È con queste parole che Deadpool accoglie il redivivo Logan, all'interno del suo mondo. Parole che fanno rima, in un certo senso, con l'altra battuta pronunciata sempre dal supereroe interpretato da Ryan Reynolds: "Sono il Gesù della Marvel. Sono il messia!". E direi che come indizi bastino e avanzino per farci capire due cose importantissime (tre, in realtà, ma la terza la vediamo dopo): la prima è che Deadpool ora flirta col pubblico (con un certo tipo di pubblico, con la fan-base), anche quando non sfonda la quarta parete e la seconda è che la Marvel - e la Disney, a cascata - ha deciso di sfruttare la sfacciataggine e l'anarchia del nuovo arrivato, per fare mea culpa e rimediare ai disastri commessi, buttandola in caciara.
Ma la cosa più assurda è che la strategia funziona.
Cosi, "Deadpool & Wolverine" diventa uno show comico e meta-cinematografico, un pretesto persino creativo, a essere sinceri, per chiedere scusa a quei spettatori - a quei fedeli - che dopo "Avengers: Endgame" si sono dovuti sorbire una sfilza di storie senza senso, confusionarie e scritte, non con la mano sinistra, ma con chissà quale altro arto. Questo, chiaramente, lo esula però dall'apparire come un vero e proprio film, di quelli con trama solida, credibile, dei quali ti interessa capire davvero come diavolo andrà a finire. Qui siamo più dalle parti dello sketch, delle risate tra pop-corn e bibite gassate. Ma tante risate, tanti pop-corn e litri e litri di bibite gassate. Perché quello che hanno messo in piedi Rhett Reese, Paul Wernick, Zeb Wells, Ryan Reynolds e Shawn Levy - quest'ultimo chiamato a dirigere, pure - equivale a una sfilata di citazioni, camei, ritorni improbabili, prese in giro e poi ancora, discorsi su acquisizioni, fallimenti, universi tramontati e universi ridefiniti, roba che se non conosci il mondo Marvel e non si è preparati sugli ultimi vent'anni di Storia che l'hanno visto protagonista al cinema (dentro e fuori), si rischia seriamente di non capire nulla, ritrovandosi in sala spaesati.
Fan service spudorato, insomma, dichiaratissimo, e proprio per questo decisamente migliore (se si decide di accettarlo) di quello ipocrita che metteva in atto "Spider-Man: No Way Home", con la pretesa di voler costruire su basi inverosimili, qualcosa che già dal principio faceva acqua da tutte le parti.
Fan service spudorato, insomma, dichiaratissimo, e proprio per questo decisamente migliore (se si decide di accettarlo) di quello ipocrita che metteva in atto "Spider-Man: No Way Home", con la pretesa di voler costruire su basi inverosimili, qualcosa che già dal principio faceva acqua da tutte le parti.
E, allora, vai a capire a chi è che serviva di più questo "Deadpool & Wolverine" (fan a parte), chi è stato il primo a volere che andasse in porto? Reynolds per coronare il sogno di realizzare un buddy-movie con Hugh Jackman, oppure la Disney/Marvel, a cui serviva una wild card per premere il tasto reset sugli ultimi cinque anni? Sta di fatto che la vittoria se la portano a casa entrambi, perché l'accoppiata Deadpool & Wolverine funziona come quella tra Lillo & Greg, e sono un piacere per gli occhi, come è un piacere per gli occhi vedere Jackman vestito finalmente con quella splendida tutina gialla blu. E poi c'è la violenza splatter, il linguaggio sporco e le battute a sfondo sessuale - e questo è il terzo indizio fa capire quanto Disney veramente abbia identificato Reynolds come il messia - che rendono il tutto ancora più godibile, irresistibile, lontanissimo dal significato di cinema in senso stretto, ma comunque appagante abbastanza per infiocchettare un prodotto dedicato principalmente ai nostalgici e agli amanti della cultura pop che va dagli anni duemila a oggi. La pellicola se ne frega praticamente di qualsiasi cosa, va a briglia sciolta, a volte la comicità di Reynolds tende anche a strabordare, a stancare, ma non appena smetti di concentrarti su di lui e sposti lo sguardo sulle espressioni fuori fuoco, disgustate e incazzate di Logan, ecco che ti torna subito il sorriso. Forse, infatti, è proprio quella la chiave di volta - come viene sottolineato nella pseudo-storia, del resto - perché Jackman e Wolverine sono come Johnny Depp e Jack Sparrow, ovvero nati per stare insieme, imprescindibili, unici. E non c'è nessun rimpiazzo al mondo, nessun re-casting che potrà mai smontare o rendere un filo contestabile tale tesi.
Che altro dire, allora, tranne che "Deadpool & Wolverine" è un (non) film cazzone, realizzato per i fan e per chiedere scusa ai fan?
Un'accozzaglia di sviolinate, di strizzatine d'occhio, di viaggi nei ricordi - musica compresa - che ci fanno stare meglio, perché vanno a stimolare la memoria di un passato che fa parte della nostra infanzia, della nostra adolescenza. Sostanzialmente un inganno, quindi, che tuttavia ci prendiamo e siamo contenti di portare a casa.
Per quanto riguarda la Disney (e la Marvel), invece, il discorso resta decisamente più complesso, più ampio. L'aver creato scompiglio e, probabilmente, seminato qualche spiraglio per correggere alcuni errori non da nessuna certezza che, in futuro, non si continui a commetterne ancora. Vedremo cosa succederà con le prossime uscite, consapevoli che non potrà esserci sempre un messia lì pronto a palesarsi e a togliere di mezzo la canna del gas.
Trailer:
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