L'uomo della storia (giusto per darvi qualche referenza). |
Continuava a osservarlo terrorizzato, mentre il cursore lampeggiava ininterrottamente, nell’attesa di sapere quale lettera andare a imprimere sullo schermo. Un atteggiamento irritante, che all’uomo non faceva altro che far crescere l’ansia, il nervoso. Non sapeva come cominciare, del resto, e non sapeva di cosa parlare. Sentiva solo che doveva buttar già qualcosa, che era passato troppo tempo dall’ultima volta. Si chiedeva se digitare tasti a caso, o lasciarsi andare a un flusso di coscienza poteva aiutare. Magari cominciando a descrivere un personaggio qualunque, l’ambientazione di una storia. Ma non c’era nulla da fare. La frustrazione stava avendo la meglio e l’uomo era bloccato, immobile. Provò a reagire digitando un tasto a caso, come a verificare il funzionamento della macchina, come se quell’input, da solo, potesse risolvere il problema.
“A volte è sufficiente fare la prima mossa!”, diceva qualcuno.
Beh, quel qualcuno era uno stronzo. O, perlomeno, un sapientone che non aveva mai
avuto niente a che fare con la scrittura e un foglio bianco.
Le idee non giravano, gli spunti figurati, e il nervoso dell’uomo cominciava a montare di brutto. L’istinto era quello di prendere il computer e di scaraventarlo contro la parete della stanza, ma l’ultimo barlume di lucidità gli suggeriva fosse una pessima idea. Dopo avrebbe dovuto raccogliere i pezzi e spendere il poco che rimaneva sul conto – in arancione – per acquistarne un altro. Tutto sembrava andare contro di lui, insomma. Anche il criceto. Già, nella stanza c’era anche un criceto. Fino a quel momento aveva riposato, ma adesso, beh, adesso era sveglio quel gran figlio di puttana. E non solo era sveglio, ma aveva pure riposato. Il che significava essere in forze, avere voglia di fare, di correre sulla cazzo di ruota presente nella sua gabbia. L’uomo non era pronto a tutto questo. Era al confine con il limite e non poteva sopportarlo. Con gli occhi chiusi stava cercando di recuperare ricordi legati alla pratica della meditazione. Voleva sgombrare la mente, far defluire la negatività, raggiungere il nirvana. Ma…
Signore e signori, ecco il criceto della storia. |
GNI, GNI, GNI, GNI!
Il criceto aveva cominciato a divertirsi col suo passatempo preferito e se
ne sbatteva se, a furia di correre, generava quel suono fastidiosissimo e
stridente, causato da una ruota a cui sarebbe servito sicuramente l’intervento
di un po’ d’olio. Cigolava. Cigolava da matti. E le cose andarono di male in
peggio quando il criceto fece intuire all’uomo che quel giorno era perfetto per
over performare. Il riposino lo aveva rimesso a nuovo e sentiva che in forma
così non era mai stato in vita sua. A memoria, probabilmente, non aveva mai
corso così tanto e per così tanto tempo. All’improvviso lui e la ruota sembravano
Bartali e la bicicletta, Messi e il pallone da calcio, Hamilton e la monoposto.
Una cosa sola. E i tentativi dell’uomo di controllare la rabbia, il nervoso, la
frustrazione stavano diventando vani. Ormai c’era solo un modo per risolvere la
situazione. Per togliersi da quello stallo.
Doveva ammazzare il criceto.
Ora qualcuno potrà dire: “Ma come? Perché lo deve ammazzare?
Esistono valide alternative al commettere un atto del genere!”. Al che io dovrei rispondere: “Voi dite? E
quali? Riparare o distruggere la ruota, forse? Una ruota riparata, non è mai silenziosissima. E pure distruggendola, resterebbe il problema di un criceto pimpante, ribelle e incapace
di sfogarsi!”. E a questo punto, qualcuno ribatterà con: “E allora l’uomo
potrebbe prendere la gabbia e spostarla in un’altra stanza!”.
E io dovrei intervenire aggiungendo: “Certo, caro lettore, ma
l’uomo è incazzato nero, adesso. E la storia ci insegna che, quando è in questo
stato, l’uomo tende a rispondere all’ostilità con ostilità. Identificando un
nemico, un responsabile, che sia reale, oppure costruito. Quindi, chiunque sia
troppo sensibile per leggere le prossime righe è pregato di interrompere qui la
lettura. Per tutti gli altri, buona fortuna!”.
L’uomo, si alzò dalla sedia e, scrivania alle spalle, si avviò lentamente verso la gabbia di Bobby.
“Sì, era questo il nome dell’animaletto! Ed è un nome dolcissimo, perché così, caro lettore, è più facile volergli bene, appassionarsi a lui e alle sue sorti. Sebbene appaiano in gran parte segnate, oramai!”.
Foto di repertorio con Bobby che si scalda, prima di affrontare un tracciato tortuoso. |
L’uomo – che lasceremo senza nome, invece – fissava la
gabbia pensieroso. Era ipnotizzato da Bobby che, nel frattempo, aveva raggiunto
una distanza complessiva di quattro chilometri e trecento metri. Era palesemente in
trans agonistica. Secondo alcune ricerche eseguite dall’Università di Washington,
era il primo criceto della storia ad aver percorso così tanto spazio in un tempo così piccolo.
Per farla breve, Bobby era un fuoriclasse, un criceto speciale, fuori dagli
schemi. Bobby era-
CRACK!
Bobby era-
Quel suono lasciava poco spazio all’immaginazione.
Bobby era appena stato stritolato dalle mani buone a nulla di uno scrittore che
non riusciva a scrivere, ma che, a quanto pare, ci sapeva fare benissimo con
gli omicidi. Chissà, forse, aveva sbagliato mestiere. Forse Bobby era morto vittima
della furia di un uomo incapace di trovare la giusta strada nella sua vita. O,
magari, no. Magari la morte di Bobby aveva avuto un significato maggiore. Perché
era proprio grazie a Bobby che l’uomo aveva appena realizzato quale fosse la sua
vocazione. Quell'entusiasmo, quella leggerezza, quella scarica di adrenalina. Non c'erano dubbi: l'uomo era un assassino nato. Finalmente poteva smetterla con la frustrazione, l’ansia,
il nervosismo. Eccola la strada che stava cercando da sempre, gli si era appena
illuminata davanti agli occhi. E, se così fosse, potremmo quasi considerare
questa storia triste, una storia a lieto fine. La vita di Bobby per la felicità
dell’uomo. Bobby eletto spirito guida.
Voglio dire: “Che eroe sarebbe Bobby in uno scenario come questo? Di sicuro un mentore inaspettato. Un segno del destino. Lui, nato criceto corridore e condannato dunque all’anonimato - perché alla storia non è mai fregato nulla dei criceti corridori - ma all’improvviso divenuto leggenda. Colui che è riuscito a dare senso alla vita di un uomo. Un essere così minuscolo, capace di influenzare le sorti di chi, in confronto a lui, equivale a un gigante. Non ricorda un po’ quel famoso battito d’ali di farfalla? Certo, è palese che, a prescindere da come la mettiamo, uno come Bobby a noi ci mancherà tantissimo. Eh, caro lettore? Anche perché, ma quanto cazzo correva forte Bobby? E dove voleva andare, soprattutto? Non si era accorto che stava su una ruota e che spostarsi, per lui, era fisicamente impossibile?”.
Domande lecite, queste, domande esistenziali a cui nessuno
darà mai risposta, purtroppo.
Non solo perché Bobby non c’è più, ma pure perché, ammesso ci fosse ancora, era
complicato trovare un modo per comunicare con lui.
Con il grande Bobby.
Con il piccolo, grande, Bobby.
Ma ora basta parlare di Bobby.
Lasciamolo riposare in pace.
In fondo se lo merita, dopo tutti quei chilometri.
Torniamo all’uomo, piuttosto.
A questo scrittore trasformatosi in assassino, tramite un rito di iniziazione quantomeno
discutibile.
“Che fine ha fatto? Che gli è successo?”.
Da quanto risulta, l’uomo ha finalmente trovato la pace e la serenità che
cercava.
Per farlo gli è bastato acquistare un AK-47 e una Smith & Wesson nel dark
web.
Certo, gli sono costate molto più del computer che avrebbe dovuto comprare se
avesse scaraventato l’altro contro il muro, ma la vita insegna, caro lettore,
che la felicità, quella vera, alla fine non ha prezzo. E che anche i criceti,
ogni tanto, possono andare molto di corsa.
Foto di Bobby che dall'alto dei cieli veglia su di noi. Ovviamente con le sue amatissime scarpe da ginnastica. |
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