Chef: La Ricetta Perfetta - La Recensione

Saranno in pochi a sostenerlo, eppure Jon Favreau è un regista molto più intelligente di quel che si pensi.
A lui e al suo "Iron-Man" la Marvel deve il primo passo dell'enorme successo raggiunto recentemente (su "Iron-Man 2" sorvoliamo in quanto figlio riconosciuto ma illegittimo) come sempre suo è il merito dell'esperimento - riuscito secondo chi scrive - di aver saputo miscelare due generi diametralmente opposti come il western e la fantascienza dando vita allo spiazzante "Cowboys & Aliens".
Insomma, si può essere d'accordo o meno sulla sua bravura registica, ma non sulla capacità palese di Favreau a saper sperimentare, spesso con buonissime intuizioni.
Cosa che di questi tempi non è poco.

Tendenza che dimostra anche con il suo ultimo lavoro, "Chef: La Ricetta Perfetta", in cui da una trama abusata - come lo è nel cinema la difficoltà del rapporto padre-figlio - il regista (nonché sceneggiatore e produttore) trae ispirazione per inventare quello che a tutti gli effetti potrebbe essere considerato uno dei lavori più social partoriti ad Hollywood negli ultimi anni. A scanso di quello che il titolo farebbe pensare infatti, "Chef: La Ricetta Perfetta" non cavalca affatto l'onda del successo che la televisione - e non solo - ha restituito alla cucina e ai suoi maestri, anzi, spesso denuncia questo fenomeno ribadendo quanto un vero cuoco dovrebbe sempre rimanere celato, non vendersi allo share, e preservare l'amore incondizionato per il proprio mestiere lontano dalle telecamere. Tuttavia, per quanto si cerchi di restarne alla larga, la realtà di internet e dei social network non si può più ignorare, allo stesso modo di come non si può ignorare l'attrazione per alcuni Chef considerati stelle se non guru, e quindi nasce scontata, quasi come un'equazione matematica, la genialità di mettere in mano ad un social network come Twitter la caduta e la rinascita (esclusivamente mediatica, ma per forza di cose anche artistica) di uno Chef talentuoso, vittima di una sfuriata pubblica terminata online e divenuta virale.

Il rapporto padre-figlio allora viene preso da Favreau e reinventato come scontro generazionale tra chi è tecnologicamente svezzato e chi, invece, subisce il cambiamento moderno di riflesso e con distrazione, sottovalutando la potenza distruttiva e costruttiva del binomio internet-social network. In questo modo, il regista, oltre a scattare una panoramica decisamente coerente sui tempi, riesce a rendere meno convenzionale una storia di per sé scontata e ritrita, in cui i prevedibili passaggi e risoluzioni, accelerati dalla preparazione dello spettatore, vivono l'upgrade di una veste narrativa e grafica aggiornata e, per alcuni, sconosciuta.

Questo non vuol dire che dopo aver visto "Chef: La Ricetta Perfetta" lo spettatore che prima non conosceva nulla di Twitter o dei social in generale, sarà perfettamente in grado di crearsi un proprio account o di cominciare una nuova vita 2.0. Però, senza dubbio, avrà molto più chiara la potenza di uno strumento che probabilmente prima poteva considerare futile o infernale. E il merito di questo è ancora una volta di Favreau, al quale dunque perdoniamo l'unica componente fantascientifica della sua pellicola che, nonostante la sua stazza fisica, lo rende seduttore di donne del calibro di Sofia Vergara e Scarlett Johansson.
Perdonaci Jon, ma sinceramente era più credibile la lotta tra Alieni e Cowboy.

Trailer:

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