Free Guy: Eroe Per Gioco - La Recensione

Free Guy Film

Il timore è quello di trovarsi di fronte alla millesima riproposizione del canovaccio di “Ricomincio Da Capo”: con questo personaggio confinato in un mondo fittizio, costretto a svegliarsi ogni giorno per rivivere gli stessi eventi, consapevole ed entusiasta.
Poi però qualcosa cambia e proprio nell’istante in cui la nostra testa sta per battezzare “Free Guy: Eroe Per Gioco” come un prodotto già visto, scontato e stantio, ecco che viene fuori la soluzione diversa; quell’idea per la quale – in un certo senso – la sua realizzazione è giustificabile.

Ci troviamo in un videogame – questo si può dire, non è spoiler – di ultima generazione, uno di quelli in cui si usa quello strano vocabolario nerd che fa riferimento a parole tipo killare, bannare, bug, glitch, skin, PNG, che se non hai mai preso un joystick in mano – ma forse anche se l’hai fatto, ed è passato del tempo – fai fatica a comprendere e a gestire nella conversazione. Un videogame, dicevamo, all’interno del quale, all'improvviso, accade qualcosa di strano, perché un personaggio – uno di quelli secondari, da sfondo, che all’occorrenza puoi divertirti a prendere a calci e a pugni – decide di ribellarsi al suo codice e di prendere in mano la sua vita. Un difetto (?) di programmazione che spiazza i videogiocatori e manda in crisi i tecnici del gioco, incuriositi dall’evento, ma incaricati di sistemare qualsiasi errore possa mettere a repentaglio un’esperienza virtuale da milioni di dollari, che ha letteralmente conquistato il mondo intero. Eppure non tutto pare essere così lineare, semplice, risolvibile andando a rimettere mano al codice binario: visto che il cambiamento di questo Guy è strettamente legato alla comparsa dell’avatar di una donna che, partita dopo partita, sta cercando di esplorare i vari scenari messi a disposizione, per entrare in possesso di una prova che confermerebbe il furto di proprietà intellettuale eseguito ai suoi danni, da parte del creatore del titolo.

Free Guy Film

Lo so, messa così sembra si stia parlando di una pellicola dedicata a un target ben preciso, che taglia fuori tutti coloro che col computer, tendenzialmente litigano. E invece no, perché per quanto l’informatica e i videogiochi siano la struttura portante di “Free Guy: Eroe Per Gioco” (e se si ha un’infarinatura a riguardo è possibile cogliere maggiori riferimenti e battute contenuti nella sceneggiatura), il cuore pulsante della commedia (romantica) diretta da Shawn Levy sta tutto nelle metafore che la parabola del suo protagonista riesce a incrociare con la vita reale, con la nostra esistenza. La sua libertà, la sua sopravvivenza, la voglia di togliersi di dosso un loop (e una comfort zone) che sente stretto e che – magari – non gli appartiene, sono campanelli che non possono non suonare nella testa di uno spettatore, semplificando e rendendo fruibile a chiunque, di colpo, quella che in partenza poteva apparire come una storia dalla portata decisamente più circoscritta e limitata.

Un blockbuster estivo leggerissimo, quindi che, merito soprattutto della simpatia consacrata di Ryan Reynolds, scorre assai veloce, intrattenendo e sollecitando qualche risata.
Salvo per una sequenza in particolare - collocata nel finale - per la quale è possibile possiate sentire il bisogno di far partire un caloroso applauso, stracolmo di gioia e approvazione (ma magari, questo, riguarderà più gli appassionati di fumetti).

Trailer:

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