Oddity - La Recensione

Oddity Film Poster

Qualcuno dovrebbe mangiarsi le mani fino ai gomiti per non aver fatto carte false e non aver portato un film come "Oddity" ad un festival - o festa - del cinema, qui, in Italia: magari piazzandolo in uno di quegli eventi speciali con proiezione a mezzanotte. Perché quello diretto dallo sconosciuto - ma chissà per quanto, ancora - regista e sceneggiatore irlandese, Damian Mc Carthy poteva essere il prodotto perfetto da collocare in una finestra di quel tipo, e avrebbe senz'altro sbalordito (e spaventato) il pubblico per talento espresso ed espedienti (agghiaccianti) messi sul piatto.

L'incipit è già da brividi.
In una casa di campagna isolata, una coppia sposata è costretta a passare la notte a distanza: lui è medico di turno in una struttura che si occupa di malati mentali, mentre lei sta terminando gli ultimi ritocchi dedicati alla ristrutturazione. E' tarda sera, fuori è buio, buio pesto, e uno strano figuro - con un occhio finto - bussa alla porta di lei, allarmandola su una strana presenza appena entrata in casa di nascosto. Lo strano figuro vuole entrare, proteggerla, ma la donna non intende né credergli e né aprirgli (ovviamente). Al che l'uomo insiste, non si spaventa neppure di fronte alla possibile minaccia di una chiamata alla polizia e cosi una parte di lei comincia a pensare che, forse, forse quel viandante sconosciuto possa dire la verità. Lui se ne accorge e quindi rilancia, mentre alcuni rumori in lontananza mettono pressione alla donna che in preda dal panico avvicina la mano al mazzo di chiavi, come a voler cedere. Stiamo parlando di una scena mozzafiato, tesissima, dove persino noi che pensiamo di saper benissimo come gestire la situazione, a un certo punto, cominciamo a riflettere, a dubitare. L'uomo mentiva, non mentiva? Quando la storia riprende è passato circa un anno da quell'evento e il marito-dottore sta facendo visita alla sorella gemella della moglie. Si trova da lei perché è una sensitiva, ha un negozio di oggetti (maledetti) e lui deve consegnarle l'occhio finto dell'uomo che, pare, abbia ucciso sua moglie quella notte. Ora è morto, ammazzato brutalmente in circostanze sospette. I due parlano un po', lui le dice che sta frequentando un'altra donna, adesso, poi si ripromettono di vedersi a stretto giro per una cena.

Oddity Mc Carthy

Nulla è come sembra, però, e andare oltre nelle rivelazioni, significherebbe commettere una sorta di sacrilegio. Ma certe premesse erano doverose, quantomeno per stuzzicarvi e per farvi capire che "Oddity" non bluffa, sa spaventare a morte e, nonostante abbia a disposizione un budget palesemente scarno, non paragonabile agli horror che abitualmente occupano le nostre sale, sa fare di necessità virtù. Questo perché Mc Carthy è abilissimo a creare momenti di altissima tensione, a (ri)elaborare idee interessanti, funzionali, riuscendo a spaventare e a suggestionare in maniera furba e spesso ironica, ma allo stesso tempo intelligente e preparata. E lo stesso vale per come riesce a mescolare insieme thriller, home invasionghost-story e revenge movie, generando un ibrido capace di cambiare continuamente pelle e riferimenti, in cui l'elemento del sound design diventa fondamentale (maniacale) ed ogni paletto (produttivo) uno stimolo per dare fondo alla creatività. Ci lascia sul chi va là perenne, allora, seminando trappole - inquietanti (vedi l'uomo di legno, la macchina fotografica) - a destra e a manca e affidando (e affidandosi) alla sorprendente Carolyn Bracken un (doppio) ruolo che è tanto intrigante quanto enigmatico: vitale ai fini dell'atmosfera cupa e sovrannaturale inseguita della pellicola.

L'impressione è che sbagli poco o nulla e riesca a raggiungere il massimo risultato con a disposizione risorse ridottissime, "Oddity": che, a mani basse, è uno degli horror più spaventosi ed originali che potrete vedere quest'anno. E se consideriamo che sia un Davide, contro una schiera di Golia, sarebbe lecito immaginare cosa potrebbe fare una promessa come Mc Carthy se lasciata libera, in futuro, di agire sovvenzionata da una major. 
Ma chissà, magari lo vedremo. Magari anche molto presto.

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