ragazzino avvicinarsi a sua figlia adolescente, poi con un'accusa a parole verso Saul e, infine, in una delle scene madri della pellicola, a dir poco devastante. E a proposito di Saul, i due si incontrano proprio a un raduno della loro città di origine, con lui che le si avvicina come per volerla abbordare e lei che reagisce alzandosi e abbandonando la festa. Non se lo aspetta che lui la seguirà fino a casa, restando accucciato fuori al portone tutta la notte, sotto la pioggia che cade a dirotto. Un gesto che l'uomo non saprà spiegare: soffre di demenza precoce e non ricorda cosa lo ha spinto a comportarsi da stalker. Ma l'impressione è che a legare i due ci sia un passato, un sospeso, e, per un attimo, ascoltando ciò che racconta Sylvia, questo passato non solo esiste, ma è pure orribile. Anche se, stando alla ricerca eseguita dalla sorella sugli annuari scolastici, Sylvia deve aver scambiato Saul per qualcun altro. E così, presa dal senso di colpa per averlo trattato male, decide di accettare l'offerta di lavoro del fratello e della nipote, cominciando a badare a lui.

Memory Franco Film

Si, è una genesi contorta, in effetti, quella che lega i due personaggi di "Memory". Tanto macchinosa da mettere per iscritto, quanto semplice da guardar nascere sul grande schermo. Questo, probabilmente, perché quello scritto e diretto da Franco è un film fatto di gesti, di sguardi, più di silenzi che di parole. I dialoghi sono pochi, infatti, e quasi tutti faticosi, pesanti, frenati da un cervello che per necessità, o per virtù preferisce operare al contrario, e quindi dimenticando più che ricordando. I ricordi appartengono al passato, del resto, e il passato è ciò che più influenza il presente. In questo caso, lo fa in maniera dolorosissima, quasi straziante. Eppure è proprio da questo dolore che Sylvia e Saul riescono a costruire il loro rapporto prima e la loro relazione poi; a trovare il modo di prendersi per mano, aiutarsi, credere ancora che ci siano motivi per continuare a sorridere. Dall'esterno somigliano a due vite la cui salvezza è complicatissima, impossibile, ma non appena li vediamo attorcigliarsi, cercarsi a vicenda e lottare contro il mondo intero, ecco che ci appaiono improvvisamente vivi, felici, con un futuro davanti (e non importa che sia incerto, breve, basta che ci sia).

Una storia d'amore, allora, certo.
Ma tra abusi e (perdita di) memoria, quella di Franco è pure una storia che intende a analizzare un cambiamento importante, sia culturale, sia generazionale. E a comunicarcelo è una scena semplice, diretta, altissima. Quella in cui la figlia di Sylvia, dopo aver scoperto la verità sulla madre e sul suo rapporto ai minimi termini con la famiglia, impedisce alla zia di entrare in casa, dicendole: Se avessi una sorella, non le farei mai una cosa del genere!". Una frase che racchiude un po' l'intera evoluzione che si è riusciti a fare negli ultimi anni su questo argomento. Un'evoluzione per niente esaurita, ci mancherebbe, ma che già così è capace di poter far la differenza e di spostare parecchio.
Evitando, magari, di andare a colpire e a scolpire altre vite.

Trailer:

Commenti

  1. Regista importante Michel Franco, non sbaglia un film. Anche i precedenti "Sundown" e "Nuevo Orden" mi erano piaciuti molto. Da tenere d'occhio

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