Hen - La Recensione

Hen Film Poster

Quando ho letto la trama di "Hen", sul catalogo ufficiale della Festa Del Cinema di Roma, rendendomi conto che si trattasse di una storia vissuta interamente dal punto di vista di una gallina, non ho avuto dubbi. Era un film che dovevo vedere, che non potevo assolutamente permettermi di perdere, a prescindere dai rischi che certe premesse (e promesse) possano inevitabilmente portarsi dietro. Di solito, infatti, il pericolo di questi azzardi è che ci si ritrovi davanti a qualcosa di completamente sbagliato. A un'idea stimolante a parole, magari, ma disastrosa nei fatti.
Poi, però, arriva il giorno del giudizio, tu sei in sala chiedendoti se, forse, non sarebbe stato meglio buttarsi su un usato sicuro e, nell'istante in cui le luci si spengono e il proiettore si accende, ti accorgi di fissare sul grande schermo il culo di una gallina che spinge, spinge e spinge, finché non riesce ad espellere il suo uovo. A memoria, una delle scene d'apertura più assurde che io ricordi, sufficiente a spazzare via ogni dubbio, rassicurandomi di stare al posto giusto. Al cospetto della storia che volevo vedere.

Ma qual è questa storia?
Per rispondere alla domanda bisogna tornare all'uovo. A quell'uovo che nasce, viene preso in carico da una macchina che lo smista insieme ad altre migliaia, finché non lo vediamo schiudersi e dare vita a un pulcino (nero). Il pulcino protagonista della storia. Questo pulcino viene nutrito, svezzato, lasciato in balia di una catena di montaggio che se ne occupa fino a quando non diventa adulto e...viene scartato perché cromaticamente, forse, non in armonia col resto della spedizione in partenza. Uno scarto, insomma, raccolto da un camionista che nemmeno si accorge di averlo perduto mentre fa benzina, inseguito da una volpe che, facendo a gara di ostinazione, ci rimette le penne e poi catturato a tradimento da un segugio che lo consegna al suo padrone -  proprietario di un ristorante abbandonato - che ne cura le ferite, prima di aggiungerlo al resto del suo pollaio. Una vita rocambolesca che non sembra voler dare cenni di stanca, con questa gallina che si rifiuta di accettare la prigionia della gabbia e che non vede l'ora di evadere per rimettere fuori il becco. O gli occhi, quelli che a noi trasmettono informazioni su questo anziano signore e sugli strani traffici di cui è responsabile l'uomo che si accompagna alla giovane figlia (e madre). Un via vai di furgoni con dentro scatoloni che (forse) servono a nascondere altro, qualcosa di poco chiaro (all'inizio), ma che sembra avere un'ombra molto, molto pericolosa.

Hen Film 2025

Come accennato, allora, si intuisce dalla prima scena che "Hen" è un'opera curatissima, e lo è innanzitutto sotto l'aspetto tecnico. Nelle inquadrature, nei movimenti di macchina, nella capacità che ha di gestire il montaggio e di giocare col sonoro, con le musiche, riuscendo facilmente quindi a passare dalla commedia che sembrava voler essere, a quella via di mezzo tra thriller e gangster-movie (attualissimo) che, alla fine, si rivela (con la parentesi horror-grottesca di quel faccia a faccia con la volpe, minacciosa tanto quanto un Michael Myers). Si dimostra regista capace l'ungherese György Pálf, folle ovviamente, ma pure consapevole delle potenzialità sue e del mezzo che ha tra le mani. È impressionante accorgersi come riesca sempre a percepire in anticipo quando è il momento di cambiare ritmo, quando la narrazione sta rischiando di rallentare, di annaspare, cambiando passo esattamente nell'attimo giusto (o un pelo in anticipo), utile ad evitare un'eventuale perdita d'attenzione. E pure quando decide di compiere quello che potrebbe apparire come un passo più lungo della gamba, un azzardo - ovvero quando "Hen" gioca il suo asso nella manica, proclamandosi film assai più serio e impegnato di quel che aveva ostentato e finto di essere - l'impalcatura non crolla, la credibilità regge e la profondità del racconto si fa ancora più surreale, intensa e catartica.

Una vera sorpresa, insomma. 
Di quelle che puoi trovare e scartare nell'uovo di Pasqua, oppure nella vasta selezione di un Festival (o una Festa) del cinema. Il luogo ideale, in teoria, per far sì che piccoli grandi film come questo possano trovare un canale, un sussurro, lo spiraglio di voce necessario che li aiuti a non rimanere invisibili per sempre. Salvati in calcio d'angolo dal passaparola di chi ha avuto l'ardire di fidarsi di loro, o dal canto squillante di un gallo (o gallina che sia) dal temperamento caparbio e incontenibile.

Trailer:
NON DISPONIBILE

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