II Seme Del Fico Sacro - La Recensione

Il Seme Del Fico Sacro Poster

Prima di dire qualsiasi cosa riguardo al film, bisognerebbe spendere due paroline in merito alle conseguenze scatenate dalla sua realizzazione: costata al regista Mohammad Rasoulof, agli attori e alla troupe pressioni, minacce e ritiri dei passaporti da parte del Governo iraniano. Una situazione terribile, sfociata rapidamente in condanne, violenze e arresti, alle quali in molti hanno dovuto reagire lasciando clandestinamente il paese. Un clima capace di descrivere perfettamente una politica repressiva, esercitata da un regime che ordina con le (apparenti) buone, ma che è prontissimo, evidentemente, a usare anche le cattive, non appena intravede le parvenze di una possibile resistenza.

Che poi è quello che "II Seme Del Fico Sacro", in fin dei conti, porta sul grande schermo: partendo dalle manifestazioni e dalle proteste scoppiate nel settembre del 2022, a causa della morte di Mahsa Amini (colpevole di aver tolto il suo velo), ed entrando (e sconquassando) nella vita privata di una famiglia che, per via della promozione (ricattatoria) ricevuta dal padre, comincia a percepire la paura e il peso di una minaccia aggressiva, prepotente, volta a tenere sotto scacco i suoi cittadini (dissidenti) e arrivando fino a instillare dentro di loro una sorta di paranoia auto-distruttiva. E allora, Iman, che credeva di essere diventato giudice istruttore perché forte di una carriera basata su onestà e virtù, si ritrova a fare il passacarte e a condannare chiunque gli venga ordinato di punire, senza possibilità di conoscere il caso, o di fare domande. Si tratta perlopiù di giovani donne, coetanee (e amiche) delle sue figlie, generazione alla ricerca di libertà, ossigeno e desiderosa di cambiamenti. Epperò, non ha scampo Iman, è prigioniero ormai e, chinando la testa, lentamente, comincia ad abituarsi alla nuova realtà, sostenuto da una moglie che continua ad assecondarlo come al solito e a raccomandarsi con le figlie di smetterla di frequentare gente pericolosa e ambigua, perché qualcuno potrebbe mettere in giro strane voci e gettare nella disgrazia l'intera famiglia.

Il Seme Del Fico Sacro Film

Una corda destinata a spezzarsi, insomma, a non tenere di fronte alle incessanti limitazioni che negano diritti, margini di movimento e di parola. Ed è fisiologico che, a un certo punto, qualcuno senta il bisogno primordiale, e vitale, di disobbedire, di perdere la testa. Del resto, noi spettatori siamo i primi a provare rabbia e incomprensione nei confronti di comportamenti e di regole (e di un'educazione) che - viste con gli occhi occidentali, soprattutto - non stanno né in cielo e né in terra, percependo "II Seme Del Fico Sacro", spesso, anche come una storia irritante e, in certi frangenti, persino insostenibile (non solo per una durata che sfiora le tre ore). Bisogna sforzarsi e compiere ogni volta uno scatto mentale che porti a contestualizzare, a ricordarci che non tutto il mondo è esattamente paese come direbbe il proverbio, perché altrimenti si rischia di battezzare dei personaggi assai tragici come troppo passivi, o poco credibili. Ed è un promemoria che dobbiamo ripetere e non perdere di vista fino a quando Rasoulof non decide che è giunto il momento di dare una svolta alla trama, di far sparire un oggetto importantissimo (sacro?) il cui ritrovamento trasforma la pellicola in un thriller tesissimo, amaro e crudele, che nel finale troverà persino il modo di fare il verso al genere horror.

Perché, in fondo, cos'è, se non un orrore, vivere dentro una dittatura patriarcale? Vedere genitori e figli(e) costretti a dividersi, a lottare gli uni contro gli altri, con i giovani disposti a morire per le strade pur di farsi sentire e provare a conquistare quel che sarebbe per loro un cambiamento epocale. Mentre chi li ha messi al mondo e non vede altra strada al conservatorismo, perde la pazienza, li disprezza, o comunque non muove un dito per timore delle ripercussioni che potrebbe subire da uno Stato privo di qualsiasi pietà e amore.

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